Passano gli anni (e le legislature parlamentari), ma non le ‘care’ vecchie abitudini politiche, come quelle della crisi di governo. Solo che i tempi sono cambiati. Ora, nella battaglia finale, i leader dei partiti che compongono questa maggioranza preferiscono regalare visibilità mediatica ai ‘soldati semplici’ che giungono dalle retrovie. Quindi non più gli assaltatori classici, eccezion fatta per Renzi (“ma si può ancora definire un big?”, qualcuno potrebbe sarcasticamente chiedersi); bensì una cavalleria leggera. All’interno delle forze politiche che sostengono Giuseppe Conte (o che almeno dovrebbero farlo) possiamo individuare almeno quattro di queste figure. Una per ogni partito di maggioranza.
Crisi di governo: Teresa Bellanova è costantemente in prima linea
Partiamo con Teresa Bellanova, di sicuro la più attiva e passionale all’interno di Italia Viva. La ministra delle Politiche Agricole non sta perdendo occasione alcuna per farsi intervistare in tutti i talk show di politica per ripetere sempre lo stesso concetto: “Per noi il tempo è scaduto, l’esperienza di questo governo è giunta al capolinea. Ora Conte smetta di fare l’arrogante: scenda dalla sua torre d’avorio e ci ascolti oppure ne trarremo le conseguenze”. Nemmeno quando venne approvata la meritoria norma, da lei fortemente voluta, sulla regolarizzazione dei migranti era stata così presente in televisione. È almeno da due mesi che sostiene pervicacemente queste tesi contro il presidente del Consiglio, ma rimane saldamente ministra. In attesa del prossimo (pen)ultimatum. Per l’annuncio di un’imminentissima crisi di governo, appuntamento alla prossima settimana.
Lucia Azzolina, la ministra che si sente tradita dagli alleati
Un’altra ministra che si sta facendo sempre più notare è Lucia Azzolina. Diventata ministra dell’Istruzione un anno esatto fa, dopo le dimissioni polemiche nella notta di Natale 2019 di Lorenzo Fioramonti (a proposito: che fine ha fatto?), tutto poteva aspettarsi la deputata del Movimento 5 Stelle tranne che gestire la più grande crisi scolastica degli ultimi decenni, dovuta all’incedere della pandemia. Si è sempre battuta per la riapertura delle scuole dello scorso 14 settembre, dopo sei mesi e mezzo di lucchetti agli ingressi, e ultimamente ha battuto i pugni sul tavolo durante l’ultimo Consiglio dei Ministri perché pretendeva la ripresa delle lezioni in presenze subito dopo l’Epifania. Niente da fare: le uniche regioni dove lunedì prossimo ripartirà davvero la didattica delle superiori al 50% di presenza saranno la Valle d’Aosta, il Trentino Alto-Adige e la Toscana. “Il Pd ci ha solo preso in giro!”, avrebbe sbottato.
L’esperienza di Goffredo Bettini, che ha stoppato sul nascere l’idea del Pd della crisi di governo
A proposito di Partito Democratico, in assenza di una voce forte, chiara e univoca da parte della segreteria nazionale (anche se proprio ieri è poi arrivata la presa di posizione in protezione dell’attuale governo da parte di Nicola Zingaretti e Andrea Orlando), a difendere a spada tratta Conte ci ha pensato Goffredo Bettini. “Governo a rischio? Assolutamente no. Conte è il pilastro dell’attuale alleanza che ha lavorato bene e che per il Pd non ha alternative”. E detto da uno che di questo partito è stato uno dei fondatori, nonché uno che ha attraversato tutte le più importanti esperienze amministrative di Roma c’è da fidarsi. Renzi sperava in una sponda di Zingaretti per dare vita a un altro governo, ma ha dovuto fare i conti con un backstage dem che, per qualche istante, si è ripreso il palcoscenico.
Nicola Fratoianni e le proposte che dividono sempre di più la maggioranza
Infine, la galassia di Liberi e Uguali. Nell’unione tra Articolo 1 – Movimento Democratico e Progressista, Possibile e Sinistra Italiana, non troviamo i vari Bersani, Epifani, Grasso o Speranza (oberatissimo di lavoro), ma il buon Nicola Fratoianni. Il portavoce nazionale di SI, sempre più in auge recentemente nei media, da una parte se la prende con Renzi, reo di “avere scelto la rottura a freddo senza entrare nel merito”. Dall’altra ripropone ‘vecchi’ temi sempre molto cari alla sinistra tradizionale, come la patrimoniale e lo ius soli. Battaglie anche onorevolissime, per carità (al di là di come la si pensi nel merito), ma che oggi come oggi si rivelano vieppiù divisive e di certo non contribuiscono a rasserenare gli animi e a creare quel clima di compattezza all’interno del Conte 2.