Dopo la rottura fra Neil Young e Spotify, partita dalla polemica sulla presenza, all’interno della piattaforma di streaming musicale, dei controversi podcast di Joe Rogan (fermo oppositore dei vaccini anti Covid), un’altra artista di livello internazionale ha deciso di unirsi al braccio di ferro contro l’azienda fondata da Daniel Ek: si tratta di Joni Mitchell, cantautrice resa celebre da album come Blue e canzoni come Big Yellow Taxi.
Mitchell, ora 78enne, ha sposato la causa di Young, che pochi giorni fa aveva scritto, in una lettera aperta, “potete avere Young o Rogan, non tutti e due”, prima che i vertici di Spotify accogliessero la richiesta di rimuovere dalla piattaforma il suo intero catalogo. In particolare, l’artista (che di Young è amica da tempo immemore e che, come lui, è sopravvissuta da piccola alla poliomelite, prima che fosse scoperto il vaccino) ha minacciato di far rimuovere anche il proprio catalogo. Lo farà se l’azienda “non prenderà posizione contro la disinformazione di massa che si sta facendo sempre più largo sulla piattaforma”.
Nella sua dichiarazione, Joni Mitchell non fa mai il nome di Joe Rogan, ma il riferimento è chiaro. Così come è chiaro che il mondo della musica rischi una spaccatura potenzialmente controproducente a livello di ricavi, per posizioni a favore o contrarie al vaccino. Torniamo a Young, ad esempio: nonostante la presenza su altre piattaforme musicali (come Amazon Music o Apple Music), l’artista nativo di Toronto rischia di perdere cifre enormi dalle royalties che non entreranno a causa dell’addio a Spotify.
Quel che è certo è che, comunque, il fronte dei musicisti a favore del vaccino non è compatto, anzi. Un esempio che sta facendo rumore a livello internazionale, infatti, è quello di Kid Rock, al secolo Robert James Ritchie, cantautore noto per le sue posizioni conservatrici. In un video pubblicato sulla sua pagina Facebook, Kid Rock ha infatti spiegato che rifiuterà di esibirsi in luoghi in cui sarà nacessario mostrare la certificazione di avvenuta vaccinazione contro il Covid.
“Pensate che vada lì a cantare Don’t Tell Me How To Live (“Non dirmi come vivere”, ndr) mentre la gente ha in mano un c…o di certificato, indossando la mascherina? C…ate del genere non succederanno” ha chiosato l’artista, 51 anni compiuti lo scorso 17 gennaio.
Nella battaglia sul Covid, comunque, c’è anche chi ci scherza su con una buona dose di ironia, per cercare di evitare che il dibattito su Covid e vaccini vada ad appesantirsi ulteriormente. È il caso di James Blunt, cantautore britannico celebre soprattutto a inizio millennio per successi come You’re Beautiful e 1973.
Provando a smorzare un po’ i toni della discussione, Blunt (che dopo il successo di Back To Bedlam e All The Lost Souls ha pubblicato altri quattro album fra il 2010 e il 2019, pur non replicando lo stesso successo degli esordi), ha scritto su Twitter: “Se Spotify non rimuove immediatamente Joe Rogan, pubblicherò nuova musica sulla piattaforma”, aggiungendo poi l’hashtag #youwerebeautiful, con riferimento autoironico al suo successo del 2004.
Inevitabilmente, c’è anche chi, tra gli artisti italiani, è intervenuto per dire la sua sulle polemiche riguardanti la presenza del podcast di Joe Rogan, o di trasmissioni audio simili, su Spotify. Sui social è infatti intervenuto Jovanotti, che ha scritto: “È importante sapere che non può esistere neutralità quando sei una piattaforma globale che utilizza algoritmi e compone una homepage, percorsi guidati e playlist“.
Per l’artista 55enne l’unico modo per superare il braccio di ferro è legato all’educazione dell’utente stesso, che nello scegliere cosa ascoltare deve “usare la testa e farlo con il cuore. Studiare, ascoltare, immaginare, leggere, sentire. Non vedo altra prospettiva sana e percorribile nel mondo connesso globale social web digital algoritmico free noquesto e noquestaltro“.
Jovanotti, poi, ha detto che non cancellerebbe il podcast di Joe Rogan: “Ha delle puntate strepitose (quella con Tarantino, Dave Chapelle, Oliver Stone, Michael Pollan e altre) ed altre noiosissime. Neil Young è un artista enorme. Spotify è un editore di contenuti. La scelta resta di chi ascolta e usa la testa“.
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