Come prevedibile, nel corso del XIX Congresso della Cgil, svolto a Rimini, sono emerse delle profonde divergenze tra le posizioni del sindacato e quelle della premier Giorgia Meloni. Lo ha rilevato anche Maurizio Landini, il segretario generale della Cgil. “Solo attraverso una seria riforma si determinano le condizioni di un nuovo patto di cittadinanza e si creano le condizioni per investimenti in settori strategici. Quindi abbiamo ascoltato le riflessioni del premier Meloni, ma abbiamo registrato diversità molto consistenti. Su quella base non c’è possibilità di confronto e discussione ed è evidente che sulle nostre richieste costruiremo una mobilitazione che non escluderà nulla, neppure lo sciopero. Lo vogliamo fare insieme a Cisl e Uil, ne discuteremo la prossima settimana. C’è già un incontro fissato”, ha dichiarato chiudendo il congresso della Cgil.
“Non so come finirà questa battaglia, ma la forza viene dall’unità”, ha poi sottolineato Landini. “Al governo e alle forze politiche lo diciamo in modo chiaro: noi non ci fermeremo e non accetteremo che sia il lavoro a pagare più di tutti, vogliamo cambiare questo Paese e lo diremo anche a Cisl e Uil per farlo insieme a loro e ai lavoratori”. Il segretario generale della Cgil ha evidenziato che non c’è granché da perdere in questa battaglia. Le pensioni sono pressoché assenti, la disoccupazione è alle stelle e spesso i compensi non bastano ad arrivare alla fine del mese. “La vera paura che dovremmo avere è quella di non aprire questa discussione”.
“Meloni ha confermato scelte che non condividiamo e sulle quali il Governo non ha discusso con noi” ha osservato Landini. Ha poi parlato di un esecutivo che sembra non ritenere necessari i lavoratori. “Noi dimostreremo il contrario non con le parole, ma con i fatti della maggioranza dei lavoratori”. Per affrontare questa battaglia la Cgil deve evitare di commettere di nuovo l’errore di presunzione che in passato l’ha portata a sottovalutare le motivazioni degli astensionisti o di chi ha votato a destra. “In quanto sindacati noi le persone non le rappresentiamo per quello che hanno votato, ma perché tutti hanno diritto di lavorare e vivere dignitosamente”.
Landini ha poi ringraziato Meloni per aver ricordato l’importanza del giorno dell’unità nazionale, ma l’ha anche banchettata perché sembra ricordarsi del valore dell’unità solo il certe occasioni. “Come si fa a votare il 16 sull’autonomia differenziata e poi il 16 venire qui a parlare di unità nazionale? Non siamo d’accordo e contrasteremo con tutte le strade possibili questo processo”. Pur riconoscendo di aver “trovato importante che il presidente del Consiglio abbia condannato l’assalto alla nostra sede condotto da forze dell’estrema destra e abbia detto che insieme dobbiamo combattere per respingere la violenza”, Landini ha evidenziato che si potrebbe fare di più. “Se si vuole condannare davvero l’atto, allora si applichi la Costituzione e si sciolgano le forze che si richiamano a fascismo. Un atto simile parlerebbe molto più di tante dichiarazioni che si potrebbero fare e rimetterebbe al centro la Costituzione”.
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