In Italia sono state uccise 99 donne soltanto nel 2024. I dati registrano una forte crescita delle figlie uccise, passate da 5 a 9, generalmente a causa di una violenza orientata a colpire la coniuge o l’ex partner. Crescono i delitti di donne che hanno più di 65 anni (pari al 37,4% delle vittime femminili totali), uccise nella maggior parte dei casi dal coniuge o dai figli
Il 25 novembre si celebra la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. È stata istituita dall’Onu nel 1999, in memoria delle sorelle Mirabal, uccise nel 1960 dagli agenti del dittatore domenicano Trujillo. Le donne uccise in Italia dal 1 gennaio al 18 novembre di quest’anno sono 99. A mostrare questi dati è l’XI Rapporto Eures.
“La violenza contro le donne presenta numeri allarmanti. È un comportamento che non trova giustificazioni, radicato in disuguaglianze, stereotipi di genere e culture che tollerano o minimizzano gli abusi, che si verificano spesso anche in ambito familiare“, dichiara il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Perché la Giornata contro la violenza sulle donne si celebra proprio il 25 novembre?
La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne viene celebrata il 25 novembre per commemorare le sorelle Mirabal. Le donne facevano parte di un movimento in contrasto con la dittatura trentennale di Rafael Leonidas Trujillo ed erano impegnate nella lotta per i diritti delle donne. Secondo uno studio dell’Università Nazionale Autonoma del Messico, la famiglia Mirabal era stata invitata nel 1949 a un ricevimento dal dittatore, che nel corso della serata tentò di avere un rapporto con Minerva, che si rifiutò.
Il 25 novembre 1960 le tre sorelle furono attirate in un’imboscata e impiccate, picchiate con dei bastoni per far sì che sembrasse un incidente e brutalmente assassinate per ordine del dittatore. Secondo l’Unesco: “Le sorelle Mirabal sono state brutalmente assassinate perché donne e attiviste“. Questo evento sconvolse l’opinione pubblica e da quel momento molte donne raccontarono, per la prima volta, abusi, stupri e molestie sessuali subiti, denunciandoli.
Cosa dicono i dati
In Italia sono state uccise 99 donne soltanto nel 2024. I dati registrano una forte crescita delle figlie uccise, passate da 5 a 9, generalmente a causa di una violenza orientata a colpire la coniuge o l’ex partner. Crescono i delitti di donne con più di 65 anni (37,4% delle vittime femminili totali), uccise nella maggior parte dei casi dal coniuge o dai figli. I femminicidi sono avvenuti soprattutto nelle regioni del centro, mentre diminuiscono al nord e al sud. È stato registrato un aumento dei casi nei comuni con meno di 5.000 abitanti.
Gli autori di femminicidi
I dati dicono che è in riduzione il numero degli autori di femminicidi stranieri. Sale invece il numero di autori under 25 (da 4 a 12). Il 45,8% dei femminicidi con vittime straniere sono commessi da autori italiani e solo il 4% di quelli con vittime italiane sono stati commessi da un autore straniero.
Le vittime
Le vittime straniere rappresentano un quarto delle vittime totali (24,2%), con un incremento del 41,2% tra il 2023 e i primi 11 mesi del 2024, mentre diminuisce del 21,1% il numero delle vittime italiane (da 95 a 75).
Le dichiarazioni di Mattarella
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante la Giornata contro la violenza sulle donne, ha sottolineato: “Non ci sono giustificazioni, azioni concrete contro pregiudizi e discriminazioni“.
“La Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, nota anche come Convenzione di Istanbul, è il primo strumento giuridicamente vincolante ad aver riconosciuto la violenza di genere come una violazione dei diritti umani. L’Italia ha ratificato la Convenzione nel 2013, dotandosi di strumenti di tutela per garantire una piena protezione alle vittime di violenza di genere. Quanto fatto finora non è, tuttavia, sufficiente a salvaguardare le donne, anche giovanissime, che continuano a vedere i loro diritti violati. È un’emergenza che continua. Si tratta di madri, sorelle, figlie, persone con sogni e progetti che vedono violato il diritto di poter vivere una vita libera e dignitosa, donne che lottano per la propria indipendenza, per poter scegliere il proprio destino“, ha ricordato il Capo dello Stato.
“‘Nessuna scusa‘ è il tema proposto dalle Nazioni unite per celebrare la giornata odierna. È addirittura superfluo sottolineare che, quindi, non ci sono scuse accettabili a giustificazione della violenza di genere. Occorrono azioni concrete. È fondamentale continuare a lavorare per eradicare i pregiudizi e gli atteggiamenti discriminatori che rendono ancora oggi le donne più deboli nella società, nel lavoro e nella famiglia. Le istituzioni, le forze della società civile devono sostenere le donne nella denuncia di qualsiasi forma di sopruso, offrendo protezione e adeguato supporto. È un valore per l’intera società far sì che siano pienamente garantiti i diritti umani dell’universo femminile“, ha concluso Mattarella.
Le manifestazioni
Il 25 novembre in tutto il mondo si svolgono manifestazioni e eventi di sensibilizzazione per affrontare il tema della violenza di genere. A Roma la facciata del Palazzo dell’Istruzione sarà illuminata di rosso e Palazzo Madama si illumina di arancione aderendo alla campagna “Orange the World: End Violence against Women Now!” , promossa da “UN Women” (Nazioni Unite). Il corteo a Roma di “Non una di meno” formato da migliaia di persone e promosso in occasione del 25 novembre, apre la manifestazione con striscioni che recitano “Disarmiamo il patriarcato” o ancora “La vergogna deve cambiare lato”. Tra i messaggi si legge: “Se il patriarcato non esiste perché continuiamo a morire”, “vietare alle donne di lavorare e’ violenza”, “principessa sei solo mia, possedere non è amare e la scuola lo deve insegnare”.
“Questo è un governo patriarcale, non basta una premier donna. Misure contenute non solo nel ddl sicurezza e per noi preoccupanti, dalla restrizione del diritto al dissenso alla possibilità di ingresso in carcere per le donne in gravidanza o comunque con figli molti piccoli”, hanno evidenziato le attiviste. “Siamo qui a dire che dobbiamo togliere tutte le armi al patriarcato, armi che riguardano tutti gli aspetti delle nostre vite: dalla violenza dei movimenti ’pro-vita’ negli ospedali a quella transfobica. E poi la violenza che subiamo nei luoghi di lavoro, sia perché subiamo molestie che perché siamo costantemente sottopagate e impiegate nei lavori più precari. Violenza che subiamo anche nelle scuole in cui non riceviamo nessuna forma di educazione transfemminista e alla violenza che subisce il pianeta su cui viviamo”, aggiungono.
A Milano, dalle 10 alle 18, Piazza San Babila presenta “Io non sto zitta. Rompiamo il silenzio. Uniti contro la violenza sulle donne”, un evento che ha lo scopo di incoraggiare le vittime a chiedere aiuto.