I nuovi dazi USA minacciano il Made in Italy: a rischio pasta, vino e olio. L’export agroalimentare italiano potrebbe subire un duro colpo
L’attuale scenario commerciale globale si presenta come un campo di battaglia in cui le politiche protezionistiche emergono sempre più frequentemente, minacciando l’equilibrio di interi settori economici. In questo contesto, l’agroalimentare italiano, simbolo di qualità e tradizione, si trova ad affrontare nuove sfide, soprattutto a causa dei dazi doganali che gli Stati Uniti potrebbero imporre. Cristiano Fini, presidente di Cia-Agricoltori Italiani, ha lanciato un allarme chiaro e forte: “L’imposizione di nuovi dazi doganali infliggerebbe danni alle imprese e ai produttori, mettendo a rischio un mercato florido per le nostre aziende.”
Il termine “nuovi dazi” evoca ricordi di tensioni economiche passate, in particolare quelle del 2019, quando furono imposti dazi al 10% su una selezione di prodotti agroalimentari italiani, tra cui formaggi, salumi e alcuni alcolici. Oggi, però, la situazione si fa molto più grave, con l’ipotesi di un incremento dei dazi fino al 25%. Questo cambiamento potrebbe colpire non solo i prodotti già soggetti a dazi, ma anche eccellenze italiane come vino, olio extravergine d’oliva e pasta, con un impatto potenzialmente devastante per l’intero settore agroalimentare.
L’export agroalimentare italiano ha raggiunto un valore di 69 miliardi di euro, e il rischio di vedere l’11% di questo mercato compromesso è una questione di grande preoccupazione. Nonostante ciò, la Cia sottolinea che il 2023 ha visto un vero e proprio boom delle vendite negli Stati Uniti, con un aumento del 17% rispetto all’anno precedente, per un totale di 7,8 miliardi di euro. Gli Stati Uniti hanno scalzato la Francia dal secondo posto tra i principali destinatari delle esportazioni agroalimentari italiane, confermandosi come il primo mercato di sbocco per i vini italiani, con un fatturato che si avvicina a 1,7 miliardi di euro.
La preoccupazione dei produttori è palpabile, non solo per l’immediato effetto economico, ma anche per le implicazioni a lungo termine. Una volta che i buyer americani interrompono le loro relazioni commerciali con i fornitori europei, risulta estremamente difficile recuperare tali rapporti. Le aziende italiane potrebbero trovarsi in una posizione sfavorevole, costrette a lottare per riacquisire la fiducia di un mercato che potrebbe essere stato conquistato da vini e prodotti di altri paesi.
L’impatto di tali misure potrebbe estendersi anche a livello sociale ed economico, colpendo non solo i produttori, ma anche i lavoratori e le comunità che dipendono da queste industrie. In un momento in cui l’export agroalimentare italiano stava finalmente recuperando terreno dopo le difficoltà causate dalla pandemia di COVID-19, l’ombra dei dazi statunitensi rischia di gettare nuovamente il settore in una crisi profonda.
La questione dei dazi statunitensi e il commercio estero agroalimentare saranno al centro della X Conferenza economica di Cia-Agricoltori Italiani, che si terrà a Roma il 12 e 13 marzo. Questo incontro rappresenta un’importante occasione per discutere delle sfide attuali e future che il settore agroalimentare italiano deve affrontare, nonché delle strategie da adottare per proteggere e promuovere il Made in Italy a livello globale.
Un aspetto fondamentale da considerare è la necessità di una risposta concertata da parte delle istituzioni italiane e europee. È cruciale che venga messa in atto una strategia di lobbying efficace per contrastare le politiche protezionistiche degli Stati Uniti e per cercare di ottenere esenzioni o riduzioni sui dazi per i prodotti agroalimentari italiani. La promozione del Made in Italy deve continuare a essere un obiettivo prioritario, non solo per sostenere l’economia nazionale, ma anche per preservare la nostra identità culturale e gastronomica.
In un mercato globale sempre più competitivo e complesso, la capacità di adattarsi e innovare sarà determinante per il futuro del settore agroalimentare italiano. Le sfide che ci attendono richiederanno non solo resilienza, ma anche una visione strategica a lungo termine, capace di valorizzare le nostre eccellenze e di affrontare le insidie del protezionismo con determinazione.
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