Trump e la missione impossibile affidata a Keith Kellogg: risolvere la crisi tra Russia e Ucraina in 100 giorni

Il veterano della guerra del Vietnam non è ritenuto l’uomo adatto per una missione simile ed è visto da molti come un negoziatore senza reale influenza

La crisi tra Russia e Ucraina continua a rappresentare una delle sfide più complesse e urgenti per la sicurezza internazionale. In questo contesto, il presidente americano Donald Trump ha recentemente nominato Keith Kellogg come inviato speciale per l’Ucraina, con l’ambizioso obiettivo di risolvere la crisi in un tempo record di cento giorni. Tuttavia, analizzando le circostanze e le caratteristiche di questa nomina, emergono dubbi sostanziali sulla fattibilità di tale missione.

Il profilo di Keith Kellogg

Keith Kellogg, veterano decorato della guerra del Vietnam ed ex consigliere per la sicurezza nazionale durante la prima amministrazione Trump, è visto da molti come un negoziatore senza reale influenza sulla Casa Bianca.

Keith Kellogg
Keith Kellogg | EPA/SARAH SILBIGER / POOL – Newsby.it

Secondo le testimonianze di chi ha lavorato con lui, Kellogg non sembra avere la capacità di esercitare un’influenza politica significativa e non ha mai proposto idee che si discostassero dalle linee guida stabilite da Trump. “È uno che non offre mai la sua opinione a meno che non gliela chieda”, ha dichiarato John Bolton, ex consigliere per la sicurezza nazionale, evidenziando la percezione secondo cui Kellogg è più un esecutore che un innovatore diplomatico.

La reazione russa

A Mosca, la figura di Kellogg è stata derisa, considerandolo un “relitto della guerra fredda”. Questo mette in evidenza come le sue credenziali e la sua reputazione non siano sufficienti a guadagnare rispetto o attenzione nel contesto attuale. La risposta di Putin, che ha parlato di una pace a lungo termine che rispetti gli interessi legittimi di tutte le parti coinvolte, suggerisce che la Russia non è disposta ad accettare soluzioni rapide e superficiali, come potrebbe essere un accordo imposto da Kellogg.

Un passo simbolico

In effetti, la nomina di Kellogg sembra più un passo simbolico che un vero cambiamento nella strategia americana in relazione alla crisi. L’idea di una missione esplorativa a Kiev e in altre capitali europee è stata rapidamente cancellata, un segnale che sottolinea la mancanza di una strategia chiara e coordinata.

È chiaro che il vero obiettivo di Kellogg è quello di fungere da intermediario per i futuri negoziati tra Trump e Putin, piuttosto che cercare di mediare direttamente con Kiev.

Critiche al piano di pace

Il piano di pace co-firmato da Kellogg, pubblicato dall’America First Policy Institute, ha suscitato critiche per la sua impronta poco pratica. Questo piano propone il congelamento dell’ammissione dell’Ucraina nella NATO e la sospensione delle sanzioni in cambio di un accordo di pace. Tali proposte non solo sono state derise dai media russi, ma hanno anche suscitato scetticismo tra gli alleati occidentali, che vedono in esse una forma di capitolazione alle richieste di Mosca. La posizione di Kellogg, quindi, non è solo difficile da sostenere, ma potrebbe anche compromettere la già fragile situazione geopolitica.

La mancanza di esperienza diplomatica di Keith Kellogg

Inoltre, la mancanza di esperienza diplomatica diretta di Kellogg sull’Ucraina solleva interrogativi sulla sua capacità di affrontare una situazione così delicata. Il suo background militare e la sua lealtà a Trump non sembrano essere sufficienti per affrontare le complessità di una crisi che richiede competenze diplomatiche raffinate e una comprensione profonda delle dinamiche regionali.

Il contesto familiare di Kellogg aggiunge un ulteriore strato di complessità alla sua missione. Sua figlia, Meaghan Mobbs, è un ex militare e attualmente presiede una ONG che invia aiuti umanitari in Ucraina. Mentre la sua attività può essere vista come un tentativo di contribuire positivamente alla crisi, le sue connessioni con Kellogg potrebbero sollevare interrogativi sulla neutralità e sull’oggettività della sua posizione.

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