Il deputato eletto nel collegio uninominale del Trentino-Alto Adige aveva comunicato di aver “presentato con effetto immediato le dimissioni dal gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia” e anticipato che “alla ripresa dei lavori, insieme alla mia famiglia politica, valuterò la mia prossima collocazione, che sarà guidata dai valori della moderazione e del cattolicesimo liberale”.
“La mia decisione – spiega – è il risultato di un lungo percorso di dissenso politico all’interno del partito, nato dalla necessità di difendere gli interessi della mia Provincia Autonoma contro la tendenza accentratrice del partito. Ho inoltre sollecitato più volte chiarezza su alcuni temi importanti, che, da cattolico, considero fondamentali, ma non ho sempre ricevuto le risposte che speravo. Ho cercato di avviare un dibattito, ma le mie sollecitazioni sono rimaste inascoltate”.
“L’unica risposta – aggiunge De Bertoldi – è arrivata dai Probiviri, con un’indagine strumentale e priva di fondamento, su questioni che ho già chiarito in modo esauriente”. “Oggi leggo che ci sarebbe un provvedimento di espulsione. La mia libertà politica e professionale mi ha portato a prendere una decisione definitiva che non può più essere rimandata. Su questa vicenda, sono pronto ad agire in ogni sede opportuna – avverte – per tutelare la mia reputazione e la mia integrità personale e professionale”.
“Il fatto che un esponente di rilievo nazionale di Fratelli d’Italia possa trovarsi in situazioni di potenziale inopportunità nei propri rapporti professionali o di presunto conflitto di interessi danneggerebbe inevitabilmente l’immagine del partito, che fonda le proprie battaglie valoriali sulla trasparenza e l’integrità delle condotte, in contrasto con il diffuso malcostume nazionale.”
Questo passaggio rappresenta probabilmente il nucleo centrale della sanzione imposta dai Probiviri di Fratelli d’Italia – la Commissione Nazionale di Disciplina e Garanzia-Collegio di Disciplina, per maggiore precisione – nei confronti di De Bertoldi.
La decisione è stata presa già al termine della seduta del 9 agosto, a seguito di un ricorso presentato a giugno da Giovanni Donzelli, deputato e responsabile dell’Organizzazione FdI.
A quanto si apprende, un consigliere regionale di FdI della Toscana aveva segnalato che alcuni imprenditori si erano inizialmente rivolti a lui – che li aveva indirizzati ai canali istituzionali – e successivamente a De Bertoldi, il quale avrebbe invece offerto la propria disponibilità, previa stipula di un contratto di consulenza professionale con il suo studio associato di commercialisti.
L’esposto era accompagnato da un contratto, anche se non firmato, che chiamava in causa lo stesso De Bertoldi e il suo studio professionale. Le spiegazioni fornite da De Bertoldi non hanno convinto la Commissione, che ha contestato il fatto che quel contratto aveva “generato benefici economici per lo studio stesso, di cui l’on. De Bertoldi è socio e amministratore.
Pertanto, la presunta estraneità dell’on. De Bertoldi dalla vicenda, anche se limitata all’aspetto operativo, non esclude comunque il coinvolgimento economico, almeno in modo indiretto, dato che i proventi dell’attività avrebbero inciso sul fatturato dello studio stesso, a vantaggio di tutti i soci”.
Da qui si ritorna agli aspetti più politici della questione disciplinare, sottolineando che “dal punto di vista strettamente disciplinare, il Codice Etico di Fratelli d’Italia è estremamente rigoroso nel richiedere che i suoi iscritti mantengano una condotta non solo esente da censure, ma che non lasci neppure il sospetto di comportamenti inopportuni o sconvenienti. Questo vale per tutti gli iscritti e, in misura ancora maggiore, per chi è stato eletto e rappresenta il partito in contesti istituzionali, specialmente a livello nazionale. Gli articoli 2, 3, 4 e 5 del Codice sono specificamente volti a prevenire tali comportamenti, mentre l’articolo 6 si focalizza sul conflitto di interessi che può coinvolgere coloro che, eletti in ruoli istituzionali, devono evitare di operare in situazioni di questo tipo”.
Inoltre, come si legge nella sentenza firmata da Roberto De Chiara, Filippo Milone e Giuseppe Corona, rispettivamente presidente e consiglieri della Commissione di Garanzia, “non si possono ignorare i rischi che tali situazioni possano arrecare a danno di Fratelli d’Italia. Se il codice etico stabilisce principi valoriali che tutti gli iscritti devono rispettare, ciò avviene non solo nell’interesse individuale, ma anche in quello, superiore, del partito, che può essere danneggiato nella propria immagine e reputazione da condotte screditanti attribuibili a un singolo”. Pertanto, è stata disposta “l’espulsione dal partito con effetto immediato” e il provvedimento è “immediatamente esecutivo”.