La sensazione è che le condizioni per un salvataggio dell’ultimo minuto della situazione ci fossero. Poi tutto è precipitato in poche ore, scatenando lo sgomento non solo di Giuseppe Conte ma anche delle residue forze di Governo (Pd in testa). Lo strappo di Matteo Renzi e di Italia Viva è ormai fatto e bisogna raccogliere i brandelli, nell’attesa che la crisi di governo venga formalizzata.
Sì, perché di fatto il Conte bis non è ancora caduto. Non è stato Renzi a togliergli la spina e non è stato il Premier a salire al Quirinale per rassegnare le proprie dimissioni. La crisi di governo è però conclamata, come trapela dal Consiglio dei Ministri tenuto nella tarda serata di mercoledì. Quando la conferenza stampa di Italia Viva era finita ormai da qualche ora.
Quello che filtra da Palazzo Chigi e viene riportato anche dall’Ansa è un clima estremamente pesante, con un Giuseppe Conte sorpreso e infuriato. Nelle ore precedenti si era speso per sanare le fratture, e anche il suo colloquio con il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, era apparso “interlocutorio“. Il suo appello alla coesione, un’ora e mezza prima che Matteo Renzi parlasse, è caduto nel vuoto. E non ha impedito la crisi di governo.
Che a questo punto, però, appare ormai inevitabile. Nel Consiglio dei Ministri, Conte parla di “grave responsabilità” e “notevole danno al Paese” prodotto da un gesto che non può essere sminuito. Afferma di aver cercato “fino all’ultimo minuto utile” il dialogo, ma il terreno è stato “disseminato di mine“. Soprattutto, però, annuncia di aver informato il Quirinale e accettato le dimissioni di Teresa Bellanova ed Elena Bonetti. Parla, per la prima volta, anche di “crisi di governo“, sebbene per il momento non ci siano riferimenti alle dimissioni.
A fare quadrato attorno al premier in bilico sono le forze di maggioranza. A partire da quel Movimento 5 Stelle che da sempre ne rappresenta il maggiore sponsor, ma poi a cascata anche tutti gli altri. Dal sottosegretario Fraccaro, il capo politico Vito Crimi e i vari ministri pentastellati arrivano a cascata una lunga serie di interventi su Twitter nel nome dell’hashtag #AvanticonConte. Importanti però gli endorsement di importanti ministri del Pd (come Dario Franceschini) o Leu (come Roberto Speranza) a favore del premier. E quando anche il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, twitta #AvanticonConte si capisce quanto Renzi sia solo. Ma forse è troppo tardi, con la crisi di governo che ormai è realtà.
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