Parallelamente a quella dei civili innocenti, c’è un’altra strage che sta caratterizzando la guerra in Ucraina. Parliamo di quella dei giornalisti, professionisti dell’informazione morti nel pieno svolgimento del proprio lavoro. Ovvero quello di raccontare il conflitto iniziato con l’invasione russa del Donbass del 24 febbraio scorso.
Celebre è il caso di Brent Renaud, 50 anni, reporter freelance ucciso il 13 marzo a Irpin raggiunto da un proiettile alla nuca esploso dai soldati russi. Renaud stava documentando la fuga dei civili dalla città. L’immagine del suo tesserino, risalente a una sua passata collaborazione con il New York Times, hanno fatto il giro del mondo, scatenando lo sdegno dell’opinione pubblica. Erroneamente, però, Renaud è ricordato come il primo giornalista morto durante la guerra in Ucraina. In realtà, si tratta del primo reporter occidentale caduto al fronte. In realtà, il primo è il cameraman Yevhenii Sakun, deceduto il 1° marzo: ecco la sua storia.
Sakun, infatti, ha perso la vita ad appena 49 anni nell’attacco russo alla torre televisiva di Kiev (nella foto sotto). Ad abbattere la struttura – alta 385 metri, sono stati due missili dell’esercito di Mosca, che hanno generato un’esplosione da cui si è sollevata una colonna di fumo visibile a chilometri di distanza. Stando a quanto riportato, le vittime del raid sono state almeno cinque, fra cui lo stesso Sakun.
La notizia, seppur mediaticamente meno coperta, è circolata sui social, dove molti colleghi hanno ricordato Yevhenii Sakun esprimendo dolore per la sua scomparsa. Il 49enne era un corrispondente dell’agenzia di stampa spagnola Efe, nonché operatore del canale televisivo ucraino Live. Fra i primi a dedicargli un pensiero è stata la cronista ucraina Olga Tokariuk, che ha collaborato con lui in passato.
Tra i tanti messaggi di condoglianze è arrivato anche quello del Comitato per la protezione dei giornalisti, organizzazione indipendente con sede a New York che tutela la libertà di stampa in tutto il mondo. Gulnoza Said, coordinatrice della divisione europea e dell’Asia centrale del Cpj, si è detta “profondamente addolorata” per la morte di Sakun.
In una nota ha poi rivolto un appello “a tutte le parti del conflitto” affinché “tutelino i giornalisti locali e internazionali”, interrompendo gli attacchi mirati alle strutture e alle attrezzature multimediali. Secondo Anthony Bellanger, segretario generale della Federazione internazionale dei giornalisti (Ifj), devono inoltre cessare gli attacchi verso coloro che “rischiano la loro vita per informare il mondo sulla guerra”.
Nelle prime tre settimane di guerra in Ucraina, oltre ai già citati Yevhenii Sakun e Brent Renaud, altri due professionisti dell’informazione hanno perso la vita al fronte. Si tratta del cameraman di Fox News Pierre Zakrzewski, 55enne irlandese, e della 24enne ucraina Alexandra Kuvshinova, che operava in qualità di fixer per l’emittente americana. Entrambi sono morti in un attacco russo a Horenka, mentre si trovavano in compagnia del corrispondente Benjamin Hall, rimasto ferito.
Fra i feriti ricordiamo infine il fotografo colombiano Juan Diego Arredondo, che si trovava insieme a Brent Renaud a Irpin, e i danesi Stefan Weichert ed Emil Filtenborg Mikkelsen, colpiti a Ochtyrka, nel Nord-Est del Paese.
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