La Cina torna a tremare per il Covid, con un’emergenza contagi mai così alta sin dalla primissima che colpì il Paese asiatico a cavallo tra il 2019 e il 2020. L’apprensione è tale che a Shanghai si è deciso di prendere provvedimenti drastici, che addirittura hanno generato lo sgomento nella comunità internazionale. In città, infatti, le famiglie vengono brutalmente separate se presentano contagi. E questo include anche bambini di meno di 7 anni d’età.
Shanghai è oggi la più grande città e principale centro finanziario della Cina, ma anche un luogo sottoposto a uno strettissimo lockdown. I cittadini costretti a isolamento causa Covid si aggirano intorno all’incredibile numero di 25 milioni. Ciò equivale a quelli di Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Liguria messi insieme. Le cifre sono così alte anche perché il provvedimento include chiunque sia risultato positivo, anche se è asintomatico o ha una infezione di lieve entità. Ciò che lascia a bocca aperta, però, sono le modalità con cui tale norma si applica sui più piccoli.
Come detto, in una Cina nuovamente terrorizzata dal Covid, non valgono “contatti stretti” o “affini”. Chi contrae il virus, deve fisicamente trovarsi lontano da chiunque possa infettare. Non contano età, condizioni fisiche o psicologiche, situazioni personali. E non conta essere bambini che magari non hanno ancora mai vissuto il trauma della separazione dei genitori. Sul punto Wu Qianyu, un funzionario della Shanghai Municipal Health Commission, ha parlato chiaro.
“Se a risultare positivo al Covid è un bambino di meno di sette anni, riceverà le cure insieme ai suoi coetanei in un centro sanitario pubblico. Riguardo i bambini più grandi o gli adolescenti, invece, l’isolamento per loro avviene più spesso in luoghi centralizzati. Qui trascorreranno la quarantena“, ha illustrato l’ufficiale di Shanghai. Un dramma nel dramma, insomma. Perché questi bambini, oltre a combattere la malattia, devono affrontare anche la distanza da casa e dalle persone che amano.
L’iniziativa della città di Shanghai, su cui si è ampiamente soffermato il quotidiano britannico ‘Daily Mail’ ha scatenato la rabbia inevitabile quanto giustificata dei genitori. Tante le proteste di mamme e papà che non possono vedere i figli malati di Covid. E spesso nemmeno sono al corrente del loro livello di guarigione. “Non ci è consentito accompagnarli, non ci danno nemmeno una foto. Mia figlia è in un punto designato della città, ma non ho idea di come stia“, si è lamentata Esther Zhao, 26enne madre di una bimba di appena due anni. Entrambe erano risultate positive, ma secondo il racconto della donna sono state divise.
La situazione appare talmente inumana che ben 30 Paesi del mondo hanno incaricato i propri diplomatici di intervenire. La lettera, inviata al ministero degli Esteri della Cina, presenta una richiesta molto chiara: “Non si separino in nessun caso genitori e figli a Shanghai“. A confermare il tutto ci sono il consolato francese e l’ambasciata britannica. Da parte del ministero, per ora, nessuna risposta. Che è arrivata invece da parte del solito Wu Qianyu: “Abbiamo chiarito che i bambini possono vivere nello stesso luogo dei genitori, se anche questi ultimi sono positivi“. La testimonianza di Esther, però, suggerisce l’opposto.
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