Donald Trump continua a fare storia. Una storia controversa tra l’ex presidente degli Stati Uniti, attualmente di nuovo in carica per la Casa Bianca, e la giustizia americana.
Sette i reati federali che gli sono stati contestati, da violazioni della legge anti-spionaggio a dichiarazioni false, fino a cospirazioni per ostruire la giustizia. Ed è la prima volta nella storia che un ex presidente viene accusato di reati federali.
Sono addirittura 37 i capi di imputazione contenuti nei documenti depositati dal procuratore speciale Jack Smith per l’incriminazione del tycoon per le carte a Mar-a-Lago, la residenza dove sono stati ritrovati i documenti di altissima riservatezza per cui è stato incriminato l’anno scorso.
Solo negli ultimi cinque mesi Donald Trump è stato incriminato per la terza volta, e le ultime accuse sono relative al suo ruolo durante e dietro l’insurrezione del 6 gennaio 2021 a Washington: l’attacco al Congresso statunitense.
Sono passati ben più di due anni dall’attacco di Capitol Hill, quando la cosiddetta “Save America March” (Marcia per salvare l’America) partì all’assalto del palazzo del Campidoglio della capitale, con l’ambizione di occupare la sede del Congresso americano e impedire la proclamazione di Joe Biden a 46º Presidente degli Stati Uniti.
Nessun presidente in carica o ex, prima di Trump, era mai stato incriminato per reati penali, mentre a lui è già successo tre volte. E prima che la notizia circa l’ultima accusa diventasse ufficiale, il tycoon aveva parlato per l’ennesima volta di “caccia alle streghe” e di “persecuzione politica da Germania nazista o da ex Unione Sovietica”.
Le accuse rappresentano un momento straordinario nella storia degli Stati Uniti: Donald Trump, un ex presidente che si trova nel pieno della sua campagna elettorale per tornare alla Casa Bianca, è accusato di aver usato il suo potere per sovvertire la democrazia allo scopo di restare al suo posto, nonostante il voto espresso da piu’ di 150 milioni di americani.
Incriminato a New York per il caso Stormy Daniels, ma anche in Georgia e a Miami, infine per aver stuprato una giornalista, Donald Trump oggi è indagato dalle procure di tutto il Paese. Vediamo quali sono le inchieste principali.
Un’inchiesta a cui sta lavorando il dipartimento di Giustizia dell’amministrazione Biden è quella che vede il tycoon accusato di furto di documenti altamente top secret di proprietà del governo degli Stati Uniti, un caso scoppiato mediaticamente la scorsa estate.
Nella villa di Mar-a-Lago dell’ex presidente, dove l’FBI si introdusse con un blitz proprio la scorsa estate, vennero trovate oltre 200mila pagine di file contrassegnati dai più alti livelli di riservatezza dentro a una trentina di scatole portate via dagli agenti del Bureau. Tra i documenti fu ritrovato anche un rapporto militare sulla capacità nucleare di uno Stato straniero.
Il leader repubblicano fu quindi accusato di aver violato il Presidential Records Act: la legge che impone al capo di Stato e al suo vice di restituire tutta la documentazione al governo.È in questo scenario che, nell’autunno del 2022, scese in campo il procuratore speciale Jack Smith.
Trump non ha mai negato di essersi impadronito dei documenti; piuttosto, ha criticato il mandato di perquisizione dell’FBI, ritenuto “non necessario”. Smith invece, sta seguendo una pista più procedurale ma non meno rischiosa: dimostrare che Trump avrebbe chiesto ai suoi avvocati di mentire.
Fino a due anni fa che l’uscente capo della Casa Bianca sarebbe finito nei guai per il silenzio dell’attrice pornografica da lui ottenuto con il denaro non rientrava neppure nell’ordine delle possibilità. Eppure, il procuratore Alvin Bragg, democratico candidatosi con la promessa di portare The Donald alla sbarra, è riuscito a metterlo in difficoltà. L’accusa si è concentrata sul legame tra i 130mila dollari e la possibile violazione, nascosta, della legge sul finanziamento elettorale dello Stato di New York.
Questa omissione, apparentemente condotta consapevolmente, ha posto Trump in una posizione critica. Ma una svolta ancora più pesante si è registrata negli ultimi mesi grazie anche alla collaborazione dell’ex legale di Trump, Michael Cohen, protagonista indiscusso della vicenda. Cohen avrebbe ricevuto i soldi (280mila dollari versati a Stormy Daniels e alla modella Karen McDougal) sotto forma di onorario corrisposto come “spese legali”.
All’avvocato newyorkese era già stata inflitta una condanna nel 2018 per evasione fiscale e violazione della legge sui finanziamenti elettorali. La stessa accusa ora è rivolta all’ex presidente.
Dopo New York, Trump era finito anche nel mirino della giustizia della Georgia, lo stato meridionale degli Stati Uniti, perché è qui che si verificò la telefonata choc del presidente a Brad Raffensperger.
Al funzionario statale repubblicano – rieletto con grande successo l’anno scorso – venne chiesto il 2 gennaio 2021 di ribaltare i risultati delle elezioni presidenziali nel Peach State per assegnare la vittoria al candidato del Gop, trovando 11.780 voti per lui. Da qui le accuse di cospirazione ed estorsione per l’ex presidente.
A gennaio di quest’anno, dopo una lunga indagine a cura della procuratrice Fani Willis, il Gran giurì speciale – composto da 23 giurati – ha rilasciato un report finale sul caso, individuando le prove di falsa testimonianza. Tuttavia, nel frattempo sono state rese pubbliche altre due telefonate effettuate dall’ex presidente per influenzare l’esito elettorale.
Torniamo ora indietro di qualche anno, quando nel 2019 la reporter E. Jean Carroll pubblicò un libro intitolato “What Do We Need Men For?” (A cosa servono gli uomini?), in cui dichiarò che l’allora inquilino della Casa Bianca l’avrebbe stuprata nel 1996, dentro al camerino di un grande magazzino.
La confessione si è tramutata in denuncia nel 2022, quando la donna ha deciso di fare causa a Trump, data la recentissima legge introdotta nello Stato di New York che permette di denunciare violenze sessuali anche dopo diversi anni.
Inoltre, nella sua biografia, Carroll racconta come mai non abbia mai rivelato niente prima: “Ricevere minacce di morte, essere cacciata da casa mia, essere licenziata, essere trascinata nel fango e unirmi alle 15 donne che si sono fatte avanti con storie credibili su come l’uomo le ha afferrate, importunate, sminuite, maltrattate, molestate e aggredite, solo per vedere l’uomo che le rigirava, negava, minacciava e aggrediva, non mi è mai sembrato molto divertente. Inoltre, sono una codarda“, si legge nella sua biografia.
Nel frattempo, la reporter ha aggiunto un’altra accusa nei confronti di Trump, ora indagato anche per diffamazione, il quale ha reagito negli ultimi anni negando in ogni modo di conoscere l’autrice, liquidata come una “malata mentale” a cui “sarebbe piaciuto essere stata stuprata”.
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