I dazi, annunciati dalla portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt, ammontano al 25% per alcune merci provenienti da Canada e Messico, mentre per i prodotti cinesi la percentuale è del 10%
A partire dal 1° febbraio 2025, gli Stati Uniti hanno introdotto nuovi dazi su una selezione di merci provenienti da Canada, Messico e Cina, segnando un ulteriore passo nella crescente tensione commerciale tra Washington e i suoi principali partner economici. I dazi, annunciati dalla portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt, ammontano al 25% per alcune merci provenienti da Canada e Messico, mentre per i prodotti cinesi la percentuale è del 10%. Queste misure sono state presentate come una risposta diretta a problemi legati all’immigrazione e al traffico di fentanyl, una sostanza stupefacente che ha causato un incremento esponenziale delle morti per overdose negli Stati Uniti.
Il presidente americano, Donald Trump, ha chiarito che non esistono vie per evitare l’imposizione dei dazi per i Paesi interessati. Durante la sua campagna elettorale, Trump aveva già accennato a un aumento delle tariffe commerciali, menzionando percentuali che avrebbero potuto raggiungere addirittura il 60% per i prodotti cinesi. I motivi dichiarati per l’implementazione di tali dazi riguardano principalmente l’invasione di migranti e il problema del fentanyl, una droga sintetica che ha avuto un impatto devastante sulla salute pubblica americana.
Il fentanyl è un oppioide sintetico estremamente potente, con effetti analgesici molto più intensi rispetto alla morfina. Sebbene possa essere utilizzato in ambito medico, il suo uso illecito ha portato a un aumento dei morti per overdose negli Stati Uniti. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, il fentanyl è spesso prodotto in laboratori clandestini, rendendo la sostanza non solo più potente ma anche più accessibile. Le statistiche sono allarmanti: dal 2010, il numero di decessi per overdose da fentanyl è aumentato drasticamente, con previsioni che indicano un futuro ancor più inquietante.
Riguardo ai dazi, Trump ha rivelato che inizialmente saranno colpiti beni come acciaio e prodotti farmaceutici, con l’introduzione di tariffe su microchip, petrolio e gas a partire dal 18 febbraio. È interessante notare che i dazi sul petrolio canadese saranno relativamente più leggeri, fissati intorno al 10%, poiché questo settore rappresenta una parte cruciale delle importazioni americane. Le tariffe sui prodotti farmaceutici e sull’alluminio sono state anch’esse menzionate, ma senza indicazioni precise sulle tempistiche.
La risposta del Canada non si è fatta attendere. Il premier in carica, Justin Trudeau, ha promesso una reazione “immediata e forte” ai dazi imposti da Trump. Durante una precedente crisi commerciale, il Canada aveva già risposto con tariffe su prodotti americani come il succo d’arancia e il whiskey. Ora, Trudeau potrebbe considerare un approccio simile o prendere in considerazione misure più severe, come quelle legate al settore energetico, da cui molti stati americani dipendono.
In Messico, la notizia dell’imposizione dei dazi ha causato un immediato calo del peso messicano, sceso dell’1,43% rispetto al dollaro. Questo nuovo scenario economico ha suscitato preoccupazioni tra gli analisti finanziari, che temono ripercussioni significative sulle relazioni commerciali tra gli Stati Uniti e i loro vicini.
Anche la Cina sta monitorando attentamente la situazione. Gli sviluppi recenti, in particolare il caso di DeepSeek, hanno aumentato il timore di nuove misure restrittive da parte degli Stati Uniti nei confronti delle tecnologie cinesi. Il governo cinese è consapevole che l’implementazione di dazi più rigorosi potrebbe danneggiare ulteriormente la sua economia, già influenzata da tensioni commerciali preesistenti.
Le nuove misure tariffarie non riguardano solo il Canada, il Messico e la Cina, ma anche l’Unione Europea e i paesi BRICS. Trump ha infatti avvertito l’Unione Europea di possibili tariffe se non si modificheranno le politiche economiche, mentre ha minacciato i BRICS con dazi del 100% se dovessero tentare di introdurre una valuta alternativa al dollaro. L’Unione Europea ha risposto sottolineando la volontà di difendere i propri interessi e i principi commerciali, dimostrando di essere pronta a contrastare eventuali misure protezionistiche americane.
In questo contesto complesso, i vari attori globali stanno preparando le loro strategie per affrontare le conseguenze delle misure commerciali statunitensi, mentre le dinamiche economiche e politiche continuano a evolversi in un clima di crescente incertezza.
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