Il tempo vola e oggi, 22 ottobre 2021, ricorre il quarto anniversario del referendum per l’autonomia regionale di Lombardia e Veneto. Politicamente parlando: un’era geologica. Se Luca Zaia è rimasto saldamente alla guida della propria Regione, da allora in terra lombarda il presidente è cambiato: da Roberto Maroni ad Attilio Fontana. In ambito nazionale sono cambiati quattro governi e la pandemia ha certamente messo il tema momentaneamente in uno sgabuzzino. Ma a che punto è il dossier?
“Il cantiere sull’attuazione del regionalismo differenziato non si è mai fermato”, assicura ministro degli Affari Regionali, Mariastella Gelmini. “Il Governo è ben consapevole della richiesta di maggiori competenze che quattro anni fa i cittadini di Veneto e Lombardia hanno espresso attraverso un referendum e che altre Regioni, a cominciare dall’Emilia Romagna, hanno avanzato in altri modi. Non è un caso se fra i ‘Collegati’ alla Legge di Bilancio di quest’anno c’è anche la legge quadro sull’autonomia regionale”.
A dire la verità la legge compariva tra i “Collegati” anche nelle manovre 2020, 2019 e 2018. Quindi la sua presenza in quel lungo elenco di desiderata non è di per sé garanzia del fatto che verrà approvata entro la fine della legislatura. Ossia il 2023. Sempreché Mario Draghi non voglia diventare il Presidente della Repubblica nel prossimo febbraio. Se la riforma vedrà la luce, dunque, sarà solo perché l’esecutivo, le forze politiche di maggioranza e pure quelle di minoranza, stante la delicatezza dell’argomento, vorranno portarla a compimento. Una volta che i tecnici avranno completato il testo della legge quadro e dell’intesa.
I due atti di cui si compone la devoluzione delle competenze dallo Stato alla Regione (la legge quadro e l’intesa appunto) stanno procedendo di pari passo, su binari paralleli. Almeno per quel che riguarda le tre Regioni partite per prime: Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. La commissione di esperti nominata da Gelmini e presieduta dal professor Beniamino Caravita di Toritto aveva un obiettivo primario. Ovvero evitare che la legge quadro, una volta approvata dal parlamento, costringesse le Regioni a ricominciare l’iter daccapo.
La prossima settimana inizieranno gli incontri più importanti sull’Autonomia regionale. quelli tra i tecnici del ministero degli Affari regionali e i colleghi del ministero dell’Economia che dovranno predisporre l’architettura finanziaria dell’autonomia, l’aspetto più complicato dell’intera riforma. In generale, non pare fondata l’ipotesi che Lombardia Veneto possano avere tutte e subito le 23 materie. Più facilmente si partirà da un nucleo ristretto, in grado di garantire ugualmente sburocratizzazione, semplificazione ed efficienze.
Chiarito anche l’iter che sarà seguito: il parlamento approverà la legge quadro, al ministero confidano dopo la sessione di bilancio, tra gennaio e febbraio; Regione e Stato sigleranno una pre-intesa (su cui le parti sono già al lavoro); la pre-intesa verrà trasmessa alle commissioni competenti di Camera e Senato, che potranno proporre modifiche non vincolanti ma che sarà comunque bene tenere nella giusta considerazione; Stato e Regione chiuderanno l’intesa definitiva; quest’ultima sarà approvata dal parlamento a maggioranza assoluta dei suoi componenti.
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