Usa, più di 20 stati hanno presentato ricorsi contro l’ordine esecutivo di Trump sullo “ius soli”

Il decreto firmato dal nuovo presidente mira a sospendere il diritto di cittadinanza per i figli di immigrati privi di documenti nati nel Paese

egli Stati Uniti, la battaglia legale sul diritto di cittadinanza alla nascita, noto come “birthright citizenship“, si sta intensificando. Almeno 22 stati governati dai Democratici, insieme a due importanti città, Washington D.C. e San Francisco, hanno formalmente presentato ricorsi contro l’ordine esecutivo firmato dal presidente Donald Trump. Questo decreto mira a sospendere il diritto di cittadinanza per i figli di immigrati privi di documenti nati nel paese, una pratica che è stata parte integrante della Costituzione americana per oltre 150 anni.

Il significato del birthright citizenship

Il “birthright citizenship” è garantito dal 14esimo emendamento della Costituzione, ratificato nel 1868, il quale stabilisce che “tutte le persone nate o naturalizzate negli Stati Uniti, e soggette alla loro giurisdizione, sono cittadini degli Stati Uniti”.

L’ordine esecutivo di Trump, però, afferma che questa interpretazione non deve più essere applicata in modo da estendere la cittadinanza a chiunque nasca nel paese, una posizione che ha suscitato forti reazioni da parte di diversi gruppi e amministrazioni locali.

Le reazioni degli attivisti e delle organizzazioni

L’American Civil Liberties Union (ACLU), una delle organizzazioni più attive nella difesa dei diritti civili, è tra i ricorrenti. Il direttore esecutivo dell’ACLU, Anthony Romero, ha denunciato l’ordine come incostituzionale, descrivendo la negazione della cittadinanza ai bambini nati negli Stati Uniti come un “irresponsabile e crudele ripudio dei valori americani”. Romero ha anche sottolineato che il diritto alla cittadinanza alla nascita è ciò che ha reso gli Stati Uniti una nazione forte e dinamica, e ha promesso che l’ACLU non lascerà che questo attacco rimanga senza risposta.

Le basi legali del ricorso

Il ricorso presentato in tribunale, che avviene in un clima di crescente tensione sull’immigrazione, fa riferimento al 14esimo emendamento e all’Administrative Procedures Act, sostenendo che l’ordine di Trump viola i principi fondamentali della legge.

La firma di Donald Trump
La firma di Donald Trump | EPA/JIM LO SCALZO / POOL – Newsby.it

L’amministrazione Trump ha giustificato il suo approccio sostenendo che si tratta di un’iniziativa per affrontare l’immigrazione irregolare e prevenire abusi del sistema.

Trump e i cambiamenti nelle linee guida sull’immigrazione

In aggiunta a questa controversia, il segretario ad interim alla Sicurezza interna, Benjamine Huffman, ha comunicato che il governo intende modificare le linee guida riguardo all’immigrazione, permettendo alle autorità federali di condurre retate in “aree sensibili”, come scuole e chiese. Queste direttive erano state precedentemente adottate per proteggere le comunità più vulnerabili da azioni di deportazione, ma ora vengono abbandonate in favore di un approccio più aggressivo.

Il controverso dipartimento per l’efficienza governativa istituito da Trump

Parallelamente a questa situazione, una serie di ricorsi legali è stata presentata anche contro il nuovo dipartimento per l’efficienza governativa, noto come DOGE, istituito da Trump e guidato dall’imprenditore Elon Musk. Questi ricorsi, depositati da organizzazioni come Public Citizen e l’American Public Health Association, sostengono che l’istituzione del DOGE violi le leggi federali sulla trasparenza e sulla composizione equilibrata degli advisory federal committees.

Il DOGE è stato oggetto di critiche per la sua mancanza di rappresentanza e per l’accento posto su una sola visione politica, quella del taglio della spesa pubblica. I National Security Counselors, che hanno presentato uno dei ricorsi, hanno evidenziato come le nomine fatte da Trump siano state largamente influenzate da interessi legati all’industria tecnologica e da figure politiche repubblicane, escludendo così una rappresentanza equilibrata.

La richiesta di trasparenza

Un altro aspetto controverso legato al DOGE è il metodo di lavoro e la trasparenza. Il Center for Biological Diversity ha presentato un quarto ricorso, chiedendo l’accesso ai documenti pubblici riguardanti le interazioni tra i membri del DOGE e la Casa Bianca. Questo richiamo alla trasparenza è particolarmente importante in un momento in cui le politiche di Trump suscitano preoccupazioni tra i funzionari pubblici e i cittadini, specialmente in merito ai potenziali tagli alla spesa pubblica che potrebbero danneggiare i servizi fondamentali.

La battaglia legale

L’ordine esecutivo di Trump sul “birthright citizenship” e la creazione del DOGE rappresentano solo alcune delle politiche che stanno alimentando la divisione politica e sociale negli Stati Uniti. Con oltre 20 stati e diverse città pronte a combattere legalmente queste iniziative, il panorama giuridico si preannuncia complesso e coinvolgente, riflettendo le tensioni più ampie riguardo all’immigrazione e ai diritti civili nel paese. La battaglia legale è destinata a continuare, mentre si affrontano questioni fondamentali riguardanti l’identità americana e i valori su cui è stata costruita la nazione.

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