Trump, raffiche di grazie finali:
100 le persone, ma non se stesso

Donald Trump sarebbe pronto a graziare o a commutare la pena di 100 persone nell’ultimo giorno alla Casa Bianca. Questo avverrebbe domani, alla vigilia dell’insediamento di Joe Biden. La notizia è stata diffusa dalla Cnn, che spiega che fra di loro ci sarebbero colletti bianchi, importanti rapper e forse anche il suo avvocato Rudolph Giuliani e Steve Bannon. Nell’elenco ci sarebbero anche delle grazie preventive nei confronti della famiglia del presidente uscente. Mentre nella lista non sarebbe presente Trump stesso.

Le tariffe pagate a Trump per ricevere la grazia dal presidente uscente

Il New York Times già da qualche giorno si è occupato della vicenda, sostenendo che molti amici di Trump stanno ricevendo soldi per avere il perdono del presidente. Secondo il quotidiano ci sarebbero delle “vere e proprie tariffe pagate a personaggi vicini al tycoon per avere accesso al Presidente ed essere graziati o vedere commutata la propria pena”. Un mercato che ha portato solo nelle ultime settimane all’accoglimento da parte della Casa Bianca di ben 41 domande di perdono “apparentemente pagate a peso d’oro”. Il New York Times fa anche i nomi. Come l’ex manager della sua campagna Paul Manafort e l’ex consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn. Oltre all’ex consigliere strategico Steve Bannon, e il legale personale di Trump, Rudolph Giuliani.

Un consulente della Casa Bianca avrebbe incassato migliaia di dollari per ogni domanda di grazia

“Un ex responsabile della campagna di Trump”, sostiene il quotidiano statunitense, “sarebbe stato pagato 50 mila dollari per cercare di far ottenere la grazia a John Kiriakou, un ex funzionario della Cia condannato per aver svelato illegalmente informazioni top secret”. Il quotidiano fa il nome di Brett Tolman, un ex procuratore federale consulente della Casa Bianca. Lui è specializzato nel dare a presidente consigli proprio su chi perdonare e chi no. Un’attività grazie alla quale ha incassato migliaia di dollari per ogni domanda di grazia approdata sulla scrivania dello Studio Ovale.

Un tesoretto, continua il giornale, che aumentava se la domanda veniva accolta, come nel caso del figlio di un ex senatore dell’Arkansas, Tim Hutchinson, condannato per corruzione e frode fiscale. “Cosa che avvenne per altri casi di truffa, come per il fondatore del sito Silk Road, specializzato nella vendita online di farmaci, e tra lobbisti cui faceva parte uno degli ex avvocati personali di Trump, John M. Dowd, conclude il New York Times.

Gestione cookie