La telenovela del commissario alla Sanità per la Calabria non è ancora finita: è saltata, infatti, anche l’ipotesi che a rivestire l’incarico fosse Agostino Miozzo. Il chirurgo, coordinatore del comitato tecnico scientifico, con un curriculum internazionale, avrebbe chiesto a Giuseppe Conte di poter essere investito del ruolo avendo poteri in deroga, ma la sua condizione sarebbe stata ritenuta non ricevibile. Poche ore fa, a una domanda precisa mentre era ospite di Radio Capital, aveva detto: “Io commissario in Calabria insieme a Gino Strada? No comment, io non smentisco niente. Posso solo dire che voglio molto bene a Gino Strada, abbiamo lavorato molto bene insieme”.
Quello di Miozzo è solo l’ultimo nome a sfumare. Solamente due giorni fa con una serie di veti incrociati non erano andati a buon fine né la candidatura di Narciso Mostarda, medico che dirige la Asl Roma 6, né quello di Luigi Varratta, già prefetto a Reggio Calabria. Senza dimenticare le dimissioni e il passo indietro di Eugenio Gaudio. Il presidente del Consiglio sperava di chiudere la partita a inizio della scorsa settimana, ma mercoledì dopo un confronto durato ore non era riuscito sciogliere il nodo.
Resta così ancora aperta una vicenda cominciata tre settimane fa con l’addio dell’ex generale Saverio Cotticelli, costretto a un passo indietro per l’intervista a Titolo V, su Rai3, nella quale aveva riferito di non sapere che toccasse a lui attuare il piano per fronteggiare la pandemia. Poi c’erano state le dimissioni di Giuseppe Zuccatelli, uomo storicamente molto vicino a Bersani ed ex candidato per Liberi e Uguali nel 2018.
Quest’ultimo era stato travolto dalle polemiche per un video del maggio scorso in cui diceva che “la mascherina non serve a un ca**o”. Frase che prima aveva ritrattato, salvo poi smentire la sua stessa retromarcia con un link di ImolaOggi inviato alla Rai. Per sostituire Zuccatelli era quindi emerso con insistenza il nome di Gino Strada, apprezzato dal Movimento 5 stelle e osteggiato dai vertici della Regione. Alla fine però per il fondatore di Emergency il governo avrebbe preferito un ruolo esterno.
Infine la rinuncia lampo dell’ex rettore della Sapienza Eugenio Gaudio. Palazzo Chigi aveva puntato allora sul medico cosentino ed ex rettore dell’università La Sapienza, ma a meno di 24 ore dalla sua nomina da parte del Consiglio dei ministri aveva rinunciato all’incarico, spiegando a Repubblica che la moglie “non ha intenzione di trasferirsi a Catanzaro”. Per giorni era stata vagliata l’ipotesi dell’ex investigatore di Mani Pulite Federico d’Andrea, ma non se n’era fatto più nulla. Prima del recente passo indietro di Agostino Miozzo.
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