Nel 2018, quando fu costretto dalle piazze alle dimissioni, sembrava politicamente morto. A distanza di cinque anni, l’ex premier socialdemocratico Robert Fico è risorto dalle proprie ceneri. Il candidato filo-russo e populista di Smer-Sd ha prevalso alle elezioni legislative anticipate in Slovacchia battendo il favorito, europeista e progressista, Michal Simecka.
Un esito che potrà avere conseguenze ben al d là dei confini nazionali della Slovacchia, membro dell’Unione europea e della Nato. A cominciare dall’Ucraina. Lo stop alle armi a Kiev infatti è stato uno dei capisaldi della campagna elettorale dell’ex primo ministro slovacco.
Dopo lo spoglio dei voti nella notte che ha clamorosamente smentito i primi dati degli exit poll e confermato invece le previsioni della vigilia, Bratislava si è svegliata stamattina molto più vicina all’Ungheria sovranista di Viktor Orban che a Bruxelles.
L’assegnazione dell’incarico è stato preannunciato dalla presidente slovacca Zuzana Caputova dopo che i risultati delle elezioni di sabato hanno attribuito a Direzione-Socialdemocrazia (Smer–Sd) di Fico il 22,9% dei consensi e quindi 42 dei 150 seggi del parlamento monocamerale di Bratislava.
Il partito liberale filo-Ue Slovacchia progressista (Ps) di Simecka si è fermato al 18% (32 deputati) ma non ha perso le speranze di formare una coalizione con due dei sette partiti entrati in Parlamento.
Nel suo discorso della vittoria, l’ex primo ministro ha ripetuto il messaggio della campagna elettorale: la Slovacchia “ha problemi maggiori che non l’Ucraina”, dal caro vita all’impennata dei prezzi dell’energia. Quindi Bratislava “aiuterà Kiev a livello umanitario e con la ricostruzione, ma non con gli armamenti”. Piuttosto il suo governo farà “tutto il possibile per avviare i negoziati di pace” con la Russia.
Del resto già in campagna elettorale, senza nascondere le proprie simpatie per il presidente russo Vladimir Putin, il 59enne aveva sostenuto apertamente l’invasione dell’Ucraina “fascista” e “nazista” e promesso, oltreché di fermare gli aiuti militari a Kiev, anche di impedirne l’adesione alla Nato. “Significherebbe l’inizio della Terza guerra mondiale”, ha spiegato in passato.
Insomma un’inversione a U per un Paese che condivide il confine orientale con l’Ucraina ed è stato uno dei suoi sostenitori più convinti sin dall’inizio del conflitto. La Slovacchia, 5,5 milioni di abitanti, ha inviato per prima missili di difesa aerea, ha donato metà dei propri jet da combattimento MiG oltre a dozzine di carri armati. Nel complesso il Paese è stato il quinto maggior donatore in Europa in proporzione alle dimensioni della propria economia. Bratislava inoltre ha aperto i confini ai rifugiati ucraini ed è stato un hub logistico chiave per la Nato.
Il cambio di passo nella politica estera pone interrogativi tra gli alleati occidentali sulla condivisione dell’intelligence “senza il rischio di fughe di informazioni riservate”, nota Wojciech Przybylski , analisti politico del think tank Visegrad Insight, ascoltato da al Jazeera.
Anche se Fico oggi ha assicurato che “la politica estera slovacca non cambierà”, gli analisti prevedono invece una svolta radicale che avvicinerà il Paese a Budapest, altro membro Ue che coltiva una stretta relazione con Mosca e si oppone all’invio di armi a Kiev.
Non a caso il primo ministro ungherese Orban ha subito esultato su X: “Indovina chi è tornato! Congratulazioni a Robert Fico per la sua indiscutibile vittoria alle elezioni parlamentari slovacche. È sempre bello lavorare insieme a un patriota. Non vedo l’ora!”.
Fico ha subito chiarito che essere membro dell’Unione europea “non significa che non posso criticare le cose dell’Ue che non mi piacciono”. Quindi ha assicurato che se necessario userà “anche la forza per proteggere il nostro Paese dai migranti” e ha annunciato che riprenderanno i controlli lungo gli oltre 650 chilometri di confini con l’Ungheria. “Non sarà una bella immagine”, ha detto.
Oggi il leader populita ha ricevuto l’incarico a formare il governo. Ora iniziano i negoziati per mettere assieme una coalizione. Come ha lasciato intendere, gli interlocutori su cui punterà Smer dovrebbero essere il Partito nazionale slovacco (SnS, 5,6% e 10 seggi), formazione di destra nazionalista e populista con cui ha già governato due volte, e il Partito Voce-Socialdemocrazia (Hlas-Sd, 14,7% e 27 seggi) del suo arci rivale Peter Pellegrini, pacifista sull’Ucraina ma filo-europeo, che però ha fatto sapere di non avere preferenze su alcuna coalizione.
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