Coronavirus, Appendino: “25 aprile diverso nei modi, ma non nei valori”

POLITICA (Torino). Chiara Appendino, sindaca di Torino, presenta le iniziative comunali per il 25 aprile. Una ricorrenza che quest’anno avrà luogo in maniera decisamente diversa dalle abitudini a causa dell’emergenza Coronavirus.

Sarà un 25 aprile diverso dagli anni passati per come lo celebriamo, ma non per quello che rappresenta“, spiega. “Ossia per quei valori che ci sono stati consegnati con la Resistenza e la liberazione. Si tratta di valori di cui siamo sempre portatori e portatrici“.

Distanti, ma uniti

Appendino passa quindi in rassegna le modalità con cui Torino ha deciso di celebrare questo 25 aprile: “Lo festeggeremo in modo distante fisicamente, perché vigeranno i divieti di assembramento. Non sara possibile per i ragazzi delle scuole andare a visitare i luoghi simbolo della Resistenza. Ma la distanza fisica non sarà una distanza di comunità e di appartenenza rispetto a ciò che il 25 aprile ci ha consegnato“.

Spazio dunque alle iniziative: “Ci sarà un intreccio di linguaggio, cinema, teatro, musica, letture. Parteciperanno anche persone con i loro contenuti, e quindi attori, politologi scrittori“.

L’importanza del 25 aprile

La prima cittadina di Torino passa poi ad analizzare l’importanza che tale ricorrenza riveste per lei personalmente e come rappresentante della sua comunità: “Il 25 aprile ci ha consegnato un modo di vivere valori che fanno parte della nostra civiltà e sono trasversali. Sono fortunata, perché ho potuto ascoltare i racconti diretti dei nonni su ciò che comportò vivere quei momenti e lottare per i valori che oggi abbiamo“.

Ci siamo sempre interrogati su come conservare la memoria, intesa come trasmissione di questi valori per chi non ha avuto e non avrà testimonianze dirette. Per noi è importante capire come raggiungere i più giovani. Credo che la decisione di utilizzare canali virtuali possa essere un’importante opportunità per avvicinare i più giovani a questa importante giornata e ciò che rappresenta“, conclude Appendino.

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