Una condanna a tre anni di carcere (due con la condizionale) per corruzione e traffico di influenze. Questa la sentenza a carico di Nicolas Sarkozy, ex presidente della Francia, finito al centro di uno scandalo di intercettazioni insieme a un avvocato e un giudice. Secondo l’accusa aveva ottenuto da un magistrato informazioni su un altro processo a suo carico, in cambio di un posto di rilievo alla Corte di revisione giudiziaria a Monaco.
Gli altri imputati nel processo delle intercettazioni in Francia
Oltre a Sarkozy, i pubblici ministeri avevano chiesto una condanna a quattro anni di reclusione, di cui due con la condizionale, anche per il suo avvocato Thierry Herzog e il magistrato Gilbert Azibert. L’ex presidente, secondo l’accusa, avrebbe ottenuto nel 2014 informazioni utili in un processo in cui era a sua volta coinvolto. Giudice, in quella circostanza, era proprio Azibert.
Nicolas Sarkozy avrebbe ottenuto da Azibert tali notizie promettendogli un’importante svolta alla sua carriera. Un nuovo lavoro, come detto, alla Corte di revisione giudiziaria a Monaco. Per l’avvocato Herzog, che avrebbe fatto da tramite, l’accusa ha chiesto che la pena venga combinata con cinque anni di interdizione dalla professione.
Sarkozy, l’accusa all’accusa: “Tentativo di prendersi una rivalsa”
“Come tutte le persone nel nostro Paese, un ex capo di Stato ha diritti che devono essere rispettati – aveva spiegato il procuratore in occasione della richiesta di condanna ai danni di Sarkozy –. Ma ha anche il dovere imperativo di rispettare egli stesso la legge. Perché proprio questo è ciò che uno stato di diritto prevede“.
Sarkozy ha anche affermato che tale sentenza rappresenta un tentativo dell’accusa di prendersi “una rivalsa” nei suoi confronti rispetto alle attività svolte da presidente della Francia. A tali affermazioni ha risposto il procuratore in persona, affermando e garantendo che il cosiddetto processo delle intercettazioni “non è una vendetta“.