Si infittisce il mistero sulla scomparsa di Peng Shuai, la tennista ex campionessa del mondo, che a inizio novembre ha accusato un alto funzionario cinese di averla violentata tramite un post su Weibo. Si tratta di Zhang Gaoli, ex vicepresidente, nonché braccio destro di Xi Jinping. In meno di mezz’ora, i censori del social network hanno provveduto a rimuovere il post, ma molti utenti hanno fatto in tempo a leggere e a immortalare il messaggio. Da allora non si hanno più notizie della tennista. Per lei si sono mobilitati i più importanti campioni del tennis, a partire da Serena Williams e Novak Djokovic fino Naomi Osaka. Anche gli Usa minacciano di boicottare le Olimpiadi Invernali di Pechino se le autorità cinesi non si apprestano a far luce sulla scomparsa della tennista.
Ma chi è l’uomo al centro del più grande caso di #Metoo della Cina? Capelli neri e liscissimi, come si addice a un alto funzionario cinese. Sguardo vacuo e inespressivo, tendenzialmente lontano dai riflettori, giocatore di scacchi e amante del tennis. Lo descrive così la Cnn in un vasto reportage sul caso Peng Shuai. “Non c’era niente di eccezionale in lui. È un tecnocrate standard addestrato e coltivato dal sistema del Partito Comunista Cinese“, ha detto alla Cnn Deng Yuwen, ex redattore di un giornale ufficiale del partito che ora vive negli Stati Uniti. “Non ha avuto risultati degni di nota, né è stato coinvolto in particolari scandali. Insomma, una figura blanda senza alcuna controversia“. Anche dopo essere diventato ufficialmente uno dei sette uomini più potenti della Cina, Zhang si è distinto raramente tra i suoi colleghi del Comitato permanente del Politburo del Partito Comunista al potere, dove ha servito al fianco del presidente Xi Jinping dal 2012 al 2017.
Ma la sua personalità di basso profilo nascondeva in realtà un grande potere. In qualità di vice premier, è stato responsabile degli aspetti dell’economia cinese, del settore energetico e dell’iniziativa Belt and Road di Xi. Prima di ritirarsi dalla carica di vice premier, Zhang Gaoli è stato il volto degli sforzi organizzativi della Cina in vista delle Olimpiadi invernali del 2022. Ha ispezionato i cantieri, ha visitato gli atleti , ha svelato gli emblemi ufficiali e ha tenuto riunioni dopo riunioni per coordinare i lavori di preparazione. Ha ricevuto il presidente del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) Thomas Bach, promettendo di rendere i Giochi “fantastici, straordinari ed eccellenti“. Ma ora, a tre anni dal suo ritiro e a meno di tre mesi dalle Olimpiadi, Zhang si è ritrovato al centro di uno scandalo #MeToo che ha suscitato clamore globale, amplificando le richieste di boicottaggio dei Giochi che ha contribuito a organizzare.
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