Da Abraham Lincoln a Ronald Reagan, la lista degli inquilini della Casa Bianca che hanno avuto un incontro ravvicinato con una o più pallottole è più lunga di quel che si potrebbe pensare
Nella storia degli Stati Uniti si sono verificati vari attentati ai danni di chi ha svolto il ruolo di presidente. Quello nel quale è stato coinvolto Donald Trump, avvenuto a Butler (Pennsylvania) e costato la vita a due persone, è solo l’ultimo di una lunga serie, iniziata nel 1865 con l’assassinio di Abraham Lincoln per mano di John Wilkes Booth. L’attore, simpatizzante dei confederati, uccise il sedicesimo presidente degli Stati Uniti sparandogli con la sua Derringer 44 mentre era intento a seguire uno spettacolo teatrale all’interno del Ford’s Theatre di Washington.
Dopo l’omicidio di Lincoln ci furono 16 anni privi di attentati, ma la quiete terminò nel luglio del 1881, quando James Garfield, il ventesimo presidente degli Stati Uniti, fu colpito da due proiettili (uno gli perforò una spalla, l’altro la schiena) mentre si trovava in una stazione ferroviaria di Washington. A sparare fu Charles Guiteau, un avvocato cui era stata negata la possibilità di essere nominato console degli Stati Uniti a Parigi dal Segretario di Stato James Blaine. Fu processato, condannato e giustiziato nel 1882. Garfield, invece, morì dopo 11 settimane dall’attentato a causa delle infezioni causate dagli strumenti non sterilizzati usati dai medici per trattare le ferite.
Un terzo attentato avvenne il 6 settembre 1901, quando il presidente William McKinley fu colpito all’addome da un proiettile partito dalla rivoltella impugnata dall’anarchico Leon Czolgosz. L’inquilino della Casa Bianca, che al momento dello sparo stava visitando una mostra al Tempio della Musica di Buffalo, perse la vita a causa della cancrena una settimana dopo. Czolgosz fu catturato e picchiato a sangue dopo l’attentato, per poi essere condannato alla sedia elettrica e giustiziato in ottobre. Fu in seguito all’uccisione di McKinley che il Congresso prese la decisione di rendere la protezione del presidente uno degli obiettivi principali del Servizio Segreto.
L’attentato più simile a quello subito da Trump si verificò nel 1912, quando l’ex presidente Theodore Roosevelt, candidato alla Casa Bianca del Progressive Party, rischiò di perdere la vita durante un comizio a Milwaukee a causa di un proiettile sparato con una pistola da John Schrank, proprietario di un bar di New York.
Grazie ai fogli del discorso, piegati in quattro e infilati nel taschino della giacca, Roosevelt riuscì a salvarsi (il proiettile non riuscì ad arrivare in profondità). Nonostante quanto accaduto, l’ex presidente continuò a parlare per 84 minuti e si scusò persino con il pubblico per aver dovuto accorciare il comizio.
Quella del 22 novembre 1963 è una data impossibile da dimenticare. Corrisponde al giorno in cui il presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy fu ucciso a Dallas mentre viaggiava a bordo di una limousine decappottabile. L’attentatore, il militare Lee Harvey Oswald, sparò diversi colpi con un fucile dalla finestra del sesto piano del Texas School Book Depository e due dei proiettili colpirono Kennedy alla gola e alla testa. Le ferite si rivelarono mortali e il presidente perse la vita poco dopo l’arrivo al Parkland Memorial Hospital.
Due giorni dopo l’attentato, Oswald fu ucciso da Jack Ruby, il gestore di un night club che non aveva mai fatto mistero del proprio supporto al presidente Kennedy, mentre veniva trasferito dalla Centrale della polizia di Dallas alla prigione della Contea. La morte dell’attentatore, apparentemente avvenuta a causa di una svista della polizia, contribuì ad alimentare le teorie complottistiche che avevano già iniziato a circolare nelle ore successive all’assassinio del presidente.
Nel 1968 anche Robert Kennedy, il fratello più giovane dell’ex presidente, fu assassinato. Morì a Los Angeles subito dopo aver vinto le primarie democratiche in California, ucciso con dei colpi di pistola da Sirhan B. Sirhan, un cittadino giordano che motivò il proprio gesto dichiarando di aver voluto punire Kennedy per il sostegno mostrato a Israele durante la guerra dei sei giorni. Anche questo attentato generò numerose teorie del complotto, molte delle quali indicavano Sirhan come un mero capro espiatorio.
L’ultimo attentato prima di quello subito da Trump risale al 30 marzo 1981. Allora il presidente era il repubblicano Donald Regan e durante un discorso a Washington fu ferito da uno dei sette colpi di arma da fuoco sparati da John Hinckley, un cantautore fallito con un’ossessione per l’attrice Jodie Foster. Le sue azioni furono motivate proprio dal desiderio di attirare le attenzioni di quest’ultima.
Regan fu portato al pronto soccorso del George Washington University Hospital con una pallotta calibro 22 conficcata nella spalla. Nonostante la grave ferita conservò parte del suo tipico senso dell’umorismo e quando entrò in sala operatoria si tolse la mascherina a ossigeno, guardò i medici e disse: “Spero che siate tutti repubblicani”. A prescindere dal loro orientamento politico, i chirurghi riuscirono a salvarlo.
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