Il conflitto d’interessi è un evergreen del dibattito politico che periodicamente riemerge, riempie per un po’ le pagine dei giornali e poi, inesorabile, scivola nel dimenticatoio. La legge che disciplina la materia – la Frattini – il prossimo anno compie vent’anni tondi. È stata approvata quando al governo c’era Silvio Berlusconi, il re del conflitto d’interesse per antonomasia, e negli anni ha mostrato tutti i limiti di un’arma spuntata che non previene né reprime.
Da quando è entrato in carica il governo guidato da Giorgia Meloni, ormai oltre un anno fa, si sono moltiplicati i casi, veri o presunti, contestati ai membri dell’esecutivo, dal ministro della Difesa Guido Crosetto alla titolare del Turismo Daniela Santanché, passando per il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi. E anche tra i banchi della maggioranza si sono allungate le ombre: nel mirino ci sono in particolare i senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri e Claudio Lolito e la collega della Lega Giulia Bongiorno.
Eppure il caso che più fa discutere sta nell’opposizione. È il doppio ruolo rivestito dal leader di Italia Viva Matteo Renzi, a un tempo parlamentare e consulente dei sauditi, che ha riportato al centro la necessità di una legge efficace che intervenga lì dove ha fallito il senso di opportunità.
Ancora prima dell’insediamento del governo, ha fatto discutere il caso di Guido Crosetto, passato dalle consulenze all’industria degli armamenti alla guida del ministero della Difesa. Per mettere a tacere le illazioni il co-fondatore di Fratelli d’Italia ha lasciato l’incarico di presidente dell’Aiad, la federazione confindustriale che cura gli interessi delle aziende del settore dell’aerospazio e della difesa. In quella veste infatti ha svolto il ruolo di “advisor” per Leonardo incassando tra il 2018 e il 2021 quasi due milioni di euro, come ha svelato il quotidiano Domani e ha confermato lo stesso Crosetto. È stato anche presidente di Orizzonte sistemi navali, società partecipata al 51% da Fincantieri e al 49% dalla stessa ex Finmeccanica. Quanto alla società di consulenza di Csc & Partners, di cui era principale azionista, è stata messa in liquidazione prima dell’insediamento.
L’accusa del conflitto di interessi in questi giorni è tornata ad affacciarsi. La vicenda della casa concessa in uso a canone zero da Carmine Saldino, amico e imprenditore del settore della cyber sicurezza, ha sollevato un problema di opportunità visto che la società dell’uomo, la Maticmind, lavora anche con il ministero della Difesa. Il ministro dal canto suo si è difeso sostenendo che l’appartamento è stato messo a disposizione gratuitamente perché è ancora in fase di ristrutturazione.
Di recente è finito al centro delle polemiche anche Maurizio Gasparri, capogruppo di FI a Palazzo Madama, dopo l’inchiesta di Report sul doppio ruolo del senatore: parlamentare e presidente della Cyberealm, società che si occupa di sicurezza informatica. Ieri la Giunta per le immunità ha stabilito che le due cariche sono compatibili in base a una legge che risale al 1953, secondo cui gli eletti non possono assumere cariche in enti che gestiscono “servizi di qualunque genere per conto dello Stato o della Pubblica amministrazione”. Un esito arrivato con i voti del centrodestra e di Italia Viva, con il resto delle opposizioni sulle barricate. Mentre la segretaria del Partito democratico Elly Schlein ha chiesto che l’ex ministro fughi i dubbi sul “potenziale conflitto di interessi”, il Movimento 5 stelle ha denunciato il “precedente pericolosissimo”.
Nei mesi scorsi ha tenuto banco su stampa e tv il caso della ministra del Turismo Daniela Santanché, non solo per le inchieste giudiziarie sulle sue società, ma anche per il possibile conflitto d’interessi in tema di concessioni balneari, una pratica che l’Italia continua a rinviare mentre pende la spada di Damocle della procedura d’infrazione dall’Ue. “Questo governo vuole difendere 30 mila aziende balneari, non abbandoneremo queste aziende”, ha promesso l’esponente di Fratelli d’Italia, già proprietaria del Twiga, uno degli stabilimenti più importanti della penisola, di cui di recente ha ceduto le azioni al compagno Dimitri Kunz e al socio Flavio Briatore.
Finora l’unico che ha subìto un procedimento formale per conflitto d’interessi è il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, per via dei compensi incassati tra mostre e conferenze, 300mila euro nel 2023 secondo il Fatto Quotidiano. L’Agcm, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, ha avviato un’istruttoria contro il critico d’arte dopo aver ricevuto una segnalazione dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. “Dalle prime evidenze emergono elementi dai quali si evince che le attività sopra richiamate siano state effettivamente prestate”, si legge nella delibera pubblicata nel bollettino dell’Antitrust. Entro il 15 febbraio 2024 dovrà essere chiusa l’istruttoria. Nel frattempo spetterà al sottosegretario confutare la presunta incompatibilità. Lui intanto si dice “sereno”.
Hanno fatto discutere parecchio le proposte presentate dal senatore azzurro e presidente della Lazio Claudio Lotito, a cominciare dalla cosiddetta norma “salva calcio”, ovvero la possibilità per le squadre di spalmare in cinque anni i debiti accumulati con il fisco, approvata con un emendamento all’interno della legge di Bilancio 2023. Sono suoi anche altri emendamenti che toccano nel vivo il mondo del pallone, dai diritti televisivi per le competizioni della serie A alla pubblicità delle società di scommesse.
Il ritorno in tv del comico Beppe Grillo, ospite di Fabio Fazio sul Nove, ha fatto rumore anche per le accuse a Giulia Bongiorno, presidente della commissione Giustizia di Palazzo Madama e avvocata nel processo che vede imputato Ciro Grillo, il figlio del fondatore del Ms5, con l’accusa di stupro. “È inopportuno, così si mischia tutto”, ha detto il garante del a proposito della senatrice leghista. Fa i “comizietti davanti al tribunale”. Lei esclude un conflitto di interessi: “È stata proprio l’esperienza maturata nei processi con donne vittime di violenza a permettermi di dare un contributo decisivo alla scrittura di leggi in favore delle donne. Penso per esempio a quella sullo stalking e al Codice rosso” per il contrasto alla violenza sulle donne.
A mettere d’accordo maggioranza e opposizione è il caso di Matteo Renzi, compatti nel condannare l’inopportunità di intrattenere rapporti con un Paese straniere, per di più antidemocratico. Nel 2022, il senatore di Italia Viva ha dichiarato 2,56 milioni di euro, compresi 1,1 milioni per “prestazioni fornite in qualità di consulente all’Arabia Saudita”. Lui liquida le critiche replicando che la legge non vieta fare conferenze e consulenze all’estero.
Uno dei limiti maggiori della legge Frattini sul conflitto d’interesse è il raggio d’applicazione. Le norme infatti riguardano solo le cariche di governo. Sul piano sanzionatorio d’altra parte l’Antitrust, a cui è affidato il compito di vigilare sul rispetto, non dispone di poteri sostanziali. L’Autorità può soltanto svolgere accertamenti e inviare una segnalazione ai presidenti delle Camere.
D’altro canto nessuna norma vieta ai parlamentari di incassare compensi da Pesi esteri o condurre attività economiche. Secondo la legge 3 del 2019, la cosiddetta “Spazzacorrotti” approvata dal governo Conte 1, il divieto di percepire erogazioni da Stati stranieri riguarda solo partiti e movimenti politici.
Una lacuna che i pentastellati vorrebbero colmare con un disegno di legge depositato al Senato che vede come primo firmatario il leader del Movimento Giuseppe Conte. La proposta include “disposizioni concernenti il divieto di percezione di erogazioni provenienti da Stati esteri da parte dei titolari di cariche pubbliche”. Non a caso è già stata ribattezzata “norma anti Renzi”.
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