Non c’è tregua per il primo ministro canadese Justin Trudeau, colpito da una pioggia di pietre e ghiaia, durante una tappa della sua campagna elettorale in vista delle elezioni anticipate a metà settembre. L’aggressione è avvenuta mentre raggiungeva il suo autobus dopo aver fatto visita a una birreria. Secondo quanto riportato dai media canadesi, altre due persone che viaggiavano sul bus riservato ai giornalisti sono state colpite, ma nessuno ha riportato ferite. Quanto accaduto non si tratta di un episodio isolato, ma l’ultimo di una serie di disordini e contestazioni in merito alla gestione della pandemia di Covid-19. Poco più di una settimana fa, il primo ministro è stato costretto a cancellare un comizio elettorale dopo che una folla di manifestanti arrabbiati ha teso un’imboscata all’evento.
Ma cosa ha innescato la crescente ondata di violenze nei confronti del premier? Gli analisti non nutrono alcun dubbio: l’obbligo vaccinale. Il mese scorso l’esecutivo ha deciso che tutti i pubblici dipendenti, inclusi i lavoratori impegnati in settori di attività federali, dovranno essere vaccinati entro fine ottobre. In caso contrario, rischiano di perdere il posto. In Canada l’obbligo vaccinale vige anche per viaggiare in aereo, a bordo di una nave o nei treni interregionali. Ma non tutti i canadesi sono pronti ad abbracciare le misure restrittive proposte dal leader del Partito Liberale, specialmente gli antivaccinisti, pronti a difendere a spada tratta la loro scelta di non vaccinarsi. Mentre gli episodi di violenza politica si moltiplicano, il leader del partito conservatore all’opposizione Erin O’Toole condanna decisamente l’aggressione a Trudeau. “La violenza politica non è mai giustificata e i nostri media devono essere liberi da intimidazioni, molestie e violenza“, ha twittato.
A poche ore dall’aggressione, il primo ministro canadese ha rassicurato i giornalisti, paragonando l’episodio a quando una donna gli lanciò una manciata di semi di zucca nel 2016. Ma è innegabile che le ripetute violenze e contestazioni siano sintomo di insofferenza e malcontento da parte di una consistente fetta di popolazione. “Abbiamo avuto tutti un anno difficile. Anche le persone che hanno protestato. Lo so e sento la rabbia, la frustrazione, forse la paura“, aveva commentato Trudeau, la scorsa settimana, all’indomani della sospensione del comizio. A quanto pare, l’obbligo vaccinale è diventato un tema chiave, forse il tema cruciale, della campagna elettorale canadese.
Impossibile dunque non interrogarsi sulle ripercussioni che tale provvedimento potrebbe sortire anche in Italia. Aggressioni a giornalisti, medici sotto minaccia, la rabbia dei no vax si gonfia di giorno in giorno, alimentando la paura e i timori legati alla somministrazione del vaccino anti-covid. Ma ormai la direzione è segnata. Come anticipato dal premier Mario Draghi, anche l’Italia si muove verso l’obbligo vaccinale, ma il Paese si divide. L’annuncio del presidente ha infatti aperto una spaccatura non solo tra le forze politiche, ma anche nella stessa maggioranza. Anche il presidente Mattarella si schiera dalla parte di Draghi, seppure non apertamente. “Non si può invocare la libertà per sottrarsi alla vaccinazione come licenza di mettere a rischio la salute e la vita altrui”, ha commentato il presidente della Repubblica all’indomani dell’annuncio del premier.
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