Alcune recenti dichiarazioni del capo dell’Fbi, Christopher Wray, potrebbero riaccendere aspramente il dibattito tra Pechino e Usa sull’origine, e la diffusione, del coronavirus. In un’intervista a Fox News, Wray ha spiegato che il Bureau ritiene che “molto probabilmente” il Covid-19 abbia avuto origine in un “laboratorio controllato dal governo cinese”. Wray ha aggiunto che ”l’Fbi da tempo ritiene che le origini della pandemia sono molto probabilmente legate a un incidente di laboratorio a Wuhan’’. Due anni fa, citate dalla Cnn, altre due fonti dell’Fbi avevano dichiarato di ”essere abbastanza convinte” che il virus fosse uscito da un laboratorio in Cina. Le recenti dichiarazioni rappresentano accuse molto gravi, da cui però il capo dell’Fbi non si è tirato indietro, e a cui ha aggiunto che “il governo cinese, a mio parere, ha fatto del suo meglio per ostacolare e confondere il lavoro che stiamo facendo, e questo è spiacevole per tutti”.
Sempre nell’intervista, Christopher Wray ha dichiarato che un team di esperti dell’Fbi sta ora lavorando sul rischio di altri possibili pericoli biologici. Una mossa che, a detta di Wray, vuole scongiurare che questi finiscano non solo in mani sbagliate, ma soprattutto in possesso di “nazioni ostili. Stiamo parlando di un possibile incidente in un laboratorio controllato dal governo cinese che ha provocato la morte di milioni di americani”, ha continuato. Dallo scoppio della pandemia, tuttavia, è risultato molto difficile lavorare con Pechino per indagare a fondo sulle origini del virus: un dato sottolineato anche da Wray, che ha concluso l’intervista affermando che l’indagine dell’Fbi rimane, per gran parte, classificata.
Dura la risposta di Pechino, che non è tardata ad arrivare. Mao Ning, portavoce del ministero degli Esteri cinese, ha affermato durante una conferenza stampa che la “Cina si oppone categoricamente a qualsiasi forma di manipolazione politica finalizzata a individuare l’origine del Covid. Il coinvolgimento dei servizi di intelligence in questioni scientifiche è di per sé una politicizzazione di questo problema”. La stessa, nella giornata di martedì 28 febbraio, aveva affermato che la Cina, sulla questione Covid-19, non solo è stata “aperta e trasparente”, ma ha anche “condiviso informazioni e dati con la comunità internazionale in modo veloce”.
In Italia, il 20 febbraio 2023 si è celebrata la terza Giornata nazionale del personale sanitario, sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato. Istituita con la ‘Legge 13 novembre 2020’, la giornata vuole ricordare i 500 decessi tra i professionisti sociosanitari durante la pandemia Covid, e i circa 474.000 contagiati nello stesso periodo. Organizzata dal regista Ferzan Ozpetek e dal paroliere Mogol, l’obiettivo dell’iniziativa è quello di onorare il lavoro, il sacrificio, l’impegno e la professionalità del personale medico che ha combattuto fin dal giorno zero, e in prima linea, l’emergenza sanitaria. Sotto lo slogan di ‘Insieme per garantire la salute di tutti’, la cerimonia si è tenuta alla Pontificia Università San Tommaso D’Aquino, a Roma, e ha visto la partecipazione del ministro della Salute Orazio Schillaci e del vicepresidente della Cei, mons. Francesco Savino.
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