Verrebbe quasi “voglia” di dire che da oggi l’Italia tornerà serenamente dividersi. Una volta sciolta ufficialmente la spedizione trionfale azzurra agli Europei di calcio e lasciati alle spalle tutti i possibili festeggiamenti in strada e nelle piazze, il focus della politica sarà incentrato sul ddl Zan, che oggi approda nell’Aula del Senato otto mesi dopo il via libera ricevuto alla Camera. Un provvedimento il cui destino, tuttavia, rimane ancora incerto. La maggioranza continua infatti a essere divisa. Leu, M5s e gran parte del Pd vogliono l’approvazione definitiva senza modifiche, mentre la Lega intende “bloccare o quanto meno modificare” il testo. E Italia Viva ha già annunciato la presentazione di emendamenti.
Ddl Zan, ancora mistero sul numero di emendamenti che verranno presentati
Il ddl Zan approderà al buio nell’emiciclo di Palazzo Madama nel tardo pomeriggio. Un’ora e mezza prima il presidente Andrea Ostellari convocherà in extremis la commissione Giustizia per chiedere un confronto sulla sintesi avanzata da lui stesso nelle scorse settimane. Prenderà atto che i margini per unirsi sulla sua proposta di sintesi non ci sono e riferirà alla presidente Casellati. A quel punto, sarà una capigruppo a stabilire i termini per la presentazione degli emendamenti: la giostra partirà. Come, però, è ancora da vedere. Dalla Calabria, Matteo Salvini mette le mani avanti: “Torno per fermare o cambiare il testo”. Calderoli è al lavoro dopo aver promesso migliaia di norme. Ma sul numero effettivo di emendamenti nessuno si sbilancia. L’obiettivo della Lega resta quello di riportare il testo in Commissione.
Pregiudiziali di costituzionalità, ritorno del testo in Commissione, emendamenti che modificheranno il testo: le varie alternative in Parlamento
Prima cartina tornasole: il voto sulle pregiudiziali di costituzionalità e quello proprio sul ritorno del testo in Commissione che potrebbe avanzare Fratelli d’Italia. Pallottoliere alla mano, l’asse Pd-M5S è certo di superare questo scoglio. Ma darà un’idea degli schieramenti in campo. Gli occhi sono puntati sui renziani, che continua a martellare sulla ricerca di un’intesa “a portata di mano”. Lo ha detto il capogruppo di Iv, Faraone: “Tenteremo fino all’ultimo istante, le nostre modifiche non snaturano il testo e possono trovare largo consenso in aula”. Lo dirà oggi stesso Matteo Renzi, prendendo la parola davanti ai senatori, per rivendicare “il ruolo e la responsabilità della politica” e smarcarsi da accuse di strumentalità. Concludendo con un appello corale: “Serve un accordo politico”.
Certezze però sulla presentazione degli emendamenti latitano. Italia Viva esclude di firmare emendamenti leghisti. Anche se ribadisce che, senza i loro voti, la maggioranza si fermerebbe comunque a 135, ben lontana dai 161 necessari. Fatto sta che, prima dei 20 senatori che facciano richiesta di voto segreto, bisognerà trovare quelli disponibili a intestarsi le potenziali modifiche con tutto quello che ne consegue. Perché la domanda su cosa succederà dopo il primo impallinamento da parte dei franchi tiratori, ne presuppone una sui contenuti. Anche il Piano B dipende. “Se parliamo di limature è un discorso”, insistono i Dem. “Se ci chiedono di ripartire dopo aver tolto l’identità di genere è un altro”. E si torna dunque alla casella di partenza. A parlare davvero saranno gli emendamenti; le chiacchiere staranno a zero.