La crisi al confine fra Russia e Ucraina potrebbe generare un effetto domino in tutta Europa. Contro una possibile offensiva russa, infatti, insieme agli Stati Uniti di Joe Biden si sono “schierati” anche Italia, Francia, Germania e Regno Unito.
Biden e il vertice con i leader Ue
È quanto emerge da una nota dell’Eliseo che riassume gli accordi raggiunti durante un vertice virtuale fra Biden e i principali leader europei: il premier italiano, Mario Draghi; il presidente francese, Emmanuel Macron; la cancelliera tedesca uscente, Angela Merkel; il primo ministro britannico, Boris Johnson.
L’incontro arriva a poche ore da quello ben più atteso fra Biden e il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, in programma alle 16 (ora italiana) di oggi. Nella teleconferenza, i leader europei hanno “espresso la loro determinazione per il rispetto della sovranità dell’Ucraina”.
I timori per un’offensiva in Ucraina
Ma hanno anche promesso un “impegno ad agire per mantenere la pace e la sicurezza in Europa”. La preoccupazione principale resta però legata alle azioni da intraprendere. La via maestra – a detta di tutti – resta infatti la diplomazia, in particolare attraverso il Normandy Format e gli accordi di Minsk.
Durante il vertice all’Eliseo, inoltre, la Casa Bianca ha riferito che i leader hanno discusso della “preoccupazione condivisa per il rafforzamento militare russo ai confini dell’Ucraina e la retorica sempre più dura della Russia”. Situazione che rischia di tradursi in un’offensiva militare, secondo l’intelligence Usa.
L’effetto domino tra costi e sanzioni
Tutte le azioni militari, però, hanno un costo. Sia in termini di armamenti sia in termini di eventuali sanzioni. Perché Washington e gli alleati europei hanno fatto capire che, in caso di escalation, Usa e Ue potrebbero prendere delle contromisure economiche, assestando così un duro colpo all’economia di Mosca.
Ed ecco l’effetto domino. Perché eventuali sanzioni alla Russia comporterebbero una reazione uguale e contraria del Paese di Putin. Soprattutto in relazione alla fornitura di gas verso l’Europa. Che, tradotto, significa un possibile rincaro dei prezzi nel Vecchio Continente e conseguenti disagi economici.
Lo scontro fra Russia e Finlandia
Il Cremlino, dal canto suo, nega qualsiasi intenzione bellicosa e rilancia, accusando l’Occidente di provocazione. In particolare con le esercitazioni militari nel Mar Nero, che la Russia vede come parte della sua sfera d’influenza. Proprio come l’Ucraina, sempre più sbilanciata verso la Nato.
Stessa strada su cui sembra indirizzata anche la Finlandia, che condivide con la Russia un confine storicamente non semplice da gestire. Di recente il presidente della Repubblica finlandese, Sauli Niinistö, ha infatti rivendicato pubblicamente lo “spazio di manovra” della propria nazione.
Mosca, la Nato e l’espansione a Est
Niinistö ha dunque lasciato intendere di vedere di buon occhio la Nato, ritenendola un fattore di stabilità nel quadro geopolitico europeo. Il capo dello Stato finlandese ha poi fatto riferimento alla “Open Door Policy” del Patto Atlantico, vale a dire l’apertura verso nuovi possibili membri.
Tutto ciò nonostante il ministro della Difesa di Helsinki, Antti Kaikkonen, abbia cercato di raffreddare il dibattito affermando che al momento non è in programma l’invio della domanda per l’ingresso nell’alleanza. Inoltre, secondo alcuni sondaggi, soltanto il 25% dei cittadini finlandesi sarebbe favorevole.
Insomma, per ora le parole di Niinistö sono solo un ammonimento. Uno “smacco” alla Russia, che da tempo “denuncia” i tentativi di espansione della Nato verso Est.