La Tunisia sta vivendo un “terremoto” politico. Ieri sera, il presidente Kais Saied ha annunciato la sospensione del parlamento e il licenziamento del primo ministro Hichem Mechichi. Saied ha preso queste decisioni al termine di una lunga giornata di proteste popolari contro il sistema politico. Molti cittadini le hanno accolte con gioia. Prima di arrivare a una conclusione, Saied ha tenuto una riunione di emergenza a Cartagine con i vertici della sicurezza e dell’esercito.
Le proteste, organizzate in occasione del 64esimo anniversario della proclamazione della Repubblica tunisina, avevano lo scopo di dare voce al malcontento della popolazione nei confronti dei fallimenti del governo, anche a livello di gestione della pandemia. Davanti al parlamento, centinaia di manifestanti hanno gridato a gran voce slogan contro il partito islamico Ennahda e il premier Mecichi. Oltre a Tunisi, altre città interessate dalla protesta sono state Gafsa, Kairouan, Monastir, Susa e Tozeur.
Il presidente Kais Saied ha dichiarato che “la Costituzione non consente lo scioglimento del parlamento, ma permette la sospensione dei suoi lavori”. Il riferimento è all’articolo 80, che consente tale misura in caso di “pericolo imminente”. Saied ha spiegato, inoltre, che assumerà il potere esecutivo “con l’aiuto” di un governo guidato da un nuovo primo ministro nominato dallo stesso presidente. Annunciata anche la revoca dell’immunità ai deputati.
Sono trascorsi più di dieci anni dalla primavera araba e dalla caduta del dittatore Zine El Abidine Ben Ali. Nonostante i passi avanti compiuti dalla Tunisia sul fronte della democrazia, all’interno del Paese è sempre rimasta una certa instabilità politica. Questa situazione ha ostacolato sia l’atteso rilancio dei servizi pubblici sia la realizzazione delle riforme richieste dal Fondo monetario internazionale. In generale, sono sempre mancati dei governi duraturi ed efficaci.
Negli ultimi mesi la Tunisia ha vissuto una sorta di stallo istituzionale, causato dalla contrapposizione tra il presidente Saied e il primo ministro Hichem Mechichi, dovuto a un rimpasto governativo già approvato dal parlamento alla fine dello scorso gennaio, ma mai accettato dal capo dello Stato. Le ultime settimane, inoltre, sono state caratterizzate da episodi di violenza tra i deputati e altri incidenti che hanno rallentato l’attività del governo.
Non è facile prevedere cosa succederà nei prossimi giorni. Ad alimentare l’incertezza ci sono anche le dichiarazioni di Rached Ghannouchi, presidente del parlamento e leader di Ennahda. Dopo aver ascoltato le decisioni di Saied, ha annunciato che “le istituzioni sono ancora al loro posto, i sostenitori di Ennahda e il popolo tunisino difenderanno la rivoluzione”.
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