Von der Leyen, ultimatum su legge anti-Lgbt all’Ungheria: “La cambi”

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Sono parole nette e durissime quelle che Ursula von der Leyen rifila a Viktor Orban sulla legge anti-Lgbt. “Se l’Ungheria non aggiusterà il tiro, la Commissione userà i poteri ad essa conferiti in qualità di garante dei trattati. Dobbiamo dirlo chiaramente. Noi ricorriamo a questi poteri a prescindere dallo stato membro”. Così la presidente della Commissione Europea durante il dibattito in plenaria all’Europarlamento sulle conclusioni dell’ultimo Consiglio Europeo.

E ancora. “I capi di stato e di governo hanno condotto una discussione molto personale ed emotiva sulla legge ungherese. Praticamente l’omosessualità viene posta a livello della pornografia. E questa legge non serve alla protezione dei bambini: è un pretesto per discriminare. Questa legge è vergognosa. La norma, ha continuato von der Leyen, contraddice profondamente i valori fondamentali dell’Ue: la protezione delle minoranze, della dignità umana, dell’uguaglianza e la protezione dei diritti umani. Questi valori si trovano ancorati nell’articolo due del nostro trattato. I capi di governo e di stato hanno deciso di sostenere pienamente la Commissione e naturalmente io utilizzerò tutti gli strumenti che sono a disposizione della Commissione per difendere questi valori fondamentali, ha aggiunto la leader dell’esecutivo Ue.

Le parole di von der Leyen sono dirette anche alla Polonia

Già a fine giugno la tensione era molto salita durante l’ultimo vertice Ue, durante il quale vari leader europei si erano scagliati duramente contro la legge approvata dall’Ungheria, definendola contraria ai principi dell’Unione europea. Tuttavia, il dito di von der Leyen non è puntato solo contro l’Ungheria. “Non possiamo restare a guardare quando ci sono regioni che si dichiarano libere dagli Lgbt. Noi non lasceremo mai che parte della nostra società sia stigmatizzata a causa di quello che si pensa, dell’etnia, delle opinioni politiche o credi religiosi”, dice riferendosi alla Polonia. “Non dimentichiamo che quando difendiamo parti della nostra società noi difendiamo la libertà di tutta la nostra società.

Michel: “In Europa integriamo, non discriminiamo”

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Anche il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, nel dibattito alla plenaria del Parlamento UE sui lavori dello scorso Consiglio europeo del 24 e 25 giugno ha ribadito che la questione sui diritti Lgbtiq non è questione marginale, ma riguarda libertà fondamentali:

Ultimamente la legge adottata in Ungheria ha suscitato forti preoccupazioni tra i leader europei e per questo motivo ho deciso di affrontare la questione alla nostra ultima riunione. I diritti Lgbti non sono una questione marginale, ma un esempio concreto di come la società si rapporta alla diversità e alla dignità umana – ha spiegato -. Riguarda i nostri pensieri e le nostre convinzioni più intime, nonché le nostre libertà fondamentali. Nell’Ue non discriminiamo, bensì integriamo. Questo è il senso dell’articolo 2 del nostro Trattato. La discussione era necessaria, è stata difficile a volte e carica di emozione“.

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