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Siria, il regime di Assad è terminato. Ora potrebbe tornare l’Isis?

Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha definito questo evento come una “opportunità storica” per il popolo siriano, che ha sofferto per anni a causa della guerra e della repressione

La caduta del regime di Bashar Assad in Siria rappresenta un momento cruciale nella storia del paese e dell’intera regione. Con l’ingresso delle forze dell’opposizione a Damasco e il conseguente crollo di un regime che ha dominato la Siria per oltre un decennio, si apre un nuovo capitolo che potrebbe portare a opportunità di cambiamento, ma anche a significativi rischi. Tra le preoccupazioni principali vi è la possibilità che l’Isis possa riemergere nel vuoto di potere creato dalla caduta di Assad.

L’opinione degli Stati Uniti su quanto avvenuto in Siria

Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha definito questo evento come una “opportunità storica” per il popolo siriano, che ha sofferto per anni a causa della guerra e della repressione. Durante una conferenza stampa alla Casa Bianca, Biden ha sottolineato l’impegno degli Stati Uniti a lavorare con i partner regionali e a garantire che il ritorno dell’Isis non avvenga. “Non permetteremo che ciò accada”, ha affermato, evidenziando l’importanza della stabilità nella regione e il sostegno a gruppi siriani per facilitare una transizione verso una Siria libera e sovrana.

La minaccia dell’Isis

Tuttavia, la situazione rimane complessa. L’Isis, che in passato ha sfruttato vuoti di potere in vari paesi del Medio Oriente, potrebbe tentare di riprendere il controllo in una Siria destabilizzata. L’amministrazione Biden è ben consapevole di questo rischio e ha già condotto attacchi aerei di precisione contro obiettivi dell’Isis in Siria, cercando di prevenire una sua rinascita. La caduta di Assad potrebbe creare un terreno fertile per gruppi estremisti, che potrebbero tentare di approfittare della confusione e dell’instabilità.

La reazione della comunità internazionale

Intanto, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si è riunito d’urgenza su richiesta della Russia, per discutere le conseguenze della caduta di Assad. La Russia, alleata di lunga data del regime siriano, è preoccupata per le implicazioni di questo cambiamento di potere e per la stabilità della regione. Il vice rappresentante della Russia presso le Nazioni Unite, Dmitri Polianski, ha sottolineato che l’analisi della situazione è ancora in fase preliminare e che le conseguenze per il paese e per l’intera area non sono state completamente valutate.

Anche la Cina ha espresso la necessità di una soluzione politica per ripristinare la stabilità in Siria. La portavoce del ministero degli Esteri cinese ha dichiarato che tutte le parti coinvolte devono agire nell’interesse del popolo siriano e che è fondamentale trovare una soluzione politica quanto prima. Questo riflette l’ampio consenso internazionale sulla necessità di stabilizzare la Siria dopo anni di conflitto.

L’evoluzione della situazione sul campo

Nel frattempo, la situazione sul terreno è in continua evoluzione. Le forze di terra israeliane hanno recentemente superato la zona demilitarizzata al confine tra Israele e Siria, segnando un’importante escalation delle operazioni militari nella regione. Le forze israeliane hanno preso il controllo di località strategiche, come la cima del monte Hermon, un’area di fondamentale importanza per il controllo della regione. Questo movimento è avvenuto in un contesto di crescente preoccupazione per la sicurezza, poiché i gruppi ribelli tentano di consolidare il loro potere in Siria.

Foto del 2023 in cui Bashar Al Assad arriva ad Abu Dhabi | EPA/UAE PRESIDENTIAL COURT HANDOUT HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES – Newsby.it

Israele ha seguito con attenzione gli sviluppi in Siria, preoccupato che le armi e le risorse militari del regime di Assad possano cadere nelle mani di gruppi ribelli, compresi quelli legati all’Isis o ad altri gruppi estremisti. Le operazioni aeree israeliane hanno mirato a distruggere queste risorse prima che possano costituire una minaccia diretta per la sicurezza israeliana. Il tenente generale Herzi Halevi, capo di stato maggiore militare israeliano, ha confermato che le forze israeliane sono state schierate in territorio siriano, un fatto che segna un’importante novità nel panorama geopolitico della regione.

Un futuro incerto per la Siria

La caduta del regime di Assad, quindi, segna un punto di svolta in Siria, portando speranza per un futuro migliore per il popolo siriano, ma anche paura per la possibilità di una rinascita dell’Isis e di un ulteriore deterioramento della situazione di sicurezza. Le dinamiche regionali sono complesse e interconnesse, e le potenze mondiali stanno monitorando attentamente la situazione, consapevoli che ogni mossa potrebbe avere ripercussioni significative. La Siria rimane un campo di battaglia non solo per le forze locali, ma anche per le influenze globali, e le scelte fatte ora potrebbero plasmare il futuro della regione per anni a venire.

Redazione

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