Oggi, lunedì 18 gennaio, si scriverà uno dei capitoli più importanti della crisi di Governo. Il discorso del premier Giuseppe Conte alla Camera dei Deputati, atteso per mezzogiorno, sarà cruciale per determinare la composizione della nuova maggioranza o per aprire la strada al ritorno alle urne. Le anticipazioni circolate nelle ultime ore indicano che quello del presidente del Consiglio non sarà un “processo a Renzi”, ma un appello all’unità rivolto a tutti i “responsabili”. Conte si prenderà le sue colpe e, forse, si toglierà anche qualche sassolino dalla scarpa, ma passerà il resto del tempo a sottolineare l’importanza della ripartenza e del legame con l’Europa.
Il discorso del presidente del Consiglio sarà rivolto a tutti, a eccezione dei sovranisti. Il patto di legislatura, che sarà fondato principalmente sulla ricostruzione del Paese tramite i fondi del Recovery Fund, dovrebbe essere offerto anche ai pentastellati usciti dal M5S, ai membri di Italia Viva pentiti e ai liberali di Forza Italia. Un’apertura necessaria per superare l’attuale crisi di Governo.
L’obiettivo principale di Conte? Arrivare alla maggioranza assoluta, ossia 161 voti. È una necessità? In realtà no. Per vincere, almeno in teoria, basterebbe la maggioranza relativa e le previsioni attuali indicano che Conte dovrebbe riuscire a ottenerla senza troppi problemi. Ma non sarebbe la stessa cosa, soprattutto dopo le ultime dichiarazioni di Renzi. Un esecutivo privo della maggioranza assoluta, per quanto legittimo, presterebbe fin troppo il fianco alle critiche dell’opposizione e potrebbe rivelarsi fin troppo “fragile”. Una situazione non ideale, che in futuro potrebbe portare a un a crisi di Governo ancora più profonda di quella attuale.
Guardando ai freddi numeri, Conte dovrebbe poter considerare come “sì” sicuri al suo Governo quelli del Partito Democratico (35) e del Movimento 5 Stelle (92). 8 voti a favore dovrebbero arrivare anche gruppo Autonomie. Altri consensi potrebbero arrivare dai parlamentari del gruppo misto (29), anche se non tutti si sono detti a favore dell’esecutivo. Da questo schieramento, almeno in linea teorica, dovrebbero arrivare 22 “sì”. Sommando tutti questi voti a favore si arriva a un totale provvisorio di 157, abbastanza per ottenere la maggioranza relativa. Conte si “accontenterà” di questo risultato o punterà più alto? Solo il tempo potrà dare una risposta a questa domanda.
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