Mentre la guerra infuria, l’Ucraina piange le sue vittime e il caldo torrido incombe sull’Europa, il Vecchio Continente inizia a fare i conti con ciò che potrebbe verificarsi nei mesi a venire. In particolare per quanto riguarda la prospettiva che i rifornimenti di gas dalla Russia vengano interrotti completamente e definitivamente.
Nelle ultime ore hanno inquadrato questa eventualità sia il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, sia Robert Habeck, suo omologo tedesco nonché vicecancelliere in Germania. L’apprensione dell’Europa deriva dalla temporanea chiusura del gasdotto Nord Stream 1, che ufficialmente dovrebbe durare dieci giorni ed essere dovuta a lavori di manutenzione. Come conseguenza degli aiuti pro Ucraina dell’Occidente, però, si teme che le forniture non riprendano più.
Le Maire ha infatti parlato della chiusura definitiva di Nord Stream 1 come “l’opzione più probabile“. E ha anche aggiunto che l’Europa farebbe bene a “prepararsi“. Cosa che soprattutto in Germania già sta avvenendo. Dall’inizio delle sanzioni dovute all’invasione dell’Ucraina, la Gazprom ha già tagliato del 60% le consegne del gas in terra tedesca. E se da un lato trema l’industria, anche i cittadini hanno paura. In vista dell’inverno, particolarmente rigido a quelle latitudini, la ‘Bild’ parla dell’istituzione di “isole di calore” pubbliche, che saranno organizzate in palestre, teatri, sale riunioni o cliniche. Qui potranno trovare riparo i cittadini non più in grado di pagare le bollette.
Nel frattempo gli attacchi russi in terra ucraina proseguono. La giornata di lunedì si è aperta con la distruzione di un edificio residenziale di sei piani nella città di Kharkiv, colpito da un missile. Questo conferma ciò che ormai da giorni sta avvenendo in maniera sistematica. Ossia che le truppe di Mosca si stanno concentrando in maniera particolarmente severa sulla zona orientale del Paese invaso.
Del resto domenica l’evento più grave e importante era coinciso con la prima strage di civili da quando i russi si sono concentrati nell’offensiva sul Donetsk. Tre missili avevano infatti sventrato un palazzo nella cittadina di Chasiv Yar, con il bilancio dei morti salito nel frattempo almeno a 15 persone. Questo bombardamento ha fatto salire ad almeno 20 i civili di nazionalità ucraina uccisi nel fine settimana nel Donetsk, in una fase in cui la Russia insiste con l’artiglieria verso Sloviansk bersagliando la città da nord (Izium) e da est (Lysychansk).
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Proprio sui fatti di domenica si è soffermato Volodymyr Zelensky, presidente dell’Ucraina, in un post pubblicato sui social. “Ho ricevuto i rapporti da Chasiv Yar, nel Donetsk – ha affermato –. Lì è in corso un’operazione di salvataggio dopo che un attacco russo ha colpito degli edifici residenziali. Due grattacieli sono stati distrutti e decine di persone sono sotto le macerie, sei sono state salvate. Ci sono 15 nomi sulla lista dei morti e, sfortunatamente, questo non è il numero definitivo. Tutti quelli che hanno fatto questi bombardamenti e attacchi missilistici verranno trovati“.
“La scorsa settimana si è parlato della pausa operativa da parte degli occupanti nel Donbass e in altre parti dell’Ucraina. I 34 attacchi aerei dell’aviazione russa che ci sono stati nell’ultimo giorno sono una risposta a tutti coloro che hanno inventato questa pausa“, ha aggiunto Zelensky.
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