Covid, Lombardia: Fontana lancia un nuovo allarme e critica il Governo

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“Secondo i nuovi parametri introdotti dal governo ci stiamo sicuramente avvicinando alla zona rossa. Mi auguro che questi numeri si invertano”. Sono tutt’altro che ottimistiche le previsioni di Attilio Fontana su quanto accadrà, a livello di restrizioni per contenere la pandemia di coronavirus, nel territorio della Regione di cui è presidente, la Lombardia. Dal governatore è arrivato anche un affondo contro il sistema dei ‘colori’ per determinare le aree di rischio, che a suo dire creerebbero “instabilità”.

Fontana: “Situazione in peggioramento, indice Rt a 1,24”

Intervistato da Sky Tg24, il governatore lombardo ha citato come dato più preoccupante quello relativo all’indice Rt, il cui valore aggiornato in Lombardia è di 1,24. “Stiamo peggiorando e la situazione va monitorata e tenuta sotto controllo – ha detto Fontana -. Spero che l’indice Rt e i ricoveri in ospedale calino. Questo però è solo un auspicio: se non ci saranno miglioramenti, il rischio della zona rossa è più che concreto“.

Oltre all’indice Rt, preoccupa anche uno dei nuovi parametri che la Cabina di Regia, secondo le ipotesi relative al nuovo Dpcm che dovrebbe entrare in vigore dal 15 gennaio, la soglia dei 250 contagiati ogni 100mila abitanti: “Il problema – ha dichiarato Fontana – è che tutti questi parametri dovrebbero avere una loro omogeneità. C’è bisogno di una maggior chiarezza per quanto riguarda la loro introduzione”.

“Ondeggiamento fra zone non porta a stabilità”

Nel corso dell’intervista, il governatore della Lombardia ha criticato nemmeno tanto velatamente il sistema dei colori promosso dal Governo per individuare le aree di rischio a livello regionale, a suo parere causa di instabilità nella gestione della curva dei contagi: “L’ondeggiamento fra zone gialle, arancioni e rosse non porta a una stabilità. Credo che con i nostri tecnici dovremmo concentrarci sull’individuazione di quei comportamenti che sono assolutamente da escludere, di quelle attività che sono da non svolgere”.

“Ciò consentirebbe, forse, un comportamento più equilibrato, non così altalenante – ha aggiunto il presidente regionale -. Solo così si può sapere con alcuni mesi di anticipo cosa si può fare e cosa no. Tamponi rapidi da includere nella valutazione? Sì, io stesso ho chiesto di prendere in considerazione dati più vicini nel tempo e non dati riguardanti due o più settimane fa”.

Fontana sul vaccino: “Basta polemiche, non è una gara”

Fontana ha poi parlato della campagna vaccinale, facendo un paio di puntualizzazioni dopo le polemiche degli ultimi giorni che hanno, direttamente o indirettamente, coinvolto anche la Lombardia. “Ritardi? Non c’è nessun ritardo, questa non è una gara a chi arriva prima – ha detto -. Anzi, chi arriva prima rischia di trovarsi in difficoltà. Abbiamo concluso con il commissario Arcuri un accordo in base al quale dovremo finire il primo giro di vaccinazioni il 28 gennaio e qual giorno finiremo il primo giro di vaccinazioni”.

“Poi dovremo fare il richiamo – ha aggiunto -. Per cui, dato che deve essere svolto fra il diciannovesimo e il ventitreesimo giorno, dovremo avere la certezza di avere le altre dosi di vaccino. Altrimenti c’è il rischio di aver fatto il primo giro e di non averlo per il secondo perché si è arrivati troppo presto. E quindi dover ripartire da capo. Io non capisco perché si debba in ogni caso creare una sorta di competizione che non ha senso“.

“Scuola? Questione grave ma abbiamo fatto tutto quello che il Governo ci ha chiesto”

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Tra gli argomenti affrontati anche quello della scuola, “la questione più grave dal punto di vista sociale secondo Fontana. “Noi abbiamo fatto tutto quanto ci è stato richiesto dal Governo, anche per quanto riguarda i trasporti – ha dichiarato -. Avevamo fatto un progetto assolutamente preciso e ben fatto. Siamo tutti consapevoli dell’importanza delle lezioni in presenza. L’improvviso peggioramento dei numeri ci ha però costretto a cambiare opinione sulla riapertura. Ci dispiace, è un lavoro anche abbiamo buttato via anche noi“.

“Tutti quanti noi siamo convinti della necessità che la scuola si svolga in presenza, ma non possiamo neppure negare le risultanze che emergono da numeri, dati e le preoccupazioni di medici e scienziati ha poi concluso il presidente della Regione Lombardia.

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