Da oggi la cannabis light diventa una sostanza stupefacente. Almeno quella per uso orale, ovvero l’olio di cannabidiolo (Cbd). E come tale non potrà più essere venduto in tabaccheria, in erboristeria o nei negozi specializzati, ma dovrà essere acquistato nelle farmacie dietro presentazione di una prescrizione medica non ripetibile.
La stretta alla cannabis light arriva dopo l‘entrata in vigore del decreto con cui il ministro della Salute Orazio Schillaci ha revocato la sospensione di un atto identico che il suo precedessore, Roberto Speranza, nel 2020 aveva emanato e poi congelato sotto la pressione delle proteste di associazioni, commercianti e imprenditori: il decreto che ha inserito la Cbc per uso orale nella tabella dei medicinali con effetti psicotropi e stupefacenti allegata al Testo unico sulle droghe.
Cosa cambia da oggi
Dunque da oggi vengono di nuovo qualificati come sostanza stupefacente i prodotti a base di cannabidiolo, un olio estratto della canapa indiana. E viene considerato illecito qualunque uso non farmacologico degli estratti di cannabis, comprese le destinazioni ammesse dalla normativa italiana e europea sulla canapa industriale, quali per esempio l’uso del Cbd per la preparazione di alimenti, aromi o cosmetici.
Resta consentita la vendita di fiori di cannabis da fumare, contenenti il Cbd, ma non il tetraidrocannabinolo (Thc), principio attivo della marijuana.
Subito dopo la pubblicazione del decreto, lo scorso 21 agosto, nella Gazzetta ufficiale è arrivato il plaudo di Antonio Pignataro, dirigente generale della polizia di Stato e consulente del Dipartimento politiche antidroga di Palazzo Chigi. “La mia battaglia fatta con perseveranza e con tanta sofferenza non è stata vana: con questo risultato possiamo salvare la vita e tutelare la salute di tanti ragazzi“.
Dalle sue indagini condotte come questore di Macerata era partito il procedimento che ha portato le Sezioni Unite della Cassazione a stabilire che per la classificazione della cannabis quale sostanza stupefacente non sia rilevante la quantità di principio attivo (Thc) in essa contenuto.
Radicali: “Follia proibizionista, 12mila posti a rischio”
Di tutt’altro tono la reazione di Riccardo Magi, segretario di +Europa: “Un governo davvero stupefacente. Nonostante il fallimento del proibizionismo sulla cannabis sia ormai acclarato e sempre più Paesi decidono di legalizzare, in Italia l’esecutivo Meloni si accanisce persino contro il Cbd”, ha scritto sui propri canali social.
Dal governo Meloni arriva “l’ennesimo accanimento nei confronti di un settore, quello della cannabis light, in forte crescita nel nostro Paese come nel resto d’Europa ma purtroppo ostacolato da regole stringenti e sempre meno chiare”, osserva ancora Magi. “Con buona pace di tutti quei 12mila commercianti di cannabis light”.
Per l’Oms la cannabis light non è uno stupefacente
Il provvedimento di fatto di pone in contrapposizione con una sentenza del 2020 della Corte di Giustizia dell’Ue e con il recente parere dell’Organizzazione mondiale della sanità, che non considera la sostanza uno stupefacente perché non crea dipendenza e non provoca danni alla salute.
“Questa classificazione quindi non solo è priva di fondamento scientifico, ma può avere gravi ripercussioni per l’Italia sul panorama europeo e internazionale”, osserva Giulia Crivellini di Radicali Italiani.
L’anomalia italiana
L’Italia dunque va controcorrente rispetto agli altri Paesi. Come spiega Federcanapa, che raccoglie imprese, esperti e associazioni del settore, “sul piano farmacologico la posizione del ministero italiano è in antitesi con le decisioni assunte dalle analoghe autorità tedesche, inglesi e francesi” e “in contrasto con la normativa comunitaria in materia di organizzazione del mercato comune e di antitrust”.
Un altro aspetto “illogico”, nota ancora l’associazione, riguarda l’importazione dei prodotti a base di cannabidiolo. Il governo infatti, mentre vieta la produzione interna, “non potrà impedire la libera circolazione in Italia di alimenti e cosmetici al Cbd prodotti legalmente in altri Paesi europei ed è destinata a danneggiare unicamente i produttori nazionali”.
Nel mirino l’intera filiera?
Il timore è che questo sia solo il primo passo per togliere di mezzo l’intera filiera della cannabis light. Obiettivo dichiarato della destra, a cominciare dalla Lega di Matteo Salvini, che da anni conduce la propria crociata contro i negozi di cannabis light e nel 2019, da ministro dell’Interno, aveva detto di volerli “sigillare uno per uno”.
Federcanapa dal canto suo ha già fatto sapere che “valuterà nei prossimi giorni le azioni più efficaci” da intraprendere insieme agli operatori del settore contro la decisione del governo.