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La Russia valuta la revoca del bando sui test nucleari

Vladimir Putin chiede, la Duma esegue. È bastato che il capo del Cremlino lanciasse l’idea al Forum del Valdai Club e nel giro di poche ore il presidente della Camera bassa del Parlamento russo, Vyacheslav Volodin, ha annunciato l’avvio di una discussione sulla revoca della ratifica del Trattato per il bando totale dei test nucleari (Ctbt), “in linea con gli interessi nazionali della Russia”. Sarà “una risposta agli Stati Uniti che non hanno ancora ratificato il trattato”.

Ieri da Sochi il presidente ha ipotizzato un passo indietro di Mosca sul trattato varato nel 1996 ma non ancora entrato in vigore, perché oltre 40 Paesi non lo hanno ancora ratificato o firmato. “Sarebbe positivo poter sperimentare il funzionamento di questi sistemi ma armati con una testata nucleare”, ha detto dal forum di politica estera che dal 2004 si riunisce nella città sulle rive del Mar Nero. “Ma spetta alla Duma decidere”. L’ultimo test nucleare condotto della Russia risale al 1990, un anno prima della fine dell’Unione sovietica.

Il trattato per il bando totale dei test nucleari

Varato 27 anni dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite “per un mondo privo di esplosioni nucleari”, il Ctbt prevede la messa al bando totale dei test nucleari, a uso civile o militare, in atmosfera, mare, spazio e sottoterra, a tempo indefinito.

Firmato da 187 Paesi (su 196), ultimo dei quali in ordine di tempo la Somalia, il trattato è stato ratificato da 178. Tra i Paesi che mancano all’appello figurano anche potenze che dispongono di reattori nucleari o sperimentali: oltre agli Usa, Israele, Egitto, Iran e Cina. India, Corea del Nord e Pakistan invece non lo hanno neanche firmato.

Il Trattato prevede anche un sistema di monitoraggio composto da 300 stazioni dislocate in tutto il mondo. La Commissione preparatoria per il bando istituita nel 1996, con sede a Vienna, continua a operare ad interim per sviluppare il regime di verifica del trattato in vista della sua entrata in vigore.

Testato con successo missile nucleare Burevestnik

Da Sochi, Putin ha confermato che Mosca ha testato “con successo” il super missile da crociera a propulsione nucleare Burevestnik, dopo le indiscrezioni emerse gironi fa sulla stampa internazionale. Il razzo, noto anche come Skyfall, grazie all’utilizzo di un reattore nucleare in miniatura, in teoria può avere una capacità di volo illimitata e una gittata potenziale di migliaia di chilometri.

Il missile può essere equipaggiato con una testata nucleare, una caratteristica che, unita alla capacità di volo, lo renderebbe almeno sulla carta un’arma estremamente temibile. Lo sviluppo del vettore ha registrato una battuta d’arresto nel 2019, quando un test è finito con un incidente nella zona di Arkangelsk, causando tra l’altro l’emissione di materiale radioattivo.

Missile russo | Foto EPA/RUSSIAN DEFENCE MINISTRY PRESS SERVICE – Newsby.it

Putin: “Armi nucleari in caso di attacco e minaccia”

Putin ha ricordato che la dottrina militare di Mosca prevede l’uso di armi nucleari solo in due casi: un attacco in territorio russo e una minaccia all’esistenza del Paese. In caso di un’offensiva, il capo del Cremlino ha assicurato che la risposta sarebbe tale “che il nemico non avrebbe possibilità di sopravvivere”. Quindi “nessuna persona ragionevole penserebbe mai di usare armi atomiche contro la Russia”.

È stata la guerra in Ucraina il cuore dell’intervento di Putin, che ha riaffermato la propria visione delle relazioni internazionali: “Non è un conflitto territoriale. La Russia è il Paese più grande del mondo in termini di territorio e non abbiamo alcun interesse a conquistare ulteriori territori. La questione è molto più ampia e fondamentale, stiamo parlando dei princìpi su cui si baserà un nuovo ordine mondiale” che superano la visione “egemonica” e “arrogante” dell’Occidente.

Poi ha ribadito la tesi in voga al Cremlino.”Non abbiamo iniziato noi la cosiddetta guerra in Ucraina. Al contrario, cerchiamo di mettervi fine. Non abbiamo organizzato un colpo di Stato a Kiev“.

Quanto alla pace,sarà stabilita solo quando tutti si sentiranno al sicuro, comprenderanno che le loro opinioni sono rispettate e che c’è un equilibrio nel mondo, quando nessuno sarà in grado di costringere gli altri a vivere e comportarsi come piace all’egemone”.

Missile russo su un caffè a Kharkiv fa strage: 51 morti

Nelle stesse ore in cui esperti di politica internazionale e accademici erano riuniti a Sochi, sul campo si è consumato uno degli attacchi più sanguinosi dall’inizio del conflitto in Ucraina. Le forze di Mosca hanno colpito con un missile un caffè di villaggio di Hroza, nel distretto di Kharkiv. Sono 51 i morti accertati, compreso un bambino di 8 anni. Le vittime stavano partecipando a una veglia funebre per un soldato caduto in guerra. Nel raid hanno perso la vita anche la moglie, il figlio e la madre del militare.

Nell’attacco, secondo il ministro dell’Interno ucraino Ihor Klymenko, è stato usato un missile balistico ipersonico Iskander.Un crimine russo brutale: un attacco missilistico contro un normale negozio di alimentari, un attacco terroristico deliberato”, ha denunciato su Telegram il presidente ucraino Volodymyr Zelensky mentre si trovava a Granada, in Spagna, per partecipare al vertice informale dei capi di Stato e di governo dell’Union europea.

Dopo la strage di Hroza, oggi le forze russe hanno colpito il centro della città di Kharkiv. Un missile ha distrutto un edificio uccidendo un bambino di 10 anni e la nonna. I corpi, intrappolati sotto le macerie, sono stati estratti dai soccorritori. Almeno 25 i civili rimasti feriti.

Il capo dell’amministrazione militare dell’oblast di Kharkiv, Oleh Syniehubov Terekhov, ha riferito che l’intera città è sotto attacco e ha invitato i residenti della regione a rimanere nei rifugi.

Federica Giovannetti

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