In Italia lo stato d’emergenza scade il 31 dicembre 2021, ma il governo non esclude una ulteriore proroga anche nel 2022. Introdotto per la prima volta, il 31 gennaio 2020, dall’allora premier Giuseppe Conte, lo stato d’emergenza può avere una durata massima di 12 mesi e può essere prorogato al massimo di altri 12 mesi. Ma gli esperti mettono in guardia il governo rispetto a una possibile nuova ondata di contagi. “Ci vuole flessibilità nella gestione“, sottolinea il virologo, Fabrizio Pregliasco.
Secondo la legge, attualmente lo stato d’emergenza può essere prorogato soltanto fino al 31 gennaio 2022. Se il governo sceglierà di ricorrere allo stato d’emergenza anche nel 2022, dovrà farlo con una norma primaria, non potendo più prorogare quello attuale. A stabilire la durata massima dello stato d’emergenza e la relativa proroga è l’articolo 24 del decreto legislativo 1/2008. Allo scadere dello stato d’emergenza, il governo emana un’ordinanza di chiusura, che stabilisce il ritorno alla normalità. Questo non significa che non si possa stabilire nuovamente lo stato d’emergenza con un’altra motivazione.
“La proroga legata allo stato d’emergenza ci vuole per consentire flessibilità” nell’ambito della gestione della pandemia di Covid-19. Lo ha sottolineato il virologo Fabrizio Pregliasco, docente della Statale di Milano. Infatti, lo stato d’emergenza attribuisce al governo e alla Protezione civile dei poteri straordinari o speciali, che permettono di approvare leggi e decreti più rapidamente. Un esempio? Con lo stato d’emergenza, il governo può ricorrere ai cosiddetti Dpcm, decreti del presidente del Consiglio dei ministri, senza approvazione parlamentare.
Grazie allo stato d’emergenza, il governo ha potuto disporre misure urgenti, quali: le zone rosse, l’obbligo di mascherina e il distanziamento sociale. La proroga dello stato di emergenza permetterebbe inoltre di mantenere in funzione gli organismi istituiti per fronteggiare la pandemia in corso, quindi il commissario straordinario e il CTS. Anche l’adozione dello smart working semplificato, cioè senza la necessità di un accordo individuale tra azienda e lavoratore, è frutto dello stato d’emergenza.
In base ai dati della protezione civile, dal 2013 a oggi lo stato di emergenza è stato dichiarato 127 volte, sempre su base locale. In 102 casi, in seguito a eventi meteorologici, in 8 casi, dopo eventi sismici o di origine vulcanica. Le emergenze internazionali sono state 7, mentre 6 quelle ambientali e sanitarie, inclusa quella legata alla pandemia di Covid-19.
“Dobbiamo immaginare uno scenario non piacevole, prendendo l’esempio delle nazioni che non sono state così attente e progressive e immaginare di doverlo gestire nella pratica. Se ti prepari al peggio poi gestisci la situazione reale al meglio“, ha detto. “E credo rientri in quest’ottica dire sì alla proroga dello stato d’emergenza. La flessibilità è quel che ci ha insegnato il Covid anche come metodologia organizzativa”, ha sottolineato. “Perché non sfruttare questo scorcio di, quella che io spero, sia l’ultima battaglia verso questo virus?“, si è poi domandato Pregliasco.
A preoccupare il governo sono i numeri dell’epidemia, che, da una decina di giorni, sono in chiaro aumento. Si parla del +40% di contagi in una settimana e soprattutto di ricoveri ordinari, che tornano a crescere del +10% in una settimana. Preoccupa la situazione a Trieste, che fa le spese con le proteste No Green Pass dei giorni scorsi. Qui il tasso di infezione è balzato a 350 casi per 100mila abitanti negli ultimi 7 giorni.
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