Il figlio del presidente Usa, Hunter Biden, è stato incriminato dal procuratore del Delaware per possesso illegale di armi. Un brutto colpo per il capo della Casa Bianca, che rischia di vedere a processo il primogenito, nel bel mezzo della campagna elettorale per un secondo mandato.
L’accusa riguarda l’acquisto nel 2018 di una pistola Colt Cobra. Secondo il procuratore, il 53enne ha dichiarato il falso quando ha acquistato l’arma calibro 38 nel Delaware, fornendo al venditore un certificato in cui negava di essere un consumatore di droghe. “Sapeva che questa dichiarazione era falsa e fittizia”, scrive il procuratore, che accusa Hunter anche di aver mentito circa la propria tossicodipendenza per ottenere la licenza di porto d’armi.
Secondo il Gun Control Act, Hunter Biden rischia fino a 15 anni di reclusione e una multa fino a 250mila dollari.
L’incriminazione arriva dopo che è naufragato l’accordo che Hunter Biden aveva raggiunto con il procuratore David Weiss, incaricato dall’amministrazione Trump, e poi confermato da quella Biden, di indagare sugli affari e sulla vita personale del figlio del presidente.
Lo scorso giugno l’inchiesta sembrava conclusa con un accordo tra le parti: Hunter si dichiarava colpevole di due reati minori fiscali e avviava un percorso extragiudiziario per evitare l’incriminazione per il possesso di armi. L’intesa però è saltata in luglio quando la giudice Maryellen Noreika ha sollevato dubbi. E così lo scorso 11 agosto il segretario di Giustizia Merrick Garland ha conferito a Weiss lo status di procuratore speciale, dandogli l’autorità di incriminare Hunter Biden in qualsiasi distretto del Paese.
L’incriminazione del figlio di un presidente in carica arriva per di più nei giorni in cui la maggioranza repubblicana alla Camera ha annunciato l’avvio di un’inchiesta di impeachment contro Biden, in relazione ai controversi affari all’estero di Hunter.
Come se non bastasse comincia a farsi strada anche tra i democratici l’idea che l’attuale inquilino della Casa Bianca sia troppo in là con l’età per un secondo mandato e che quindi debba farsi da parte.
Dopo il sondaggio del Wall Street Journal, due giorni fa è arrivato l’editoriale del Washington Post a chiedere che l’ottuagenario presidente faccia un passo indietro. La firma in calce è di David Ignatius, uno dei più grandi sostenitori dell’amministrazione Biden. Il rischio, scrive, è di “mandare all’aria il suo migliore risultato, quello di aver battuto Donald Trump”.
Il diritto dei cittadini americani a possedere armi da fuoco è sancito dal secondo emendamento della Costituzione. Una questione controversa che da sempre polarizza il Paese. I detrattori puntano il dito contro le maglie larghe della legge.
Per l’acquisto di un’arma in tutti gli Stati è sufficiente essere maggiorenni e sottoporsi a un controllo preventivo, il “background check”. Si tratta di un questionario su stato di salute, uso di farmaci e precedenti penali che viene trasmesso all’Fbi per un controllo incrociato. Secondo le stime, in media solo l’1% delle domande viene respinto.
Le armi vengono vendute in migliaia di negozi, nei supermercati e nelle fiere, dove in alcuni Stati è consentita la vendita tra privati di armi di seconda mano. E in questo caso non è prevista alcun “background check”. Si tratta in sostanza di una scappatoia per eludere i controlli. È il cosiddetto “gunshow loophole”, che non a caso l’amministrazione Biden ha annunciato, appena lo scorso mese, di voler eliminare.
Ad aggravare la situazione un fiorente mercato clandestino che permette di aggirare le norme. Come ha dimostrato una recente inchiesta del Wall Street Journal, procurarsi un’arma è molto semplice grazie a una piazza parallela e virtuale che si è sviluppata sui social media, da Facebook Marketplace a Instagram.
Per entrare in possesso di un’arma nella maggior parte degli Stati è necessaria un’autorizzazione rilasciata al termine di un corso di addestramento sulla sicurezza delle armi da fuoco. Costa poche decine di dollari e può essere completato in un solo giorno.
Gli Stati Uniti sono il Paese con la più alta diffusione di armi al mondo. Secondo il Small Arms Survey, nel 2018 ne circolavano oltre 390 milioni su una popolazione di 330 milioni di abitanti. Il rapporto è di 120 armi ogni 100 abitanti. Nel 2011 era 88 a 100. Secondo un sondaggio del Pew Research Center, il 42% degli americani vive in una famiglia che possiede almeno un’arma.
Intanto il numero delle sparatorie di massa registrate dall’inizio dell’anno, secondo i dati raccolti dal Gun Violence Archive, ha raggiunto quota 500, mentre non si fermano le violenze e gli omicidi della polizia contro i cittadini afroamericani.
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