Il ministro della Difesa ucraino Oleksii Reznikov ha annunciato le dimissioni al Parlamento, dopo che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ieri sera aveva reso noto di volerlo sostituire con il capo del Fondo del demanio statale Rustem Umerov.
“È stato un onore servire il popolo ucraino e lavorare per l’esercito ucraino negli ultimi 22 mesi, il periodo più difficile della storia moderna dell’Ucraina”, ha scritto sui social Reznikov, che aveva assunto l’incarico nel novembre del 2021, tre mesi prima dell’invasione russa. La decisione, presa nel mezzo della controffensiva ucraina nelle aree occupate dai russi, ora attende la ratificata del Parlamento.
“Ho deciso di sostituire il ministro della Difesa ucraino. Oleksii Reznikov ha vissuto più di 550 giorni di guerra su larga scala. Credo che il ministero abbia bisogno di nuovi approcci e di altre forme di interazione sia con i militari che con la società. Rustem Umerov dovrebbe ora dirigere il ministero. Il Parlamento lo conosce bene e Umerov non ha bisogno di ulteriori presentazioni. Mi aspetto che sostenga questo candidato“, ha spiegato il leader ucraino nel discorso serale.
L’avvicendamento arriva dopo le accuse di corruzione che hanno coinvolto il ministro dimissionario nell’ambito di alcune forniture militari a prezzo gonfiato. Nel gennaio scorso il suo vice era stato costretto a dimettersi. Già da giorni si parlava di un cambio ai vertici del ministero.
Reznikov aveva sempre respinto le accuse di corruzione. Secondo un’inchiesta realizzata da diversi media ucraini, nell’autunno del 2022 il ministero della Difesa aveva firmato un contratto con un’azienda turca per la fornitura di uniformi invernali, il cui prezzo dopo la firma era triplicato.
Secondo il parlamentare ucraino Yaroslav Zheleznyak, l’ex ministro ora potrebbe essere inviato come ambasciatore nel Regno Unito. Avvocato 57enne con poca esperienza militare, Reznikov era diventato uno dei volti più noti dello sforzo bellico di Kiev.
Dopo aver contribuito a frenare l’avanzata della Russia nei primi mesi della guerra, ha guidato gli sforzi per dotare le forze ucraine di armi moderne. Col passare del tempo, ha convinto gli alleati a fornire all’Ucraina sempre più armi, inclusi sistemi di difesa aerea Patriot statunitensi, carri armati pesanti e obici. Più recentemente si è battuto per ottenere i jet F-16 fino al recente via libera degli Stati Uniti.
Tataro di Crimea, Umerov nasce nel 1982 a Samarcanda nell’allora Uzbekistan sovietico, dove la sua famiglia era stata deportata da Stalin nel 1944 insieme agli altri tatari, il gruppo etnico turco originario della Crimea.
Da giovanissimo, il 41enne ha partecipato al programma del dipartimento di Stato americano Future Leaders Exchange e, dopo essersi trasferito momentaneamente negli Stati Uniti, ha frequentato per un anno una scuola americana. Laureato in Economia con un master in management, ha fondato nel 2013 una società di telecomunicazioni, la Astem.
Nel 2014 è diventato co-presidente della Piattaforma Crimea, che coordinava gli sforzi diplomatici contro l’annessione russa della penisola, e per molto tempo è anche consigliere del leader storico dei tatari di Crimea, Mustafa Dzhemilev.
Nel 2019 è entrato nel Parlamento ucraino come deputato per il partito liberale e europeista Holos. Dal settembre 2022, guidava il Fondo per il demanio che controlla la privatizzazione dei beni pubblici, ente al centro di scandali di corruzione prima della sua gestione.
Attivo per la tutela dei tatari fuggiti dalla Crimea occupata dai russi, Umerov è anche un uomo di dialogo. Nel 2017 ha avuto un ruolo nella liberazione di due connazionali detenuti in Russia, mentre nel marzo 2022 ha partecipato ai falliti negoziati di pace con Mosca subito dopo l’invasione russa dell’Ucraina e successivamente ha fatto parte della delegazione di Kiev nei negoziati per l’accordo sui corridoi del grano nel Mar Nero, sotto l’egida di Turchia e Onu.
Proprio oggi da Sochi sono ripartite le trattative sull’export di cereali ucraini, dopo lo stop voluto da Mosca lo scorso luglio. Il presidente russo Vladimir Putin ha incontrato nella città sul Mar Nero l’omologo turco Tayyip Ergogan, già mediatore, insieme alle Nazioni Unite, del precedente accordo.
“La Russia è pronta per il rilancio dell’Iniziativa del Mar Nero. Abbiamo preparato alcune proposte assieme all’Onu. Credo che con questo processo si potranno ottenere risultati positivi e in tempi brevi”, ha spiegato il presidente turco al termine del bilaterale durato circa tre ore.
Il capo del Cremlino dal canto suo ha confermato la posizione di Mosca: “La Russia è pronta a tornare all’accordo sul grano, ma solo quando le controparti applicheranno i punti che prevedono la rimozione degli ostacoli alle esportazioni di cereali e fertilizzanti russi”.
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