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POLITICA

Alluvione in Emilia Romagna, Fdi punta il dito verso Bonaccini: “Cos’ha fatto per evitare un altro disastro”?

“Ora capiamo il motivo per il quale sono scappati in Europa, dopo aver sparato addosso al governo, cosa hanno fatto? Le opere di prevenzione dove sono?” ha attaccato il centrodestra

L’Emilia-Romagna, ancora una volta, si trova ad affrontare un incubo che ormai sembra ripetersi tragicamente: l’alluvione. È la terza in soli sedici mesi, e la provincia di Ravenna, già pesantemente colpita in passato, si trova nuovamente in ginocchio. Tra le località maggiormente danneggiate c’è Faenza, che finisce nuovamente sott’acqua. Ma la situazione preoccupa anche altri centri della zona, come Bagnacavallo e Lugo, mentre il fiume Senio ha rotto gli argini a Cotignola, provocando interventi di emergenza. In quest’ultima località sono state salvate cinque persone grazie all’elicottero. Anche altri comuni, come Modigliana e Castrocaro nella provincia di Forlì-Cesena, sono stati messi in ginocchio dalla furia delle acque, e Castel Bolognese ha subito ingenti danni. I numeri sono impressionanti: migliaia di sfollati, chiusura della Statale 16 Adriatica e blocco della circolazione ferroviaria su cinque linee diverse.

Tra alluvione ed elezioni

A complicare ulteriormente il quadro vi sono le imminenti elezioni regionali in Emilia-Romagna, previste per il 17 e 18 novembre. Le polemiche non hanno tardato ad arrivare, con il governo regionale al centro delle critiche. Stefano Bonaccini, ex presidente della Regione e ora parlamentare europeo, e Michele De Pascale, attuale sindaco di Ravenna e candidato per la presidenza della Regione per il centrosinistra, sono finiti nel mirino di Fratelli d’Italia. Alberto Ferrero, responsabile provinciale ravennate del partito, ha lanciato pesanti accuse: “A distanza di un anno e mezzo ritorna l’incubo dell’alluvione in Romagna. Ma i vari Bonaccini, che ora capiamo il motivo per il quale sono scappati in Europa, i vari De Pascale, che per mesi hanno sparato addosso al governo, cosa hanno fatto? Le opere di prevenzione dove sono? A parte la pulizia degli alvei effettuata con i fondi della struttura commissariale, cosa altro è stato fatto?”.

Immagine | Ansa @Emanuele Valeri – Newsby.it

Ferrero ha sottolineato come gli amministratori di sinistra abbiano sottovalutato il rischio, fidandosi delle previsioni che indicavano tempi di ritorno delle alluvioni molto lunghi. “Credendo che i tempi di ritorno fossero di 200 anni, come alcuni sostenevano, non hanno pensato alla prossima alluvione,” ha concluso Ferrero. Il suo attacco è stato accompagnato dalle dichiarazioni di Alice Buonguerrieri, deputata forlivese di Fratelli d’Italia, che ha annunciato l’intenzione di presentare esposti in Procura e alla Corte dei Conti per accertare eventuali responsabilità. “Ci attendiamo che la magistratura riservi massima attenzione a questa grave situazione,” ha dichiarato la parlamentare. Ha inoltre ricordato che il governo Meloni, dopo l’alluvione del maggio 2023, aveva stanziato 130 milioni di euro per interventi urgenti di difesa idraulica, ma la Regione ne ha spesi solo 49. Buonguerrieri ha anche evidenziato come la Regione non abbia utilizzato nemmeno un euro dei 102 milioni stanziati per la messa in sicurezza della rete idrica. Riguardo a De Pascale, ha affermato che “il governo gli ha riconosciuto 40 milioni di euro per la messa in sicurezza stradale e non ha speso un centesimo. Oggi, questa manifesta incapacità di gestione del territorio ricade di nuovo drammaticamente sulla pelle dei cittadini”.

Priolo: “Basta sciacallaggio”

Alle critiche del centrodestra ha risposto Irene Priolo, presidente facente funzioni della Regione Emilia-Romagna, che ha accusato i suoi avversari di “becero sciacallaggio”. Ha inoltre sottolineato il paradosso delle accuse, considerando che il governo ha voluto mantenere la gestione della ricostruzione post-alluvione a Roma. “È indecente sia dal punto di vista istituzionale che dal punto di vista morale,” ha affermato Priolo, aggiungendo che ciò che realmente serve sono interventi strutturali di ampio respiro, già individuati nel piano di ricostruzione concordato con il Commissario. “Per realizzarlo serviranno molti miliardi di euro e ci aspettiamo che stavolta il governo non rispedisca al mittente queste richieste sacrosante”.

Le accuse di Musumeci

Il ministro della Protezione Civile e delle Politiche del Mare, Nello Musumeci, ha voluto rispondere alle dichiarazioni di Priolo, ricordando che “in questo decennio l’Emilia-Romagna ha avuto assegnati dai governi di Roma 594 milioni di euro” per la lotta contro il dissesto idrogeologico. Ha sottolineato come sia “tra le regioni che hanno maggiormente consumato suolo negli ultimi decenni”. Musumeci ha poi lanciato un appello alla Regione affinché renda noti i dati sull’utilizzo di queste risorse: “Se la Regione Emilia-Romagna potesse fare lo sforzo di farci sapere quante di queste risorse sono state spese, spero tutte o quasi, e se ci facesse la cortesia di dirci quali sono i territori più vulnerabili e quelli sui quali bisogna intervenire, noi da Roma potremmo programmare ulteriori interventi in regime ordinario”.

Nella conferenza stampa a Palazzo Chigi, Musumeci ha poi aggiunto che non si può sempre giustificare la situazione attuale con l’alluvione del 2023, suggerendo che alcuni interventi avrebbero potuto essere fatti in passato. “Forse alcune cose che dovevano essere fatte non sono state fatte,” ha dichiarato, pur specificando che non si tratta di un atto di accusa diretto. Anche il viceministro alle Infrastrutture, Galeazzo Bignami, ha espresso un’opinione simile, distinguendo tra la prevenzione generale e la ricostruzione post-alluvione, ricordando che la realizzazione delle casse di espansione rientra nelle competenze ordinarie della Regione, e non del commissario straordinario Figliuolo. Ha poi criticato la mancanza di collaborazione da parte della Regione, affermando che “benchè sia stato chiesto quattro volte, la Regione non ha mai trasmesso questi dati”.

Redazione

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