È durato appena 20 minuti l’arresto dell’ex presidente Usa Donald Trump nel carcere della Contea di Fulton, Atlanta, prima di essere rilasciato su cauzione. Il tycoon è accusato, insieme a 18 coimputati, di aver tentato di ribaltare l’esito del voto in Georgia nel 2020. Per l’ex inquilino della Casa Bianca si tratta della quarta incriminazione collezionata nel giro di cinque mesi.
Stavolta però a fare la differenza c’è la foto segnaletica di Trump diffusa dalle autorità della Contea. È la prima volta in assoluto per un ex presidente americano. E come ampiamente annuciato, Trump non ha perso tempo a sfruttare lo scatto a proprio vantaggio.
Subito dopo il rilascio, sul suo profilo X, seguito da 88 milioni di seguaci, è comparsa la foto accompagnata dal titolo eloquente “Interferenze elettorali. Mai arrendersi”.
Stesso concetto ribadito ai giornalisti, prima di salire sull’aereo privato che lo ha riportato nel suo golf club di Bedminster, nel New Jersey. “Non ho fatto nulla di sbagliato. È un giorno molto triste per l’America. Quello che è accaduto è una parodia della giustizia, un’interferenza elettorale. Non abbiamo mai visto nulla del genere in questo Paese”.
Ieri sera, come da copione, l’ex presidente Usa si è consegnato nel famigerato super carcere di Fultun e, dopo la lettura dei 13 capi di imputazione – tra cui associazione a delinquere e violazione della legge anti racket – si è fatto immortalare nella storica foto segnaletica, con espressione truce e accigliata, accompagnata dalla schedatura con il numero P01135809 e i connotati fisici: “Maschio bianco, alto 1,92 cm per 97 chili, capelli biondi o fragola, occhi blu”.
Nessuno sconto, nessun trattamento speciale, come aveva promesso lo sceriffo, ma la prassi riservata a tutti i criminali comuni. Stesso trattamento ieri era toccato a uno dei coimputati nel processo, l’ex capo dello staff id Trump Mark Meadows.
Il 5 settembre Trump dovrà ripresentarsi all’udienza per dichiararsi colpevole o innocente rispetto alle accuse formulate da Fani Willis, già bollata come “spregevole procuratrice della sinistra radicale”.
Il 23 ottobre invece inizierà il primo processo a uno dei 18 imputati incriminati insieme a Trump. Il giudice della Contea di Fulton Scott McAfee ha infatti accolto la richiesta di un dibattimento rapido avanzata da Kenneth Chesebro, uno degli avvocati accusati di aver orchestrato il piano per sovvertire il voto in Georgia.
È prevedibile che anche questa quarta incriminazione non scalfirà i consensi dell’ex inquilino della Casa Bianca che aspira a un secondo mandato, da mesi in netto vantaggio sui rivali repubblicani.
Finora i guai giudiziari del tycoon hanno agito da catalizzatore galvanizzando l’elettorato conservatore: “A ogni incriminazione salgo nei sondaggi”, ha detto non a caso qualche settimana fa lo stesso Trump.
La foto segnaletica col timbro dello sceriffo è già diventata un’icona del suo presunto martirio politico-giudiziario e l’emblema di quella che i sostenitori considerano una “persecuzione”. E dopo la diffusione sui social, il santino di Trump è già finito sui gadget della campagna elettorale, dalle magliette alle tazze.
Di certo la prima foto segnaletica di un presidente degli Stati Uniti passerà alla storia. E c’è da attendersi che finirà nell’olimpo accanto a personaggi famigerati del calibro di Al Capone e Pablo Escobar, attivisti come Martin Luther King e Rosa Parks e star americane finite nei guai, da Elvis Presley a Jane Fonda fino a Jimi Hendrix.
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