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Caso Almasri, il governo italiano smentisce di essere indagato dalla CPI

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha manifestato l’intenzione di richiedere chiarimenti alla CPI riguardo alle anomalie nelle procedure di arresto di Almasri

La questione del caso Almasri continua a sollevare interrogativi e dibattiti sia in Italia che a livello internazionale. L’ex generale libico, accusato di omicidi, torture, stupri e altri gravi crimini, è stato rimpatriato dal Governo italiano il 21 gennaio, pochi giorni dopo essere stato arrestato per ottemperare a un mandato d’arresto internazionale emesso dalla Corte penale internazionale. Recentemente, il quotidiano Avvenire ha riportato la notizia di una comunicazione inviata alla Corte penale internazionale (CPI) da un cittadino sudanese, il quale ha denunciato di essere stato torturato da Almasri. Ciò ha portato a speculazioni su un possibile procedimento contro il governo italiano, accusato di ostacolare la giustizia. Tuttavia, l’esecutivo ha smentito tali affermazioni, chiarendo la situazione.

La posizione del governo italiano

Il governo italiano ha affermato che non esiste alcun procedimento formale in corso contro di esso da parte della CPI. Fonti governative hanno specificato che il procuratore della CPI non ha ricevuto alcuna denuncia ufficiale dal cittadino sudanese, il quale ha inviato una mail all’ufficio del procuratore. Le comunicazioni alla CPI sono numerose e vengono esaminate con attenzione. Solo quelle ritenute fondate possono dar vita a un procedimento, il quale richiede tempo e solitamente rimane riservato fino a nuove comunicazioni.

Le dichiarazioni dei politici italiani sul caso Almasri

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha manifestato l’intenzione di richiedere chiarimenti alla CPI riguardo alle anomalie nelle procedure di arresto di Almasri. “Credo che a questo mondo tutti indaghino un po’ su tutto. Noi abbiamo fiducia nella giustizia umana. Postulo la giustizia divina proprio perché la giustizia umana spesso è fallibile, ma accontentiamoci di quella che abbiamo e vediamo come va”, ha osservato il Guardasigilli.

Nonostante il governo difenda la propria posizione, la notizia ha sollevato interrogativi sulla trasparenza e sull’efficacia del sistema giudiziario internazionale. Inoltre, il cittadino sudanese ha accusato la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e i ministri Nordio e Piantedosi di abuso di potere per non aver consegnato Almasri alla Corte. Questi sviluppi hanno attirato l’attenzione di politici e osservatori internazionali, sollevando dubbi sul rispetto degli obblighi internazionali da parte dell’Italia.

Le implicazioni internazionali del caso Almasri

Il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha suggerito che potrebbe essere necessaria un’inchiesta sulla CPI, chiedendo chiarimenti sulla gestione del caso. Tajani ha ribadito che “l”atto inviato all’Italia era nullo”, confermando la posizione del ministro Nordio. Queste dichiarazioni evidenziano la preoccupazione del governo riguardo alla gestione del caso Almasri e una certa tensione nei rapporti con le istituzioni internazionali. Il ministro Nordio ha espresso dispiacere per il fatto che un criminale come Almasri non sia stato giudicato a causa di violazioni formali delle procedure. Ha sottolineato che la punizione di un torturatore deve avvenire nel rispetto delle regole, altrimenti si rischia di delegittimare il sistema dei tribunali internazionali.

L’importanza della giustizia internazionale

Il caso Almasri ha suscitato un forte interesse politico, con l’opposizione pronta a intervenire. Il Parlamento europeo ha programmato un dibattito per il 11 febbraio a Strasburgo, incentrato sulla protezione del sistema di giustizia internazionale e delle sue istituzioni. I rappresentanti di partiti come il Movimento Cinque Stelle e Sinistra Italiana intendono portare in Europa il caso di Almasri, evidenziando preoccupazioni sui diritti umani e sulla necessità di una giustizia equa e imparziale.

Per approfondire: Caso Almasri: come funziona il segreto di Stato?

Redazione

La redazione di newsby è composta da giornalisti e video giornalisti attivi su tutto il territorio nazionale, con presidi su Roma, Milano, Torino, Napoli e, all’estero, a Bruxelles/Strasburgo per i lavori del Parlamento Europeo.

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