Quelle di Tokyo 2020 passeranno forse alla storia come le Olimpiadi degli ‘scandali’. L’ultimo è quello che riguarda Kentaro Kobayashi, direttore artistico della cerimonia d’apertura delle Olimpiadi, licenziato alla vigilia dell’evento. Il motivo? “Abbiamo appreso – ha detto la presidente del Comitato organizzatore, Seiko Hashimoto – che in una performance artistica passata ha usato un linguaggio irrispettoso su un tragico fatto storico”.
Il ‘fattaccio’ risale al 1998. Durante uno spettacolo comico, Kobayashi ha infatti pronunciato una battuta infelice sull’Olocausto, riemersa oggi dagli archivi televisivi. “Let’s play Holocaust”, le parole incriminate. Tradotto: “Giochiamo all’Olocausto”. Ma il direttore artistico della cerimonia d’apertura dei Giochi non è l’unico finito al centro della bufera a Tokyo 2020.
Tokyo 2020, le accuse di bullismo e sessismo
Prima di lui, sempre questa settimana, gli organizzatori hanno costretto il compositore Keigo Oyamada a rassegnare le dimissioni. Le sue musiche non faranno dunque parte della colonna sonora della cerimonia di domani. All’origine di tutto c’è un’intervista, rilasciata da Oyamada a un magazine, in cui il compositore ha ammesso di essere stato un bullo con i suoi compagni quando andava a scuola.
Ma non finisce qui. A febbraio, infatti, si era dimesso il presidente del Comitato organizzatore di Tokyo 2020, Yoshiro Mori, accusato di sessismo. A scatenare il caos erano state alcune sue dichiarazioni in risposta alla proposta del Ministero dell’Istruzione nipponico di estendere le nomine nel Consiglio dei Giochi a più donne. “Le riunioni a cui partecipano troppe donne – aveva detto Mori – in genere vanno avanti più del necessario”.
Niente ‘festa’ per l’imperatore Naruhito
Come se non bastasse, la cerimonia d’apertura dei XXXII Giochi olimpici desta preoccupazione e scetticismo. Soprattutto da parte dell’imperatore Naruhito, a cui spetterà il compito di proclamare solennemente l’apertura delle Olimpiadi. Che, secondo la Carta olimpica, prevede un vocabolario di formule ben precise, utilizzate in tutte le edizioni precedenti.
Secondo fonti governative citate dai media giapponesi, però, la situazione è un po’ più complessa. La Carta prevede infatti l’utilizzo del termine ‘celebrare’, che gli organizzatori sono ben lungi dall’utilizzare. Così come lo stesso Naruhito, il quale si è rifiutato di pronunciare la parola ‘festa’ nel discorso inaugurale. L’ennesima conferma della non volontà di far svolgere la manifestazione in piena pandemia di Covid-19.
Lo scetticismo della famiglia imperiale
E si tratta anche dell’ennesima conferma – riporta l’Associated Press – delle pressioni che il Comitato olimpico internazionale sta esercitando sul Giappone per evitare un ulteriore rinvio di Tokyo 2020 o addirittura la sua cancellazione, come invece suggerito dai medici. Il mancato svolgimento comporterebbe una perdita stimata fra i tre e i quattro miliardi di dollari di diritti televisivi.
Proprio per i problemi legati alla situazione sanitaria, inoltre, l’imperatrice Masako non prenderà parte alla cerimonia inaugurale di domani. Allo stesso modo, nessun membro della famiglia imperiale assisterà ad altri eventi a cinque cerchi dopo la decisione, senza precedenti, di vietare la presenza del pubblico alle Olimpiadi.
Tokyo 2020, lo scandalo corruzione
I primi scandali attorno a Tokyo 2020 hanno però radici profonde nel tempo e risalgono addirittura all’assegnazione nel 2013. Gli investigatori francesi stanno infatti indagando su un presunto giro di corruzione e di tangenti pagate ai membri del Comitato olimpico internazionale per influenzare il voto in favore della capitale del Sol Levante. La vicenda due anni fa aveva portato alle dimissioni di Tsunekazu Takeda, ex presidente del Comitato organizzatore giapponese e già membro di quello internazionale.