Già questa sera, 15 febbraio, potrebbero arrivare le prime pronunce della Corte Costituzionale su alcuni degli otto referendum sotto esame. In caso di via libera, gli italiani sarebbero chiamati al voto fra aprile e maggio. Come riportano le agenzie, in mattinata sono passati al vaglio della Consulta i quesiti sull’eutanasia, sulla cannabis e sulla Legge Severino. Gli altri cinque riguardano la giustizia.
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“Secondo il Pd i referendum sulla giustizia rompono la maggioranza? I referendum sono democrazia, consentono al popolo di scegliere. Il Parlamento non riesce a fare una riforma della giustizia da trent’anni. I cittadini possono fare la riforma”. Lo afferma il leader della Lega, Matteo Salvini, che, parlando del rischio di sovrapposizione con la riforma Cartabia, chiarisce: “Sono due fronti diversi”.
Il referendum mira alla cancellazione delle pene per chi coltiva cannabis, per cui è prevista la reclusione da due a sei anni e multe da 26mila a 260mila euro. Si chiede inoltre di eliminare la sanzione amministrativa della sospensione della patente.
L’obiettivo è depenalizzare l’omicidio del consenziente, punito con la reclusione da sei a 15 anni. Fanno però eccezione i minori: in questo caso il reato resta e si applicano le pene previste per l’omicidio.
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“Il Parlamento avrebbe dovuto e potuto intervenire e non l’ha fatto. Ciò contribuisce ad allargare la distanza tra società e istituzioni. Il referendum è un’occasione per riconnettere cittadini e istituzioni. Oggi è stata un’occasione di confronto, ma il confronto vero sarà sui contenuti”, commenta Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni.
La proposta è di abolire il testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità, uno dei decreti attuativi della Legge Severino. Così si eliminerebbero le norme che impediscono ai condannati in via definitiva per mafia, terrorismo, corruzione o altri gravi reati alle competizioni elettorali. Nel mirino soprattutto l’articolo 11, il quale prevede la sospensione per gli amministratori locali dopo la condanna di primo grado per alcuni reati.
Il quesito chiede che agli avvocati che siedono nei Consigli giudiziari sia consentito di votare sulle valutazioni di professionalità dei magistrati.
La proposta è di cancellare la norma che stabilisce che ogni candidatura va sostenuta dalle firme di almeno 25 presentatori. Si punta ad arrivare a candidature individuali libere.
Il referendum mira a cancellare parte dell’articolo 274 del codice penale. In questo modo si ridurrebbe il numero di reati per i quali è consentita l’applicazione di misure cautelari e in particolare della carcerazione preventiva. In particolare il finanziamento illecito ai partiti e i reati puniti con la reclusione non inferiore a cinque anni; a meno che non sussistano i pericoli di inquinamento probatorio o di fuga dell’indagato.
Si punta ad introdurre la responsabilità civile diretta dei magistrati per gli errori giudiziari. Oggi è lo Stato a risarcire i cittadini che hanno subìto un torto per poi rivalersi sulla toga.
L’obiettivo è impedire il cambio di funzioni nella carriere dei magistrati, da giudici a pm (o viceversa).
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Secondo Riccardo Magi, deputato di +Europa, quello di oggi “è un giorno importante per la democrazia. Non solo per chi si è mobilitato per questi referendum. Noi chiediamo che la Consulta giudichi tutti i quesiti positivamente. Chiediamo che vengano approvati anche per via della grande crisi della politica e delle istituzioni. Questi referendum sono un modo per dare vita a una nuova stagione di partecipazione come ha detto Mattarella”.
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