Il Coronavirus sta manifestando i suoi effetti non soltanto sull’uomo, ma anche su alcune specie animali. E i più tartassati sono i visoni, in particolare quelli allevati in Danimarca. Tanto che giovedì è iniziata un’operazione che mira all’abbattimento di almeno 2,5 milioni di esemplari. Con le inevitabili proteste che ne sono scaturite.
Milioni di animali da abbattere: non mancano le tensioni
La presenza del Coronavirus è stata segnalata in almeno 63 aziende agricole, costringendo le autorità sanitarie a intervenire in prima persona per abbattere gli animali infetti. La Danimarca ha peraltro chiesto agli allevatori di visoni di procedere autonomamente alla soppressione dei loro animali se a meno di 8 km da una fattoria che ne ospita esemplari che sono risultati positivi.
Una situazione che ha dato vita anche ad alcuni momenti di tensione. Come nel villaggio di Gjoel, a ovest della città di Aalborg, dove un allevatore di visoni ha provato a impedire alle autorità di entrare nella sua fattoria. Operazione che poi gli operatori sanitari hanno completato dopo aver rotto i lucchetti a protezione della struttura. In altre due fattorie è servita la forza per portare via alcuni manifestanti.
Visoni, le proteste degli animalisti: “Fermate tutto”
La Danimarca rappresenta uno degli Stati con il maggior numero di visoni al mondo. Grande produttrice ed esportatrice di questi piccoli mammiferi dal pelo fulvo, la nazione scandinava produce circa 17 milioni di pellicce all’anno. La cooperativa di allevatori locali Kopenhagen Fur mette insieme 1.500 persone e assomma il 40% della produzione a livello globale. Ma il problema si è verificato anche in altre zone del mondo, come in Olanda o nello Stato dello Utah in America.
“Questi allevamenti sono moralmente disgustosi da sempre, ma ora rappresentano anche un pericolo per la salute dell’uomo. Fermate tutto, risparmiando anche una vita miserabile a milioni di questi poveri visoni“, l’appello di Esther Ouwehand, leader del partito animalista olandese.