“Non credo si sia accorta dello scherzo, mi dispiace ma è così. Credo che lei ha raccontato quello che pensa”. Il giorno dopo la diffusione dello scherzo telefonico che ha teso una trappola alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, è l’autore del colpo, Lexus, al secolo Aleksei Stolyarov, a parlare smentendo chi in seno al governo ha affermato che la premier avesse compreso si trattasse di una beffa.
Il 37enne – che insieme a Vladimir Kuznetsov compone il duo comico Lexus & Vovan, considerato organico alla propaganda del Cremlino – ieri sera era ospite di Otto e Mezzo su La7 e alla conduttrice Lilly Gruber ha fornito la propria versione dei fatti sulla telefonata che risale al 18 settembre ma è stata diffusa solo lo scorso mercoledì.
Stolyarov, che insieme al collega negli anni ha messo a segno una lunga serie di colpi ai danni di leader mondiali, al telefono con Meloni si è spacciato per il presidente della Commissione dell’Unione Africana cercando di carpire dichiarazione compromettenti sul dossier migranti in seno all’Unione europea e sulla guerra in Ucraina.
A fare discutere è soprattutto la questione della sicurezza violata nella sede del governo, con l’opposizione che va all’attacco di Palazzo Chigi, parlando di “figuraccia”. Sollecitato sul punto dalla conduttrice, il comico non ha voluto esporsi: “Sinceramente non direi nulla perché la risposta la devono dare i vostri politici. Ma non credo abbiano fatto un errore, siamo stati fortunati e ci ha aiutato tantissimo la nostra professionalità”, ha detto in collegamento da Mosca.
Non è ancora chiara la dinamica che ha portato allo scambio telefonico. Sembra che il primo contatto sia avvenuto attraverso una email allo staff di Palazzo Chigi, nella quale era indicato un numero di telefono. “La chiamata è arrivata al nostro numero che abbiamo lasciato” e la conversazione è durata circa mezz’ora, ha detto Stolyarov.
A proposito del conflitto tra Kiev e Mosca, la premier si è lasciata sfuggire che “c‘è molta stanchezza, devo dire la verità, da tutte le parti. Ci avviciniamo al momento in cui ognuno capisce che serve una via d’uscita. Il problema è trovare una via d’uscita che possa essere accettabile per entrambi, senza distruggere il diritto internazionale”, dice Meloni ala telefono. E sulla controffensiva dell’Ucraina, dice che “forse non sta andando proprio come si aspettavano. Procede, ma non ha cambiato il destino della guerra. Tutti si rendono conto che potrebbe durare molti anni se non cerchiamo di trovare qualche soluzione”.
Sul dossier immigrazione, la premier, in quei giorni alle prese con l’emergenza a Lampedusa e un afflusso eccezionale di persone in arrivo dalle coste africane, confessa la propria amarezza difronte al poco sostegno offerto dall’Unione europea. “Ha pensato per molto tempo di poter risolvere il problema confinandolo all’Italia. Quello che non capiscono è che è impossibile. Ma il problema è che agli altri non importa nulla”, dice Meloni. “Spesso non rispondo al telefono quando li cerchiamo, e sono tutti d’accordo che l’Italia deve risolvere il problema da sola”.
Dopo la diffusione della telefonata, il governo è intervenuto con una nota che nella sostanza addossa lo colpa all’ufficio diplomatico. Meloni “è stata tratta in inganno al telefono da un personaggio che è riuscito a spacciarsi attraverso l’ufficio diplomatico di palazzo Chigi come presidente dell’Unione Africana”. Per questo “l’Ufficio” diretto dall’ex ambasciatore italiano alla Nato Francesco Talò “si rammarica”.
Al netto dell’incidente, l’esecutivo dice che la linea nei confronti di Kiev non cambia. “Nonostante il tentativo di farle dire frasi ‘scomode’ Meloni ha invece ribadito nella sostanza le posizioni assunte dal governo, pur nei toni consueti di estrema cortesia formale che si tengono in interlocuzioni con rappresentanti istituzionali stranieri. Il presidente del Consiglio, nonostante le provocazioni, ha confermato il pieno sostegno all’Ucraina e le politiche italiane di contrasto all’immigrazione illegale“.
A rincarare la dose il ministro della Difesa Guido Crosetto, che su X ha criticato apertamente l’ufficio diplomatico: “Quando un centralino passa una chiamata internazionale e ti dice che il tuo interlocutore è Tizio, tu parli con Tizio. Perché dai per scontato che lo sia. Perché se fai il Presidente del Consiglio o della Camera o il Ministro, ti affidi a uffici che vagliano e controllano per te”.
D’altra parte il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con la delega ai servizi, Alfredo Mantovano, sollecitato dai cronisti ieri ha sostenuto che “il presidente del Consiglio l’ha capito subito” che era uno scherzo.
L’opposizione compatta spara a zero sul governo, con l’ex premier Matteo Renzi che parla di “figuraccia” per l’Italia e di superficialità. Gli fa eco il leader del M5s Giuseppe Conte, altro ex inquilino di Palazzo Chigi: “È veramente sconcertante apprendere che i nostri collaudati protocolli di sicurezza di Palazzo Chigi possano essere aggirati e penetrati in modo così plateale”.
La segretaria del Partito democratico Elly Schlein parla di vicenda “sconcertante” per l’Italia. “Non ha funzionato l’attività di filtro e verifica preliminare alla telefonata ponendo in serio imbarazzo il nostro Paese. Non basta la nota di spiegazione di Palazzo Chigi, è necessario che il governo rassicuri Parlamento e Paese affinché situazioni di questo tipo, che rischiano di mettere a pregiudizio la nostra immagine e il nostro profilo politico sul piano internazionale, non si verifichino più”. Anche Riccardo Magi, segretario di Più Europa, chiede che l’inquilina di Palazzo Chigi riferisca alle Camere.
I due comici russi hanno all’attivo una lunga serie di scherzi. Riescono a superare le barriere istituzionali e a contattare leader internazionale e figure di primo piano. In genere, nel mirino finiscono figure che hanno posizioni critiche o distanti rispetto alla Russia. Per questo, Vovan & Lexus vengono considerati uno strumento del Cremlino funzionale agli interessi di Mosca e dei servizi, a cominciare dall’Fsb, la principale agenzia di sicurezza. Loro negano di essere al servizio del presidente russo Vladimir Putin.
La carriera del duo comincia nel 2014 con una telefonata all’allora presidente della Moldova Nicolae Timofti. Vovan e Lexus spaziano da politica a spettacolo. Così nel 2015 tra le vittime spunta anche Elton John. Al cantante arriva addirittura una telefonata di Vladimir Putin. La discussione sui diritti dei gay in Russia spinge l’artista britannico a pubblicare un post entusiasta sui social. Tocca al vero Putin chiamare il cantante e spiegare che è stato uno scherzo di due ‘mattacchioni’ senza scrupoli.
La lista si allunga: vengono beffati l’ultimo presidente sovietico Mikhail Gorbachev e il senatore Usa repubblicano John McCain. Nel 2016 il colpaccio con lo scherzo al presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che ‘abbocca’ alla finta telefonata dei leader ucraini Petro Poroshenko e Arseniy Yatsenyuk. L’imitazione di Poroshenko è particolarmente azzeccata, se è vero che ci casca nel 2019 anche il presidente della Nord Macedonia, Zoran Zaev.
Nel 2019 la coppia si interessa al Venezuela. A Juan Guaidò, leader dell’opposizione al regime di Nicolas Maduro, arriva la telefonata del sedicente presidente svizzero Ueli Maurer. I comici provano a prendere in castagna anche Elliott Abrams, rappresentante speciale degli Usa per il Venezuela, e cercano di convincerlo ad esporsi su un intervento militare americano nel Paese. In questo caso la missione fallisce. Vovan e Lexus nel 2020 si trasformano nell’attivista ambientale Greta Thunberg, con papà accanto, per parlare col principe Harry e con il premier canadese Justin Trudeau.
Nel 2020, anno delle elezioni presidenziali Usa che sanciscono la vittoria del democratico Joe Biden contro lo sfidante repubblicano Donald Trump, il duo è particolarmente attivo sul fronte americano. Ecco le telefonate a Bernie Sanders, senatore dem in lizza alle primarie, e a Kamala Harris, destinata a diventare vicepresidente di Biden.
A novembre 2022, con la guerra tra Ucraina e Russia in corso da mesi, si spacciano per il presidente francese Emmanuel Macron e entrano in contatto con l’omologo polacco Andrzej Duda, che mangia la foglia e chiude la conversazione. Nella rete cade anche la scrittrice autrice della saga di Harry Potter, Joanne Rowling, che crede di parlare su Zoom con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. A febbraio di quest’anno, torna il collaudato finto Porosheenko che tiene al telefono Angela Merkel per parlare di Ucraina. Poche settimane dopo, un falso Zelensky chiama Christine Lagarde, la presidente della Banca centrale europea.
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