Il concorso per i docenti precari si terrà dopo l’estate. È questa la decisione a cui ha portato il vertice di maggioranza a Palazzo Chigi, che si è protratto fino a notte fonda. Non è tutto: il tanto discusso test a crocette sarà sostituito dalla stesura di un elaborato a risposta chiusa. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è soddisfatto da questa soluzione, che rappresenta un punto di incontro tra le richieste delle forze della maggioranza. Mentre il Movimento 5 Stelle chiedeva un test a crocette, il Partito Democratico e Liberi e Uguali insistevano su una selezione basata sulle graduatorie. “Questa soluzione permette di combattere il precariato garantendo la meritocrazia”, spiegano fonti dell’esecutivo.
Anche la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina esprime soddisfazione per il risultato raggiunto. “Vogliamo ridurre il precariato, per dare più stabilità alla scuola, e vogliamo farlo attraverso una modalità di assunzione che garantisca il merito. La proposta presentata stasera dal presidente del Consiglio va in questa direzione, confermando il concorso come percorso di reclutamento per i docenti”, spiega in un post su Facebook. “Nel frattempo, in attesa di espletare la prova, ci saranno le supplenze dalle graduatorie provinciali che saranno aggiornate con le nuove modalità”, aggiunge la ministra. “Le scelte che facciamo oggi avranno ripercussioni nei prossimi anni. Abbiamo 78 mila insegnanti da assumere nel primo e secondo ciclo fra concorsi ordinari e concorso straordinario. Fra gli aspiranti anche migliaia di giovani che si preparano da tempo e vogliono avere la loro occasione per cominciare ad insegnare”.
Sfruttare i mesi estivi per recuperare il debito formativo accumulato durante i mesi del lockdown: è questo l’appello firmato da un gruppo di parlamentari e scrittori. Per i firmatari, sarebbe irresponsabile abbandonare otto milioni di studenti fino a settembre. “La crisi educativa e sociale prodotta da questo anno scolastico spezzato va inserita fra le emergenze da affrontare con maggiore coraggio e decisione”, spiegano. “Il rischio è rendere più dolorose disuguaglianze già esistenti e aumentare la dispersione scolastica. Rimandare decisioni e sperimentazioni concrete a quando sarà troppo tardi per modificarle nel caso siano poco efficaci, sarebbe grave”. La soluzione proposta dal gruppo di scrittori e parlamentari è progettare e ripensare il modo di “fare scuola”, coinvolgendo l’intera società civile: dai genitori agli studenti, dalle associazioni ai centri di aggregazione, passando per le parrocchie e i volontari. “Occorre sperimentare in vista del prossimo anno scolastico; fare, ovunque questo sia possibile, le prove generali di riapertura in presenza e in sicurezza, stipulando patti territoriali che tengano conto delle specifiche situazioni locali”. L’appello è firmato da Francesca Cavallo, Paolo Di Paolo, Alessandro Fusacchia, Maura Gancitano, Andrea Colamedici, Fabio Geda, Paolo Lattanzio, Dacia Maraini, Rossella Muroni, Erasmo Palazzotto, Lia Quartapelle.
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