Lo sbarco in Normandia viene ricordato come una delle più complesse operazioni militari di sempre: scopriamo di più sul D-Day
Lo sbarco in Normandia è uno degli eventi più iconici e noti della Seconda Guerra Mondiale: il 6 giugno 1944, esattamente 80 anni fa, le forze alleate di Stati Uniti, Regno Unito e Canada sbarcarono in Normandia, nella Francia occupata dai nazisti, nel famoso “D-Day”.
Fu una delle più grandi operazioni militari mai tentate e segnò un punto di svolta nella guerra: dopo una giornata di intensi combattimenti, che costarono 12 mila tra morti e feriti, gli alleati riuscirono a conquistare e mantenere alcune posizioni sulle spiagge, avviando una campagna che si sarebbe conclusa con la resa della Germania nazista undici mesi dopo.
Questo sbarco inaugurò una nuova fase del conflitto in Europa occidentale, dove, dalla resa della Francia alla Germania nel 1940, non c’erano stati più scontri significativi.
Consentì agli alleati – guidati da Stati Uniti, Regno Unito e Unione Sovietica – di aprire un secondo fronte contro la Germania, che in quel momento stava impiegando la maggior parte delle sue truppe in Europa orientale contro l’Unione Sovietica.
I tedeschi furono costretti a ridistribuire molte delle loro truppe dal fronte orientale, dove da tre anni si combattevano alcune delle battaglie più dure e sanguinose della guerra.
Un precedente tentativo di sbarco alleato, con obiettivi molto più limitati, era stato fatto nel 1942 a Dieppe, sempre in Normandia, ma si era rivelato un fallimento disastroso.
Nel 1943, invece, vi erano stati maggiori successi in Italia, che si era arresa agli alleati nel settembre dello stesso anno dopo lo sbarco in Sicilia, finendo divisa tra una zona controllata dai nazifascisti e una dagli angloamericani.
Tuttavia, il fronte italiano rimase secondario per gli alleati, anche a causa della geografia italiana che limitava l’impiego su larga scala di carri armati e mezzi corazzati, strumenti fondamentali nelle maggiori battaglie della Seconda Guerra Mondiale. La Francia, oltre a essere più vicina alle basi alleate in Gran Bretagna, si prestava molto meglio a queste operazioni su vasta scala.
Ma prima di schierare milioni di uomini nel Nord Europa, gli alleati dovevano aprire la strada sfondando il cosiddetto “Vallo Atlantico”, una serie di fortificazioni che i tedeschi avevano costruito lungo le coste dalla Francia alla Norvegia.
Gli alleati dovevano creare un varco in questa linea difensiva per avviare una campagna più ampia mirata all’occupazione della Germania e alla sconfitta definitiva del regime nazista, che già affrontava difficoltà sul fronte orientale.
Lo sbarco delle truppe britanniche, statunitensi e canadesi fu un’operazione estremamente complessa, con un altissimo numero di morti e feriti sia tra gli alleati che tra i tedeschi.
La Normandia non era il luogo ideale per uno sbarco dalla Gran Bretagna, scelta in parte proprio per questo motivo. I nazisti, infatti, si aspettavano un attacco vicino a Calais, dove la costa inglese e quella francese sono più vicine, e il Canale della Manica è largo solo 33,1 chilometri. Di conseguenza, avevano concentrato lì la maggior parte delle loro forze.
Gli alleati decisero di sbarcare in Normandia, che, pur non essendo molto distante dalle coste inglesi e offrendo ampie spiagge sabbiose facili da assaltare, non era fortemente difesa. Tuttavia, continuarono a far credere ai tedeschi che l’obiettivo fosse Calais.
Per questo motivo, venne orchestrata l’operazione “Fortitude”, una gigantesca operazione di depistaggio. Questa comprendeva l’allestimento di un finto esercito con carri armati gonfiabili per ingannare la ricognizione aerea, false informazioni fornite da spie tedesche che avevano tradito o erano state catturate, un traffico radio e di ordini fasullo, e molti altri dettagli ingannevoli.
L’operazione ebbe così tanto successo che per settimane dopo lo sbarco in Normandia, i tedeschi continuarono a tenere immobilizzate decine di migliaia di uomini a Calais.
Il vero sbarco, chiamato operazione “Neptune”, faceva parte del più ampio piano per stabilire una testa di ponte sul continente, noto come operazione “Overlord”.
Il 6 giugno 1944, giorno dello sbarco, è conosciuto anche come “D-Day”. Questa espressione non ha un significato specifico: è usata dagli eserciti di lingua inglese fin dalla Prima guerra mondiale per identificare il giorno di inizio delle operazioni.
L’espressione veniva usata per indicare un giorno non ancora definito, un concetto simile a “l’attacco avverrà nel giorno X”. Inizialmente, il D-Day doveva essere il 5 giugno, ma fu poi posticipato al 6 giugno.
Di solito, si usava anche l’espressione H-hour, con lo stesso scopo. La “D” probabilmente stava per “Day”, così come la “H” di H-hour stava per “Hour”. Tra il XIX e il XX secolo, in inglese era comune raddoppiare l’iniziale di una parola per darle importanza. In italiano, si potrebbe rendere come “il giorno con la G maiuscola”, ossia il giorno più significativo.
Il 6 giugno 1944 è anche noto come “Il giorno più lungo”. Questo nome è diventato celebre grazie a un film statunitense degli anni Sessanta, che prende il titolo da un saggio dello storico Cornelius Ryan.
Il libro, a sua volta, cita il famoso generale tedesco Erwin Rommel, che nel 1944 era incaricato della supervisione delle difese del Vallo Atlantico. Il 22 aprile, Rommel disse a un suo assistente: “Le prime 24 ore dell’invasione saranno decisive… per gli alleati, così come per i tedeschi, quello sarà il giorno più lungo”.
Le operazioni di sbarco furono in effetti caratterizzate da grosse difficoltà e scontri estremamente violenti: nel primo giorno 150mila soldati attraversarono il canale della Manica, trasportati o appoggiati da quasi 7mila navi e 11mila aerei. In poche ore gli alleati subirono 12mila perdite tra morti e feriti e i tedeschi altre cinquemila.
Per quanto sia senza dubbio una delle più massicce operazioni militari di sempre, ci fu uno sbarco che per numero di uomini scesi a terra nel primo giorno fu ancora più grande: lo sbarco in Sicilia, avvenuto un anno prima, nel luglio del 1943, quando sbarcarono in un solo giorno 180mila soldati.
Lo sbarco in Normandia, però, fu un’operazione molto più complessa, che impegnò molte più navi e più aerei, portando anche a una serie di combattimenti molto più violenti.
Lo sbarco in Normandia si rivelò una grande vittoria per gli alleati, anche se non riuscirono a raggiungere tutti i loro obiettivi iniziali.
I soldati americani, inglesi e canadesi riuscirono, a caro prezzo, a stabilire una testa di ponte, ma dovettero combattere per altri due mesi prima che l’esercito tedesco crollasse e iniziasse una ritirata che si sarebbe conclusa solo ai confini della Germania.
La battaglia di Normandia, iniziata con lo sbarco del 6 giugno, culminò il 25 agosto 1944 con la liberazione di Parigi: fu una delle battaglie più cruente del fronte occidentale. Alla fine, gli alleati subirono oltre 220.000 perdite tra morti, feriti e prigionieri.
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