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Benetton, il fondatore Luciano lascia l’azienda: “Buco da 100 milioni”

Luciano Benetton in un’intervista: “Adesso occorre guardare avanti, nei prossimi mesi sarà fatto un piano per il futuro”

Colpo di scena in casa Benetton: il fondatore dell’impero dei maglioncini colorati e tornato alla presidenza del Benetton Group sette anni fa per risollevarne le sorti, Luciano Benettonsi è dimesso.

Lo ha annunciato in un’intervista rilasciata sabato 25 maggio al Corriere della Sera spiegando di “esser stato tradito” dai manager e accusando, senza nominarlo, l’amministratore delegato Massimo Renon di aver nascosto un buco da 100 milioni di euro nei conti del 2023.

Queste accuse pesanti sembrano più uno sfogo amaro di chi, già nel 2018, definiva il deteriorarsi della situazione del gruppo come un “dolore intollerabile”.

Non sembra che questa presa di posizione porterà a una futura azione di responsabilità nei confronti del CEO da parte del consiglio, che include altri membri della famiglia Benetton e figure di spicco di Edizione, anche se la vicenda potrebbe finire in tribunale.

Edizione, la cassaforte di famiglia, ha un valore di quasi 13 miliardi di euro e controlla un gruppo ormai diversificato.

Oltre all’abbigliamento, le attività spaziano dalle concessioni (Mundys con Adr e Abertis) alla ristorazione (Avolta, ex Autogrill-Dufry), dalla finanza (Generali e Mediobanca) alle telecomunicazioni (Cellnex).

Benetton, il fondatore Luciano lascia l’azienda

Oltre al fondatore, siedono nel consiglio anche Christian Benetton (terzogenito dello scomparso Carlo), Carlo Bertagnin Benetton (quartogenito di Giuliana) ed Ermanno Boffa, marito di Sabrina Benetton (secondogenita di Gilberto, scomparso sempre nel 2018).

Christian Benetton, Carlo Bertagnin Benetton ed Ermanno Boffa sono consiglieri anche del board di Edizione, al piano di sopra della catena societaria. In cda c’è anche Christian Coco, direttore investimenti sempre della cassaforte nordestina. Renon era arrivato sulla tolda di comando di Benetton Group ad aprile 2020, da Marcolin, azienda di occhiali che fa parte sempre dell’operoso Veneto.

Addio di Luciano Benetton, non sapeva di un buco di 100 milioni dell’azienda – ANSA – Newsby.it

 

“Mi sono fidato e ho sbagliato. Sono stato tradito nel vero senso della parola. Qualche mese fa ho capito che c’era qualche cosa che non andava. Che la fotografia del gruppo che ci ripetevano nei consigli di amministrazione i vertici manageriali non era reale”, esordisce l’89enne imprenditore che nel 1965 assieme alla sorella Giuliana e ai due fratelli Gilberto e Carlo aveva dato vita al gruppo dell’abbigliamento e che poi Gilberto ha diversificato.

“Sono uscito dall’azienda nel 2012 con la società in salute, con un fatturato di 2 miliardi (nel 2022 dimezzato intorno al miliardo, ndr) e in utile, anche se la logica dice che si può sempre fare meglio. Solo dopo una forte insistenza da parte di mio fratello Gilberto – aggiunge – ho deciso di rientrare nel 2018, poco prima della sua scomparsa. Edizione non era riuscita a trovare una compagine manageriale di qualità. La società perdeva parecchio e appena rientrato cerco di risolvere gli errori più evidenti, verso la fine del 2019 mi suggeriscono una candidatura per il ruolo di amministratore delegato”.

La mia funzione in quel momento, racconta ancora, “era quella di tutor per portare ad autonomia manageriale la società. Avessi avuto vent’anni in meno mi sarei impegnato in prima persona. La scelta cade su un candidato che viene dalla montagna, mi fa simpatia, mi dico “scarpe grosse cervello fino”, si presenta con apparente volontà di capire e farsi carico dei problemi, compresa la compagine manageriale da integrare”.

Ma dopo aver ricevuto referenze negative su Renon e lo spostamento al 2023 del pareggio di bilancio Benetton spiega che nel “settembre del ’23 viene accennato a qualche problema ma in modo tenue. E sembrava tutto sotto controllo. Mentre riceviamo in consiglio questi primi segnali, dati in modo assolutamente non preoccupato da parte loro – sottolinea ancora – mi accorgo che i numeri non mi tornano e che il problema va ben oltre a quanto hanno dichiarato a settembre”.

In uno dei consigli dei mesi successivi, aggiunge, “scoppia la bomba, di questo si tratta. Presentano d’improvviso un buco di bilancio drammatico, uno shock che ci lascia senza fiato: Saremo attorno ai 100 milioni. Comunque tutto quello che è emerso e sta emergendo da settembre ’23 è una vergogna”.

E conclude, lasciando presagire tagli che ricadranno anche sui lavoratori: “Adesso occorre guardare avanti. Nei prossimi mesi sarà elaborato un piano per il futuro. Abbiamo perso quattro anni, e questo rende tutto più difficile, non avendo la bacchetta magica. Purtroppo ci saranno sacrifici da fare. Posso dire che sarà messo il massimo impegno per ritrovare l’energia dei tempi migliori e dare nuova linfa a questo brand, che rappresenta così tanto per la nostra famiglia e che porta il nostro nome. Per fortuna avevamo deciso di ritirare da tempo la Benetton dalla borsa, quindi i rischi imprenditoriali erano e sono tutti a carico della famiglia. Ma ancora una volta, per la mia storia, per quello che significa la società, per i dipendenti, le famiglie, e i tanti che entrano fiduciosi nei negozi dalla Moldavia a Parigi, da Nuova Delhi a Los Angeles, prima di lasciare il gruppo intendo spiegare con la trasparenza che mi caratterizza cosa è successo, senza sottrarmi alle mie responsabilità”.

“Non commento l’argomento. Mi sto organizzando con i miei legali per una risposta strutturata” ha commentato con una risposta secca Renon.

I problemi c’erano già da una decade

I problemi di Benetton Group risalgono a tempi lontani, con l’arrivo sul mercato del fast fashion e dei colossi Zara e H&M, che hanno progressivamente eroso le quote di mercato del gruppo italiano.

Nel 2012, dopo 26 anni, Benetton ha detto addio alla borsa, con una capitalizzazione già ai minimi dagli anni ’90 e utili in calo dal 2008. Ci sono stati tentativi di riposizionamento nel segmento bambini e giovanissimi, ma senza successo.

Negozio della Benetton – Wikimedia Commons @Marek Slusarczyk – Newsby.it

 

La verità è che il modello di business di Benetton Group è strutturalmente in perdita. Nel frattempo, i costi, tra affitti e approvvigionamento di materie prime, sono diventati insostenibili.

La gestione dei negozi, presente in 80 Paesi con più di 3.700 punti vendita, è rimasta in franchising, a differenza della presa diretta dei competitor Zara e H&M.

Negli ultimi due anni, la guerra alle porte dell’Europa (i negozi Benetton sono presenti anche in Russia e nell’area dell’ex Europa dell’Est) ha contribuito a rallentare i piani di rilancio.

Il management aveva presentato un piano nel 2020 che prevedeva un pareggio nel 2023 e cash flow positivi nel triennio successivo. Invece, si è generata una nuova perdita a otto zeri.

Nel 2022 l’azienda ha chiuso con una perdita di 81 milioni di euro, mentre nel 2021 il bilancio aveva registrato un rosso di 112 milioni.

Queste perdite hanno richiesto interventi da parte dell’azionista Edizione, con iniezioni di capitale di circa cento milioni all’anno, portando il conto cumulato dei risultati negativi a superare il miliardo, con il primo rosso registrato già nel 2013.

Il Covid ha colpito duramente il settore retail, costringendo Benetton a posticipare il piano triennale per il pareggio al 2023, obiettivo ancora una volta fallito.

Questo ha portato al sorprendente sfogo amaro del fondatore e alla probabile necessità di una nuova iniezione di risorse da parte della cassaforte familiare, seguita dall’arrivo di un nuovo management.

Negli ultimi 10 anni ci sono stati molti cambiamenti al vertice: anche Alessandro Benetton, il secondogenito di Luciano, ora a capo di Edizione, ha provato a risollevare l’azienda, ma è entrato in conflitto con il padre e la famiglia sulla visione strategica del business.

Il bilancio 2023 non è stato ancora diffuso, e il 18 giugno è prevista l’assemblea di Benetton Group in cui emergeranno nuovi dettagli.

Non ci sono ancora nomi su chi potrebbe assumere il ruolo di presidente e amministratore delegato, ma un prossimo consiglio di amministrazione di Edizione inizierà a discuterne.

La gestione della discontinuità, come già avvenuto con Atlantia, Telepass, Autogrill e Cellnex, sarà probabilmente affidata ad Alessandro Benetton.

Giulia De Sanctis

Laureata in Comunicazione e Valorizzazione del Patrimonio Artistico Contemporaneo, collaboro attivamente con riviste e testate web del settore culturale, enogastronomico, tempo libero e attualità.

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