Semaforo verde del Garante della privacy sulla pubblicazione di nomi e cognomi dei deputati che hanno fatto richiesta del bonus 600 euro. La decisione è arrivata dopo le polemiche degli ultimi giorni e l’indignazione di tutto il mondo politico italiano. Fino ad ora erano stati molti gli appelli, da parte degli schieramenti politici sia di maggioranza sia di opposizione, affinché si potessero pubblicare i nomi dei soggetti coinvolti. Dai rappresentanti delle istituzioni era arrivato anche l’invito ad uscire allo scoperto in prima persona, un appello rimasto però inascoltato.
La conferma e la spiegazione del Garante
Secondo il Garante non ci sono ostacoli legali alla pubblicazione dei nomi, “laddove, come in questo caso, da ciò non possa evincersi, in particolare, una condizione di disagio economico-sociale dell’interessato”. A maggior ragione, spiega il Garante, se si tratta di soggetti che esercitano una funzione pubblica. Queste, quindi, le linee guida riportate nella nota pubblicata sul sito ufficiale dell’Autorità.
All’annuncio del via libera alla pubblicazione dei nomi si aggiunge, inoltre, quello relativo all’apertura di un’istruttoria. Il Garante, infatti, vuole far luce sulla metodologia seguita dall’Inps nell’assegnazione del bonus riservato alle partite Iva.
Una decisione in linea con la legge
L’Autorità Garante per la protezione dei dati personali è stata istituita dalla legge 675/1996 e regolamentata successivamente dal Codice in materia di protezione dei dati personali (legge 196/2003). Il suo presidente, dal 29 luglio 2020, è il giurista Pasquale Stanzione. La decisione di dare il via libera alla pubblicazione dei nomi riflette lo spirito della legge sulla privacy. In questo caso specifico, difende i dati sensibili dalla diffusione impropria ma permette alla trasparenza di prevalere sulla riservatezza.
Il motivo è da ricercare nelle condizioni economiche dei parlamentari che, come confermato dalla nota dell’Autorità, non possono dimostrare una condizione di disagio economico-sociale. Diverso, invece, il caso degli amministratori locali: non ricevendo stipendi equiparabili a quelli dei parlamentari (i consiglieri comunali delle città più piccole non sono stipendiati, ad esempio, e ricevono dei ‘gettoni di presenza’) e potrebbero versare in difficoltà economiche: in quel caso la pubblicazione dei nomi, secondo le linee guida indicate dal Garante, non può essere consentita.