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MONDO

Zahra, il fratello: “Ho aperto il prosecco, ma piango per le donne afgane”

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Zahra Ahmad, 32 anni, ristoratrice e attivista per i diritti umani in Afghanistan, è arrivata oggi in Italia, nell’aeroporto di Fiumicino. Era tra i 203 afgani che hanno lasciato il Paese con il ponte aereo organizzato dalla Difesa. Sabato scorso, l’attivista aveva partecipato a una manifestazione contro l’avanzata dei talebani. Dopo essersi nascosta in casa di amiche una volta che i talebani erano entrati a Kabul, domenica era riuscita a raggiungere l’aeroporto.

La fine di un incubo, per lei e per la sua famiglia. Era stato il fratello Hamed Ahmadi, chef, ristoratore e fondatore della catena Orient Experience a Venezia, a lanciare nei giorni scorsi un appello perché non rimanesse bloccata nel Paese controllato dai talebani, suscitando emozione nell’opinione pubblica. Si è così attivata la macchina politico-diplomatica che ha permesso l’arrivo di Zahra in Italia.

Le parole del fratello di Zahra

Il fratello non ha potuto abbracciarla, perché Zahra dovrà rispettare la quarantena per il Covid-19, ma ha immediatamente espresso la sua contentezza per come si è risolta la vicenda, sebbene non abbia dimenticato chi, invece, non è stato fortunato come la sorella.

Ieri ero molto felice. Ero disperato negli ultimi giorni – ha detto Hamed Ahmadi –  ma ieri mattina quando ho capito che era dentro la base militare ho aperto il prosecco. Ma dall’altra parte stiamo piangendo per 16 milioni di donne in Afghanistan“.

Il ponte aereo con l’Afghanistan

Continua il ponte aereo tra l’Afghanistan e l’Italia. Il ministero della Difesa sta infatti lavorando sodo per garantire ai collaboratorie agli esuli di lasciare Kabul. Diversi sono infatti gli aerei arrivati in queste ore a Fiumicino, lasciandosi alle spalle l’inferno del nuovo Stato controllato dai talebani. Il totale dei C130-J in viaggio tra ieri e oggi sono infatti quattro. Con l’arrivo odierno dell’aereo a bordo del quale si trovava Zahra, sono oltre 500 gli ex collaboratori e loro familiari trasferiti in Italia dal giugno scorso, quando con l’operazione Aquila 1 furono portati nel nostro Paese 228 afgani.

 

Redazione

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