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Sono migliaia le persone che sabato sono tornate in piazza per il Gay Pride di Roma. Che quest’anno, pur dovendo rinunciare ai carri e al palco, non si è presentato meno colorato delle scorse edizioni. Tra le bandiere arcobaleno spiccano anche slogan pro Ddl Zan e contro il Vaticano, che nei giorni scorsi si è pronunciato contro l’approvazione della legge di contrasto all’omofobia. Il corteo è partito da piazza Vittorio, e si è concluso a piazza della Repubblica.
Calenda e il Gay Pride: “Speriamo di esserne all’altezza”
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Tantissimi i partecipanti scesi in piazza per il Gay Pride. E il sostegno alla manifestazione è giunto anche da Carlo Calenda, che ha ribadito il suo deciso sì al Ddl Zan. “Una bellissima iniziativa, di allegria e di gioia di vivere. Speriamo di esserne all’altezza. Vogliamo la legge Zan“. Così il leader di Azione e candidato sindaco a Roma, parlando con la stampa.
A Calenda è stato anche chiesto se si aspetta problemi in Parlamento sui numeri a sostegno del Ddl Zan. Un sospetto già sollevato dal suo antico compagno di partito Enrico Letta, oggi segretario del Pd. “Io penso che in Parlamento dobbiamo andarci e misurarci – ha spiegato Calenda –. Non si può sempre pensare che non ci siano i numeri. Come su altri importanti dossier, penso allo Ius Soli. Vediamolo, se non ci sono i numeri. Io credo che ci saranno“.
Il Ddl Zan secondo Zan: “Italia è dalla parte dei diritti”
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Il relatore in persona del Ddl Zan è invece sceso in piazza a Milano. “La legge è stata approvata alla Camera a larga maggioranza, anche con parlamentari liberali e di centrodestra. Se gli stessi partiti che l’hanno votata alla Camera mantengono l’impegno e la votano al Senato, la legge passa con buon margine“. Così il deputato Alessandro Zan, a margine dell’evento conclusivo del Milano Pride all’Arco della Pace.
“Se qualcuno invece intende sfilarsi, non so per quale ragione e non credo sarà così, allora se ne assumerà le proprie responsabilità – ha tuonato il parlamentare, da cui prende il nome il Ddl Zan –. Io sono però convinto che questa volta ce la faremo. Perché il Paese è dalla parte dei diritti. E la politica e le istituzioni non possono essere più sorde di fronte a una necessità che il Paese chiede a gran voce. Salvini? Il problema non è personale, è politico. Il dialogo è aperto con tutti, ma non con chi vuole affossare le legge o svuotarla del suo significato“.